Start up, “i tempi della burocrazia italiana non sono ragionevoli per chi fa innovazione”

La burocrazia italiana mortifica i tempi di chi fa innovazione e ricerca. E’ un refrain costante. Al coro di ricercatori e startupper che vedono nei meandri della burocrazia italica un ostacolo, si aggiunge anche la voce di Simona Rombo, docente a Unipa e co founder di Kazaam Lab. Rombo, considerata una delle ricercatrici più influenti del panorama dell’innovazione in Italia, sostiene che la burocrazia funziona a due velocità: da un lato i progetti e i bandi europei, abbastanza rapidi nel dare risposte, dall’altro il mondo italiano, farraginoso e lento: sino a due anni di attesa per dare il via a un progetto innovativo, praticamente una zavorra.

“Ho potuto toccare con mano questo mondo sia in ambito universitario che con la start up. Quando siamo partiti con Kazaam Lab abbiamo avuto a che fare con un ente dell’Unione Europea, il cui compito è finanziare start up in ambito medicale: quello è stato un processo molto veloce e dinamico, abbiamo avuto il finanziamento e siamo potuti partire. In Italia la situazione non è così: mi sono trovata a fare domande per accedere ai finanziamenti pubblici, anche tramite le università, ma in quei casi passano mesi se non addirittura anche anni”.

Europa e Italia, due velocità per le start up

Nel frattempo, in attesa che la burocrazia si sblocchi, la ricerca deve continuare: “sul progetto che avevo sottomesso due anni fa, presentando una domanda – spiega la docente – ovviamente ho continuato a lavorare. Quindi si è evoluto, per cui anche se dovesse arrivare quel finanziamento, stiamo parlando ormai di un’altra cosa. Perché due anni, da questo punto di vista, sono dei tempi non ragionevoli. Dal punto di vista proprio dei finanziamenti agli enti pubblici e alle start up, quindi alle piccole e medie imprese, si applicano tempi che non sono ragionevoli: non è credibile che si faccia una domanda e si abbiano queste risposte così lontano nel tempo. Questa cosa invece con i progetti europei non succede. La nostra esperienza è stata diretta: in pochissimo tempo abbiamo avuto la risposta e il finanziamento. Lo abbiamo utilizzato, abbiamo potuto fare dei contratti e implementare una parte del nostro prodotto. Le tempistiche (della burocrazia) a mio avviso, per quella che è stata la mia esperienza, non sono sicuramente adeguate.

Un altro aspetto cruciale per chi fa innovazione è la tempistica relativa ai brevetti. Ma bisogna fare un po’ di chiarezza.  “Prima di tutto – spiega Rombo – si deve stabilire che quell’idea sia effettivamente dimostrabile, che quell’idea non può essere in qualche modo dedotta da altre invenzioni già esistenti. Quindi una buona analisi di anteriorità è fondamentale per poter arrivare a brevettare un prodotto. Si deve riuscire a dimostrare che non ci sono altri brevetti simili o che modificando leggermente qualcosa di esistente si arrivi a una soluzione diversa”

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