Progetti

MeGo.Tickets: blockchain e ticketing, un binomio vincente

MeGo.Tickets è uno dei progetti presentati durante la prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della Strategia regionale S3 “Smart cities & communities”. Si tratta di una soluzione di ticketing multi-rete che integra sistemi di pagamento fiat e crypto, permettendo una gestione semplice e veloce degli eventi attraverso NFT. Questa piattaforma elimina le barriere per gli utenti web2 grazie al "MeGo Wallet", offrendo un'esperienza senza frizioni anche per chi non è familiare con blockchain e wallet. Gli NFT ticket offrono vantaggi significativi rispetto ai biglietti tradizionali, come autenticità on-chain, esperienze aggiuntive, collezionabili digitali e programmazione delle regole di trasferimento. Questi ticket mantengono valore e utilità anche fuori dal contesto dell'evento, fungendo da badge digitali per fidelizzazione e partecipazione a community. MeGo.Tickets semplifica l'interfaccia utente, rendendo accessibile l'uso degli NFT anche ai non esperti, riducendo l'impatto ambientale rispetto ai sistemi tradizionali e offrendo una gestione innovativa degli eventi per gli organizzatori. Ne abbiamo parlato con il fondatore di Yomi e ideatore di MeGo.Tickets Roberto Diano che ci ha raccontato il suo progetto: "Lavoro nel settore informatico da circa 25 anni", spiega. Dopo essersi specializzato in server e sicurezza e tutto quello che riguarda la preservazione e conservazione dei dati per le aziende, nel 2014 si imbatte nel bitcoin. Inizialmente scettico sulla speculazione, si appassiona alla tecnologia blockchain. Nel 2016, fonda la sua prima mining farm, la seconda in Sicilia. L'anno successivo lancia “Scripta”, la prima blockchain italiana, tuttora attiva. Nel 2022, decide di costituire una start-up innovativa per espandere il loro lavoro all'estero. "Il 90% dei nostri clienti erano stranieri," aggiunge. Da questa esigenza è nato MeGo, un ecosistema di identità digitale interamente basato sulla blockchain. La rivoluzione del ticketing con MeGo.Tickets MeGo.Tickets è un progetto che sfrutta la tecnologia degli NFT per rivoluzionare il mondo del ticketing. "Abbiamo deciso di iniziare creando dei ticket digitali”, racconta Diano. Gli utenti possono acquistare biglietti per eventi utilizzando criptovalute o moneta fiat. Questo sistema crea automaticamente un wallet per l'utente, anche per chi non ha familiarità con le criptomonete. "La nostra tecnologia multi-chain permette di utilizzare diverse blockchain per il servizio", continua. MeGo.Tickets offre vantaggi come autenticità, impossibilità di duplicazione e utilità estesa al di fuori degli eventi. "Abbiamo avuto l'idea di utilizzare l'identità digitale anche per i profani," afferma Diano. Questo ha permesso di ampliare l'uso degli NFT a un pubblico più vasto. Versatilità e innovazione: oltre il ticketing Il progetto MeGo non si limita al ticketing. "Abbiamo prodotto un chip che permette di rendere il wallet portatile," dice Diana. Questo chip può essere inserito in braccialetti, magliette o cappellini, permettendo l'interazione con negozi e community. "Immagina di entrare in un negozio, scannerizzare la maglietta e ottenere uno sconto automaticamente”. Questo sistema offre vantaggi sia per i commercianti che per i consumatori, migliorando la fidelizzazione e la sinergia tra aziende. "Stiamo collaborando anche con squadre di calcio e artisti," aggiunge. La tecnologia di MeGo permette la certificazione digitale di vinili, badge per musei e tessere associative. Diano conclude: "La nostra piattaforma è user-friendly, innovativa e aperta a molteplici utilizzi".

Alphafood, dal grillo alla tavola: la nuova frontiera dell’alimentazione sostenibile

Alphafood è uno dei progetti innovativi presentati nel corso della prima edizione del Premio Innovazione Sicilia, nell'ambito della Strategia regionale S3 "Agroalimentare", che si propone di allevare insetti, in particolare grilli, in modo ecologico e sostenibile per produrre farine e derivati, offrendo valide alternative alimentari proteiche e producendo ammendanti per contribuire alla salvaguardia delle coltivazioni. L’obiettivo di Alphafood è quello di offrire una valida alternativa alla crescente domanda globale di proteine, attraverso una pratica ecologica, che promuove la salute umana e il benessere planetario. L'azienda in una fase iniziale prevede l'acquisto di 100.000 grilli adulti, allevandoli in un'area di 172 m². Il processo produttivo include riproduzione, schiusa, accrescimento e raccolta, seguiti da congelamento, essiccazione e macinatura per ottenere polvere di grillo, un prodotto 100% italiano. La roadmap del progetto, seguito da un team di esperti in sicurezza delle produzioni animali, economia e ingegneria biomedica, prevede il lancio dei prodotti nel 2024 e l'inizio della produzione industriale di 4 tonnellate al mese nel 2025. Ne abbiamo parlato con Davide Carloni, uno dei suoi ideatori e soci fondatori della società. Carloni, laureato in Ingegneria Biomedica al Politecnico di Milano, insieme a Marcello Reale e Paolo Manzone, due professionisti laureati in scienze zootecniche e Luigi Parisi, laureato magistrale in economia, hanno dato vita a questa società nel mese di marzo 2003 con tanti progetti e sogni nel cassetto. “Oggi siamo pronti a presentare il nostro progetto, che è il primo allevamento verticale completamente automatizzato di grilli in Sicilia, per produrre alcune farine e derivati in maniera completamente innovativa e sostenibile”. “Gli allevamenti di insetti – spiega Carloni – non sono così comuni, quantomeno in Europa, soprattutto per il mangime per l’uso animale e per l'alimentazione umana. Con la nostra società e ai nostri lavori vogliamo poter creare un grandissimo impatto sulla Regione Siciliana e in tutto il Paese”. “Nel dettaglio stiamo già allevando grilli della tipologia acheta domesticus, tramite una nuova tecnologia di allevamento definita vertical farming (allevamento verticale), grazie a cui vogliamo poter allevare questi insetti in modo verticale e in maniera completamente automatizzata. Questo perché gli insetti possono produrre una serie di elementi che sono molto importanti per l'alimentazione. Per esempio, su 100 grammi di prodotto di farina possiamo ottenere fino a 70 grammi di proteine. Inoltre, crediamo fortemente anche in questa nuova tecnologia, grazie soprattutto alla sua sostenibilità. Grazie all'allevamento verticale si possono salvare gli spazi e soprattutto si può generare un gran risparmio per via dei consumi di acqua e comunque di tutta una serie di tecniche di energia”. “Nel 2020 sono iniziati gli studi, nel marzo 2023 abbiamo costituito la società e attualmente siamo in una fase di produzione semi-industriale. Nel 2024 vorremmo iniziare a lanciare i nostri prodotti, per cui siamo una realtà, seppur giovane, molto solida e avviata. Noi siamo già produttivi – sottolinea Carloni – siamo dunque molto concreti e già avviati”. Per quanto riguarda la sostenibilità “questa nuova tecnologia ci permette di poter allevare gli insetti in modo verticale, andando a risparmiare quantitativo d'acqua, diluendo soprattutto la produzione di tutta una serie di altri elementi che poi sono presenti negli allevamenti tradizionali, che comunque necessitano poi di molto spazio”. “Per quanto concerne, invece, l'impatto sulla società il mercato è quasi nuovo per quanto concerne l'alimentazione umana, mentre è già presente per la parte mangimistica animale. Noi con questo allevamento vogliamo inserirci in questo mercato che non è molto esplorato”. Il progetto è originale perché questo genere di allevamenti, quantomeno in Europa non sono così comuni. Nel nostro caso, inoltre, usiamo dei concimi completamente biologici per fare in modo che non vada sprecato assolutamente niente”.

“Progetti di Rete”, la piattaforma che sostiene le microimprese siciliane

Tra le idee presentate durante la prima edizione del Premio Innovazione Sicilia c’è anche "Progetti di Rete", una piattaforma online che permette alle imprese, in particolare alle microimprese, di accedere gratuitamente a progetti di investimento sviluppati da esperti. Lo scenario attuale vede la maggior parte delle imprese italiane costituite da piccole realtà con meno di dieci addetti, spesso escluse dai processi di transizione digitale, ecologica e di internazionalizzazione, a causa di scarsa informazione e strutturazione. La soluzione proposta punta a realizzare forme di aggregazione per migliorare innovazione e competitività attraverso la creazione di una "rete di imprese". Le imprese possono registrarsi gratuitamente sulla piattaforma, inserire informazioni aziendali e attività di sviluppo desiderate. Un gruppo di esperti elabora progetti esecutivi, che vengono presentati alle aziende interessate previo pagamento di una quota simbolica, che diventa quota di ingresso in caso di adesione. I punti di forza includono la gratuità dei progetti, il superamento della difficoltà nel decidere gli investimenti, la creazione di partnership e la condivisione dei costi. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore Giuseppe Finocchiaro che ci ha spiegato a fondo il progetto: “Io sono di Catania e sono l'amministratore di Eskaton International, che è una società che si occupa di creazione e gestione di reti di imprese per favorire i processi di internazionalizzazione. E sono anche presidente di un'associazione che si chiama “Area mediterranea”, che cerca di mettere assieme imprese e lavoratori per affrontare il tema del mismatch tra le competenze che mancano e che cercano le imprese". “La mia proposta di progetto – spiega Giuseppe Finocchiaro – riguarda l'innovazione di processo perché il nostro obiettivo è quello di introdurre un modello organizzativo che è quello delle reti d'impresa, utilizzando la tecnologia, perché utilizzeremo una piattaforma on line per poter attuare l'idea progettuale”. “L'idea nasce da alcuni dati che abbiamo raccolto in questi ultimi anni, relativi innanzitutto al tessuto imprenditoriale italiano, e quindi anche a quello siciliano, che per il 95% è costituito da micro e piccole imprese, con meno di dieci addetti. In questo momento in cui c'è una grande prospettiva di cambiamento sul tema della transizione digitale ecologica e anche dell'allargamento dei mercati, questo tipo di imprese con meno di dieci addetti rischiano di restare fuori da questo grande cambiamento, che si prospetta soprattutto in vista delle risorse del PNRR che sono ingenti e che rischiano di non essere utilizzate”. “C'è un allarme, lanciato da Unioncamere – sottolinea Finocchiaro – che continua a ripetere che l'80% delle imprese non conosce i bandi che appunto attengono a queste tematiche e di queste il 64%, anche conoscendo le misure, non sanno come investire fondamentalmente queste risorse. Noi cerchiamo di avviare questo processo, questo nuovo modello organizzativo, che cerca di aggregare questi soggetti che da soli non sarebbero in grado forse di realizzare progetti complessi, ma supportandoli, anche con la progettualità che manca, all'interno di una piattaforma online. Il tutto verrà fatto coinvolgendo consulenti, società specializzate di professionisti, che operano nell'ambito della progettazione e che possono offrire gratuitamente dei progetti chiavi in mano, a partire dalla progettualità complessiva compreso le risorse finanziarie che si possono utilizzare e come eventualmente si debbano impiegare. Quindi noi crediamo che in questo momento questo sia uno strumento necessario perché il rischio è che poi queste risorse ingenti non vengano utilizzate proficuamente”. “L'originalità – commenta Finocchiaro – sta nel fatto che mettiamo a disposizione un team di professionisti che offrono progetti chiavi in mano e quindi hanno una visione complessiva, che magari le imprese da sole non avrebbero. Perché noi quando parliamo di progettualità ci riferiamo a un settore specifico di un'azienda, piuttosto che a un'attività più specifica”. La progettualità che noi vogliamo dare è una progettualità più ampia per cui anziché parlare di settori merceologici, sarebbe interessante parlare anche dello sviluppo di territori, e quindi questa diventa un'originalità e diventa importante rispetto all'impatto sociale, perché noi vorremmo creare appunto una dimensione comunitaria, quelle che si chiamano imprese coesive, che coinvolgono tutto il territorio, dai clienti ai fornitori alla comunità al terzo settore e quindi creare un contesto nel quale ci sia la volontà comune di sviluppare delle iniziative che valorizzino il territorio. Teniamo conto che le imprese sono quelle che generano lavoro e il lavoro necessita di competenze e quindi se non si uniscono assieme tutti questi aspetti rischiamo di non realizzare quello sviluppo, che in questo momento è necessario”. “Ritengo che sia realizzabile abbastanza facilmente – conclude Finocchiaro – perché bisogna creare una piattaforma online che fondamentalmente raccolga dei dati, quindi, vada a costituire un database alla luce di una serie di criteri che noi abbiamo già in qualche modo individuato. E a partire da questi criteri si potranno realizzare delle ipotesi progettuali, a cui poi le aziende potranno decidere liberamente se aderire, in base ovviamente a delle condizioni economiche che poi saranno illustrate preventivamente oppure se andare per la propria strada”. Foto da Depositphotos.com

Innovazione e comunicazione digitale: un nuovo paradigma per la Scuola

Uno dei progetti candidati alla prima edizione del Premio Innovazione Sicilia, nell’ambito della Strategia regionale S3 “Turismo, cultura e beni culturali” è quello presentato da Annamaria Milano, Responsabile Comunicazione e Supporti web&social per la transizione digitale nella scuola pubblica, presso l’Istituto Comprensivo Guglielmo Marconi di Licata, il primo ad avvalersi di questa figura professionale in Sicilia. Il compito di questa figura professionale è quello di redigere un piano di comunicazione annuale per ogni ordine di scuola in linea con le progettualità e le attività proposte dal Ministero dell’Istruzione e della cultura, dalle agenzie educative nazionali, regionali e locali rendendo interattivo l’intero istituto grazie all’account Instagram @i.c.g.marconilicata e la pagina Facebook Istituto Comprensivo “G. Marconi” Licata e rafforzare la comunicazione esterna creando un canale di ascolto con altre scuole, altri enti, stakeholder e famiglie. È stata lei stessa a raccontarci come è nata la sua idea: “Il mio progetto è la mia attività attuale che è partita in fase sperimentale nel 2019 che è diventata definitiva nel febbraio 2021. Inizialmente ero ‘Referente alla Comunicazione Supporti innovativi, digitali, didattici, innovativi’. Nel 2021 il mio ruolo ha poi acquisito la nuova dicitura di ‘Responsabile Comunicazione e Supporti web&social per la transizione digitale nella scuola pubblica’. Cosa significa tutto questo? Io ritengo prioritario e centrale il rafforzamento delle risorse umane all'interno di sistemi come quello scolastico pubblico”. “L'originalità – spiega Milano – consiste nell'avere portato o comunque individuato intanto una figura professionale, una risorsa umana da inserire all'interno di un sistema scuola dove non c'era. Il progetto ha avuto un impatto positivo, perché ha creato un’interazione tra tutti i vari ordini di scuola, visto che si tratta di un comprensivo”. L’attività portata avanti da Annamaria Milano sta avendo delle ricadute positive in termini “di sostenibilità, di divulgazione e crescita sociale tra i genitori, tra genitori e figli e quindi famiglie che sono fondamentalmente i destinatari delle attività”. Per quanto riguarda la realizzabilità, questa è sostenuta dalle nostre “attività corroborate da articoli della stampa, come manifesto della nostra giornata “Libriamoci”, questa attività svolta nel 2019 insieme allo chef stellato Pino Cuttaia che allora sviluppò e presentò il progetto ‘Numari’ (nel mare) presso l'istituto Guglielmo Marconi di Licata”.   “Ancora prima di fare questa attività avevamo fatto per esempio l'esperienza “Allaghiamo la scuola” il collegamento dalla sala informatica dell'Istituto Marconi via Messenger direttamente con lo SLab Resilario, vivendo un collegamento in diretta con i biologi marini immersi nei fondali del lago di Como”. Un’occasione imperdibile per parlare in modo unico e coinvolgente degli ecosistemi acquatici e dell’acqua da un punto di vista geologico, ecologico e delle sue criticità. “L'anno scorso – ha poi concluso – abbiamo partecipato a #Ioleggoperché e anche al contest “Alla luce della lettura” che è un'altra attività di lettura ad alta voce in cui per esempio io insieme agli insegnanti e docenti abbiamo stilato un elenco di testi e non a caso il testo presentato da me è stato ‘Spillover’ di David Quammen, che sostiene come connettere fatti sparsi crei la realtà, l’innovazione e la stessa evoluzione umana”.

Un’app per tutti: con SudTitles nuove soluzioni per l’accessibilità sensoriale

Risolvere i problemi di accessibilità per le persone con disabilità uditiva e visiva attraverso un'app innovativa è l’obiettivo di SudTitles, uno dei progetti candidati alla prima edizione del Premio Innovazione Sicilia, nell’ambito della strategia regionale S3 “Turismo, cultura e beni culturali”. L'app offre servizi come sottotitoli, audiodescrizioni e contenuti in lingua dei segni (LIS e IS), supportando anche le persone straniere con disabilità. Ne abbiamo parlato con Tatiana Lo Iacono, amministratrice unica della società SudTitles s.r.l., un’azienda che opera in ambito cultural: “Noi ci occupiamo da circa 13 anni di realizzare sottotitoli cinematografici, che possono essere fruiti in occasione di festival cinematografici o semplici film, distribuzioni, appunto, che ci chiedono di realizzarli. Da tre anni a questa parte siamo diventati srl perché abbiamo partecipato al bando di Invitalia “Cultura Crea”, grazie a cui abbiamo lanciato questo nuovo progetto, Sudtitles, legato all'accessibilità”. L’intento è quello di "superare le barriere legate all'accessibilità sensoriale perché appunto già i sottotitoli in sé sono uno strumento che aiuta a superare le barriere, che siano quelle linguistiche, della comprensione stessa dell'italiano. Però abbiamo voluto espandere i nostri servizi, occupandoci da qualche anno con maggiore intensità di sottotitoli legati alla comprensibilità per il mondo sordo e alle audiodescrizioni per ciechi". “Grazie anche al supporto di Invitalia abbiamo creato un'app, che aiuterà appunto le persone con disabilità sensoriale a fruire di contenuti culturali. L'app può essere utilizzata sia in occasione di festival cinematografici, ma ancora di più i nostri committenti sono i musei o i parchi archeologici, che ci chiedono di creare dei contenuti per l'adeguata fruizione delle persone che hanno una disabilità sensoriale". Il team promotore del progetto è composto da esperti in accessibilità e tecnologia e lavora in modo sinergico per sviluppare e migliorare l'app, collaborando con diversi partner strategici per ampliare l'offerta e raggiungere un pubblico sempre più vasto. SudTitles collabora con produttori di contenuti audiovisivi per integrare licenze nella loro piattaforma e con esperti in accessibilità per adattare i contenuti alle esigenze delle persone con disabilità. Lavora con organizzazioni che rappresentano persone con disabilità per ottenere feedback e supporto. Sviluppa la tecnologia con aziende specializzate per migliorare l'applicazione e infine cerca partnership con canali di distribuzione per promuovere i propri servizi e aumentare la visibilità del progetto. “La nostra app non è l'unica sul territorio nazionale con lo scopo di far fruire dei contenuti culturali, nello specifico appunto quelli cinematografici. Però spesso accade che i nostri competitors hanno una loro territorialità, appunto legata alla loro zona di provenienza, quindi sul territorio regionale, ma anche quello meridionale, non esiste nessun elemento che possa facilitare questa divulgazione di contenuti quindi comunque l'impatto nei confronti della società sarà sicuramente innovativo”. La principale sfida che la società si trova ad oggi ad affrontare è l'integrazione della logica white label nell'app per educare e sensibilizzare la comunità sulle disabilità sensoriali, rendendo accessibili luoghi e iniziative culturali tramite audiodescrizioni e sottotitoli. L'obiettivo è quello di migliorare la responsabilità sociale, la sostenibilità dell'app, la soddisfazione del cliente e aumentare il fatturato tramite un modello B2B.

Sigilli genomici e blockchain per l’autenticazione delle opere d’arte: la soluzione di Digital Téchne

Tra i progetti presentati nel corso della prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della strategia S3 “Turismo, cultura e beni culturali”, c’è anche Digital Téchne che si propone di introdurre un servizio “disruptive” nel mercato dell’arte, attraverso la creazione di un sigillo genomico, invisibile ad occhio nudo, contenente un codice genetico, unico per ciascuna opera. In questo modo l'opera d'arte sarà “unica” e quindi riconoscibile nel tempo rispetto ad eventuali contraffazioni. Il servizio è poi supportato da un sistema informatico avanzato, basato su blockchain ed NFT, che da un lato è in grado di rendere inalterabile nel tempo l’associazione tra opera fisica e codice genomico, determinando quindi una associazione indissolubile tra l’opera fisica e il suo dossier elettronico, e dall’altro di fornire un certificato digitale al/ai possessore/i dell’opera che consenta una facile fruizione digitale dell’opera, rendendola sfruttabile anche come collaterale finanziario. Ne abbiamo parlato con Giorgio Fornara il fondatore di Digital Téchne, che ci ha spiegato nel dettaglio il suo progetto: “La nostra è una startup innovativa nata all'inizio del 2023 con sede a Catania, che vuole portare sul mercato un inchiostro invisibile, che contiene al suo interno un genoma che può essere applicato. Se è invisibile, come si fa a vederlo? Bastano delle lampade fluorescenti simili a quelle che usano i RIS. Il genoma contiene un DNA, poi il codice del DNA è associato all'opera e quindi associato a tutto il dossier digitale di quest'opera, per esempio alle attribuzioni, la proprietà. "Tutte queste cose qui – sottolinea Fornara – vengono registrate in blockchain. La blockchain è un registro che ha questa caratteristica di essere immutabile e quindi questo permette di creare una corrispondenza che non può essere scissa tra un oggetto fisico, in questo caso un'opera d'arte e una sua rappresentazione digitale. La blockchain è stata pensata da molto tempo come uno strumento adatto a costruire un catasto di opere d'arte". Con questo sigillo genomico “per quanto uno possa costruire delle copie perfette non potrà mai riprodurre esattamente lo stesso codice genetico, anche perché noi per ogni opera, siccome in realtà facciamo un mix di genomi, creiamo un genoma diverso, unico, quindi, non è possibile poi riprodurlo”. “In questo momento – spiega Fornara – stiamo sviluppando il piano di industrializzazione che prevede alcune cose che servono per la sicurezza del servizio, per esempio, una penna genomica che garantisce il fatto che questo inchiostro genomico possa essere applicato una singola volta e quindi evitare che lo stesso inchiostro possa essere utilizzato per marcare un'opera e delle sue copie”. Stiamo anche gestendo in chiave un po’ moderna questo discorso, quindi lasciamo ai possessori dell'opera degli NFT (Non-fungible token), che possono essere utilizzati non soltanto come carta di identità e quindi con il riassunto di tutte quante le caratteristiche dell'opera, ma che consente anche la semplificazione e l'apertura di nuovi servizi finanziari, che siano basati sull'utilizzo di opere d'arte, cosa di cui, stando ai report di Deloitte, ci sarebbe una un grande bisogno e che incontrano un grande ostacolo, quello di dover tutelare chi eroga l'operazione finanziaria garantendo l’originalità del quadro. Oggi si è costretti prima a un percorso lungo, tortuoso e costoso e poi a mettere l'opera in un caveau, a sua volta costoso, quindi alla fine queste operazioni oggi vengono fatte solo in numero molto limitato, perlopiù con opere di grande valore perché sono in gioco delle cifre economiche importanti”. “Con il nostro sistema, invece, anche dei quadri di valore più limitato potrebbero essere utilizzati per operazioni collaterali, per operazioni finanziarie di importo più piccolo e oltretutto permettere anche con molta facilità di creare un mercato di opere in condivisione di proprietà perché basta che se uno vuole dividere 100 proprietà si generano 100 NFT e poi questi 100 NFT possono essere traslati”. “Abbiamo fatto un prototipo, che funziona, che ha dato gli esiti che ci aspettavamo e che ha dimostrato che con una goccia di inchiostro di circa un millimetro quadrato si riescono a fare in seguito almeno 50 analisi genomiche. Abbiamo scelto una soluzione che poi permetta di fare un riscontro in qualsiasi laboratorio genomico del mondo semplicemente utilizzando un tampone, una tecnologia semplice. Siamo a metà tra la realizzabilità per il fatto, che avendo già fatto un truth of concept il progetto è sicuramente realizzabile e l’innovazione. Oggi non c'è nessun servizio di questo tipo presente sul mercato. C’è forse solo un competitor che fa qualcosa di diverso, che utilizza un DNA genomico, un DNA sintetico, ma è identico per tutte le opere, quindi, una volta acquisita copia di quel sintetico è possibile clonare tutte le opere che ce l'hanno e quindi è poco sicuro”. “Il nostro progetto ha anche un impatto sulla società perché il possessore di un'opera d'arte ha un grande vantaggio e il sigillo può essere visto come un “bene rifugio”, un “investimento rifugio” perché nel momento in cui si ha necessità di utilizzare la valorizzazione economica del quadro si è più facilitati a farlo con una serie di nuovi servizi”, conclude Fornara.

Wamico, il primo social network in chiamata che libera le tue emozioni

Stanco dei soliti social? Tra i progetti candidati alla prima edizione del Premio Innovazione Sicilia c’è anche Wamico, l’app che permette di liberare le proprie emozioni, presentata nell’ambito della Strategia regionale S3 “Smart Cities&Communities”. Si tratta del primo social network pensato per dare risalto alle emozioni. Per fare ciò vengono messi due utenti in chiamata in un match 1v1. La chiamata vocale infatti offre quell'interazione immediata e spontanea, che una chat, una videochiamata o un messaggio vocale non sarebbe in grado di offrire. Durante il match i due utenti avranno accesso a una serie di spunti di conversazione per aiutarli a rompere il ghiaccio: come la foto profilo, l'età, le lingue parlate, gli interessi in comune e, infine, alcuni giochi inseriti dentro l'app che renderanno l'esperienza ancora più esclusiva, divertente ed originale. Ne abbiamo parlato insieme al fondatore Pietro Anastasi, che ci ha spiegato nel dettaglio il progetto: “Wamico è il primo social network interamente in chiamata, che nasce dall’esigenza di trovare qualcuno con cui parlare o sfogarsi. Abbiamo deciso di inserire un'interazione in chiamata proprio per offrire delle conversazioni spontanee, reali e immediate. E con una chat non sarebbe possibile allo stesso modo. Pensiamo ad esempio che con una chat le risposte difficilmente avvengono istantaneamente oppure spesso celano contatti falsi, mentre con una videochiamata spesso l'aspetto estetico svolge un ruolo predominante rispetto a quanto una persona può realmente offrire. Le chiamate su Wamico danno la possibilità agli utenti di giocare tra di loro e di avere a disposizione degli spunti di conversazione che le aiutino a rompere il ghiaccio”. Wamico è un social interamente in chiamata VoIP1 dove gli utenti hanno la possibilità di conoscersi, parlare e sfogarsi liberamente in un match privato. Ogni utente, al momento della registrazione avrà a disposizione 150 minuti gratuiti (minuti free) che si ricaricheranno ogni 30 giorni. Qualora l'utente termini i minuti free entro i 30 giorni potrà acquistarne degli altri tramite appositi pacchetti o attendere il rinnovo nel giorno prestabilito. La prima cosa che un utente dovrà fare per poter entrare in chiamata con un altro utente è scegliere in quale stanza emozionale entrare. Esistono in tutto sei stanze con specifiche finalità: Stanza 4 chiacchiere (per chi ha voglia di parlare con qualcuno per fare amicizia o “spezzare” la noia); Stanza Love: per chi vorrebbe trovare l'amore; Stanza Impreco: per chi ha rabbia da sfogare; Stanza Sfogo: per chi vuol ricevere o dare supporto emotivo; Stanza Tifosi: per chi vuol commentare e tifare la propria squadra del cuore insieme a un altro tifoso. All'interno di questa stanza il team inserirà delle specifiche sotto-stanze riferite agli eventi sportivi clou della giornata come le partite di calcio, le gare di Formula 1, di Moto GP, etc; Stanza Privata: a differenza delle altre cinque stanze dove si viene 'matchati' con utenti casuali, questa stanza la si usa per entrare in chiamata con i propri amici e conoscenti utilizzandola ad esempio per giocare e sfidarsi con loro. Una volta scelta la stanza l'utente dovrà selezionare le caratteristiche che ricerca nel potenziale interlocutore, come il genere, l'età o la distanza. Cliccando su “Collegami” l'app ricercherà un utente con le caratteristiche ricercate e abbinerà i due utenti che, se accetteranno, entreranno in chiamata. Una volta in chiamata gli utenti potranno usufruire di tre giochi interattivi Quizzamico, Memory e Rompighiaccio e dare libero sfogo alle proprie emozioni. Per Anastasi Wamico soddisfa sicuramente “il criterio dell’originalità, perché non esiste un altro social come questo in chiamata con un focus sulle emozioni e che consente di giocare con la persona con la quale si sta parlando e anche la realizzabilità in quanto Wamico è già presente sul mercato. Abbiamo ulteriori idee per migliorarlo, inserendo nuovi giochi e altre funzionalità che possono migliorare ulteriormente l'esperienza complessiva dell'utente. La sostenibilità perché parliamo sempre del mercato dei social, che oggi conta più di 5 miliardi di utenti iscritti e con i segni distintivi di Wamico possiamo sicuramente ritagliarci una fetta di mercato. L'unico diciamo che rimane è l’impatto sulla società. Anche qui ci sentiamo di dover dire che Wamico aiuta le persone a non rimanere mai da sole e quindi a non sentirsi discriminate per il loro aspetto, aiutandole a trovare qualcuno con cui parlare e sfogarsi nell'immediato”.

Ustep, l’app made in Sicily che premia le azioni sostenibili

Tra i progetti presentati al Premio Innovazione Sicilia c’è anche Ustep, un servizio digitale con fini ambientali e sociali, basato su un sistema di ricompense destinate a utenti di community, che intendono ridurre il proprio impatto ambientale attraverso azioni quotidiane sostenibili. L’intento è quello di fare rete attraverso l’utilizzo di un’applicazione mobile per gli utenti e un sistema di monitoraggio e reportistica dei benefici compiuti, stimolando collaborazioni flessibili con aziende, enti e associazioni (organizzazioni) che intendono ridurre il proprio impatto ambientale, creando una comunità di utenti da incentivare con un sistema di ricompense. Grazie a queste è possibile selezionare i risultati target da raggiungere e fornire incentivi utili al miglioramento delle abitudini degli utenti, come spostarsi a piedi, utilizzare borraccia e shopper bag, fare plogging e servirsi dei mezzi personali solo per spostamenti necessari. Oltre ad essere un’app innovativa, candidata al Premio nell’ambito della Strategia regionale S3 “Smart cities & communities”, Ustep è anche una Società a Responsabilità Limitata, fondata a Catania da 5 ragazzi catanesi, nata come “Urban Digital Sport” S.r.l.s. e poi cresciuta fino a diventare la realtà che è oggi. Ne abbiamo parlato con alcuni dei suoi ideatori Marco Luca Loteta, Gabriele Zappalà e Andrea Cantarella: “Ustep è una società benefit, nonché una startup innovativa. Dal 2021 siamo nati con la mission di incentivare dei comportamenti sostenibili quotidiani. La prima azione con cui abbiamo validato questo test di mercato è stata quella del camminare. Abbiamo creato un algoritmo che permetteva di calcolare effettivamente i passi percorsi degli utenti in una condizione di open door, quindi all'aria aperta, in modo tale da registrare un effettivo impatto rispetto all'azione”. “Nel nostro test di mercato – spiega Loteta – abbiamo raggiunto circa 10.000 utenti con cui abbiamo fatto diverse tipologie di test e questo ci ha permesso di validare questa azione del camminare e poi andare via via a selezionare ulteriori azioni per stimolare un comportamento quotidiano sostenibile”. L’idea che sta alla base dell’app è quella di “creare un ciclo virtuoso di azioni che possano generare impatto sociale. Abbiamo validato questa tipologia di servizio dapprima sul mercato B2C e poi B2B, proponendoci come provider di servizi di consulenza in ambito di sostenibilità, incentivando delle azioni in community ben ristrette, ben precise”. “Quindi abbiamo proposto il nostro servizio sia in campo aziendale, creando delle challenge per i dipendenti per incentivare questi comportamenti virtuosi per poi fornire all'azienda i dati che sviluppiamo attraverso un report capace di raccontare l'impatto sociale che poi l'azienda stessa può utilizzare per la rendicontazione di sostenibilità nel proprio bilancio sociale, con un'immagine importante in termini di green reputation”. "Oltre alle aziende abbiamo sviluppato questa tipologia di servizio anche nel settore degli eventi. Abbiamo collaborato con alcuni dei principali festival musicali sul territorio siciliano andando a creare proprio una challenge tematica. In quel caso la variabile tempo è un fattore determinante per cui andiamo a coinvolgere i partecipanti in un modo innovativo e alternativo, dandogli la possibilità di generare un impatto sociale”. “Così come le aziende, anche il festival ha interesse nel posizionarsi in modo all'avanguardia in termini di sostenibilità. Il nostro servizio guarda, da un lato, al vantaggio e al beneficio dell'azienda e dall’altro all'utente. L’utente diventa protagonista per creare poi un benessere collettivo”. “Nel nostro percorso di crescita ci siamo interfacciati con diverse realtà che ci hanno permesso di crescere come incubatori o acceleratori. A gennaio selezionati come start up sostenibili da ENI e abbiamo partecipato a un percorso di accelerazione importante Gabriele Zappalà ha poi sottolineato il carattere innovativo di questo progetto, sostenuto anche da Andrea Cantarella, che ha così commentato: "La nostra evoluzione non è stata lineare, anzi. Poter testare direttamente sul campo ed entrare in contatto con acceleratori, incubatori, lavorare con la Cattolica, l'Università di Catania, l'Eni, ci ha permesso di testare veramente tante caratteristiche del prodotto. Questi test ci hanno spinti a capire come la nostra innovatività debba puntare su una tecnologia che possa essere sicuramente d'impatto e movimentare le comunità”. “Il nostro interesse è quello di fornire uno strumento che sia didattico, quindi imparare a fare la differenza giorno per giorno con le piccole azioni, il tutto puntando sulla tecnologia. Saremo i primi nel mercato ad utilizzare sia la blockchain per certificare le azioni, quindi, ogni volta verrà fatto una sorta di smart contract digitale, che certificherà che un'azione avvenuta in un luogo sia stata fatta esclusivamente da una persona”. “Puntiamo anche e soprattutto alla nascita della community. Abbiamo visto che i trend di mercato si stanno spostando sempre di più sul valore del singolo all'interno della comunità. Negli ultimi due anni stiamo notando una maggiore attenzione verso l’aggregazione. La pandemia da Covid-19 è stata sicuramente un acceleratore in questo. Lavorare non più solamente sull'individuo, ma proprio sulla comunità intera che si va a declinare come azienda, associazione, comune o addirittura evento, anche per pochi giorni, ci permette di fornire da un lato degli strumenti utili per considerare cosa sta succedendo adesso. Stiamo puntando su un prodotto che non vada a creare una rivoluzione distruttiva, quindi, che non distrugga totalmente le abitudini, ma che anzi si affianchi a queste e che possa anche guidare semplicemente con l'utilizzo dello smartphone da un lato e di un gestionale dall'altro, le attività quotidiane. “La nostra innovazione punta su un impatto sociale, quindi sulla società e anche sulla sostenibilità. L’interesse è quello di fornire uno strumento quotidiano che sia facile da utilizzare ma che nella sua semplicità possa permettere di raggiungere degli obiettivi. Sicuramente molto importante sarà la raccolta e gestione dei dati, perché in questo modo avremo la possibilità di mappare nel territorio, per esempio, i comuni più virtuosi. Stiamo testando infatti in questi giorni nella provincia di Catania, anche alla provincia di Palermo, la possibilità di offrire dei buoni pasto o buoni per il trasporto pubblico e capire come il comportamento cittadino possa cambiare grazie a uno stimolo esterno come la gamification. Secondo Gabriele Zappalà il progetto non ha solo un impatto sociale, ma risponde anche al criterio della realizzabilità. Dal punto di vista del cliente è chiaro che la struttura di step coinvolge utenti, aziende, community ed è facilmente integrabile nella vita quotidiana delle persone, che possono usarlo senza alcun vincolo. Dal punto di vista tecnico la realizzabilità l'abbiamo già in parte testata attraverso il vecchio prodotto e con il nuovo abbiamo già un accordo con un fornitore e provvederemo presto a effettuare tutti gli investimenti possibili. Abbiamo vinto il progetto Resto al Sud e, quindi, adesso, abbiamo anche la realizzabilità finanziaria”.

Beehive, un modello sostenibile per attrarre talenti e aziende in Sicilia

Beehive è un’impresa sociale fondata nel 2021 da tre giovani siciliani, Sergio Nunzio Parisi, Giuseppe Rizzo e Gianfranco Incandela, con l'obiettivo di rendere la Sicilia un territorio più fertile e attraente per aziende e persone. Dopo aver lavorato per importanti aziende a Roma e Milano, i tre fondatori hanno deciso di tornare nella loro terra d'origine per investire e creare opportunità nel Sud Italia. Per queste ragioni hanno dato vita a Beehive, il progetto presentato al Premio Innovazione Sicilia, la cui missione è quella di “riportare valore al Sud”, attraverso la creazione di opportunità lavorative e la promozione della Sicilia come un terreno fertile per le aziende e un posto professionalmente attraente per i lavoratori. Beehive intercetta aziende di tutta Italia e funge da catalizzatore per attrarle sull'isola, far aprire lì unità locali, assumere e talvolta formare giovani del luogo. Questo approccio innovativo permette di colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro, particolarmente ampio nel Sud Italia. Ne abbiamo parlato con uno dei suoi fondatori Sergio Nunzio Parisi che ci ha spiegato nel dettaglio il progetto candidato nell’ambito della Strategia S3 nell’ambito Smart cities & communities: “Beehive è molto più che un semplice coworking. C’è un elemento di innovazione non indifferente. Il nostro progetto è il modello stesso dell'azienda, un modello sostenibile che ha l’obiettivo di normalizzare il fenomeno del South-Working”. Il modello sperimentato nei primi due anni ha portato a risultati estremamente positivi. “Tantissime persone – spiega Parisi – sono tornate a lavorare nel Sud Italia. Questo fenomeno è, però, destinato a morire se non viene reso sostenibile per le aziende e per i territori. E allora noi cosa abbiamo deciso di fare? Andiamo in giro per l'Italia e per il mondo invogliando le aziende ad aprire una sede operativa nel territorio siciliano e siamo partiti dal 2021 con la prima sede di coworking di 300 metri quadrati, 30 postazioni che abbiamo riempito quasi subito. Quest'anno abbiamo aperto la seconda sede con altri 550 metri quadrati e ad oggi abbiamo creato 51 nuovi posti di lavoro, tutti a medio-alto reddito, per un totale di circa un centinaio di coworker, che ospitiamo nei nostri spazi. Invece, guardando alle aziende, abbiamo sia start up con due-tre dipendenti sia multinazionali”. Beehive supporta anche l'autoimprenditorialità, sostenendo economicamente e con servizi startup e giovani imprenditori locali. L'impresa sociale non solo offre un ambiente di lavoro stabile e permanente a Trapani in settori come la Business Intelligence, la CyberSecurity e il Mobile Development, ma crea anche un ecosistema di innovazione che attrae talenti e aziende. “Il nostro progetto – continua Parisi – rispetta un po’ tutti e quattro i criteri del premio. Io ho parlato di 100 persone ma fra qualche anno saranno molti di più e questo avrà un forte impatto sui territori. La nostra missione è quella di portare valore aggiunto, dare valore alle persone. Le aziende non pagano meno le persone che lavorano a Trapani, nella sede siciliana, perché non si tratta di smart working ma di sede distaccata, quindi lo stipendio resta uguale. Le persone sono così più produttive, stanno meglio e hanno una qualità della vita maggiore. E abbiamo notato e su questo abbiamo fatto anche una pubblicazione scientifica curata dalla professor Solari in collaborazione con il Consorzio Elis e 32 aziende nazionali e multinazionali, che dove l'aria e la produttività aumenta, aumenta anche il senso di riconoscenza nei confronti dell'azienda da parte dei propri dipendenti”. L’idea è quella di continuare a crescere e migliorare il modello, rendendolo sempre più ottimizzato e scalabile in altri territori. Con il supporto di una rete di partner, l'obiettivo è di creare un futuro in cui la Sicilia sia riconosciuta come un centro di eccellenza per l'innovazione e l'imprenditorialità.

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