Bandi hi-tech, iniziative e un territorio che fa rete: la Sicilia corre verso l’innovazione
News - 31/07/2025
di Redazione
La Sicilia si muove, con determinazione sempre maggiore, per agganciare il treno dell’innovazione tecnologica. In questi anni giovani imprenditori, incubatori, università e pubbliche amministrazioni hanno iniziato a tessere una rete che punta al rilancio e, in questa fase di trasformazione, il ruolo della politica locale e delle piattaforme private diventa cruciale. Servono, infatti, investimenti, visione e infrastrutture per far decollare un ecosistema competitivo.
A fotografare questo momento di fermento è un approfondimento pubblicato da Il Sole 24 Ore da Nino Amadore, che parte proprio da un’analisi dello stato dell’arte. Tra le azioni più recenti e di impatto messe in campo dalla Regione Siciliana, rientra lo stanziamento di 283 milioni di euro per promuovere bandi destinati a sostenere progetti ad alto contenuto tecnologico, in particolare nelle aree metropolitane. L’obiettivo è generare un impatto concreto sull’economia siciliana, come indicato anche dalla Banca d’Italia, che ha evidenziato la carenza strutturale di innovazione nel contesto produttivo isolano.
Isola Catania e Innovation Island, motori del cambiamento
E il contesto, nel frattempo, non rimane fermo a guardare, facendo la sua parte nella corsa verso l’innovazione. Amadore approfondisce alcune delle iniziative e delle esperienze già partite nell’isola: a Palermo, viene evidenziato il il ruolo di Innovation Island di Digitrend, che aggrega e raccoglie gli innovatori siciliani con il Premio Innovazione Sicilia, giunto al terzo anno: un evento che punta a costruire un ecosistema regionale capace di generare sviluppo, contaminazione positiva e futuro. Nella Sicilia orientale spicca Isola Catania, hub di innovazione fondato dall’imprenditore Antonio Perdichizzi che, con Fondazione Marea, ha raccolto oltre 400mila euro da sostenitori.
Università, ricerca e startup: verso un ecosistema integrato
In parallelo ci sono le iniziative di Invitalia sul territorio siciliano, ma anche Le Village del Crédite Agricole e l’acceleratore di Cdp Venture a Catania, l’arrivo di Bi-Rex con un Competence center all’interno del campus dell’Università degli Studi di Palermo e, sempre nell’ateneo del capoluogo, la nuova sede di Artes 4.0. Gli esempi non mancano e contribuiscono a creare una struttura per un vero “sistema” dell’innovazione.
Un fermento confermato anche da Rosario Faraci, professore di Economia all’Università di Catania, che sottolinea anche attraverso Il Sole 24 Ore: “Ci sono poi soggetti nuovi protagonisti e fondi pubblici. Anche se pesa l’assenza di capitali a rischio“. I grandi assenti, evidenzia Amadore, sono i Venture Capital, nonostante le dichiarazioni di intenti.
Un quadro delineato anche dalla Banca d’Italia nel suo ultimo rapporto sull’economia regionale siciliana: tra il 2012 e il 2024, si sono iscritte nella sezione speciale del registro delle imprese dedicata alle startup innovative 1.251 società di capitali siciliane: un valore interiore alla media del Mezzogiorno (che ne registra 4) e del Paese (che sale a 6). Il gap con la media nazionale risiede proprio nel tessuto economico della Sicilia, secondo i ricercatori di Banca d’Italia.
Il fermento c’è ed è tanto, ma da solo non basta. La Sicilia dell’innovazione ha bisogno di essere sostenuta con continuità, visione e coraggio. I fondi pubblici rappresentano una leva importante, ma serve una sinergia tra pubblico e privato, tra formazione, ricerca e impresa, per costruire un vero ecosistema. Solo così l’Isola potrà trasformare il proprio potenziale in un’innovazione reale e duratura.
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