DAEMON, il progetto finanziato dalla Ue per integrare l’intelligenza artificiale con le reti mobile 6G

Si chiama Daemon H2020 ed è un progetto, finanziato dall’UE per sviluppare soluzioni pratiche per integrare l’intelligenza artificiale nelle architetture di rete mobile e contribuire ad automatizzare la gestione di sistemi di comunicazione complessi.

Un budget da 5 milioni di euro a carico di Horizon 2020

Il progetto DAEMON1  ha ottenuto un finanziamento  dal valore di cinque milioni di euro, a carico del programma quadro  Horizon 2020 dell’Unione Europea  ed  è un’azione di ricerca e innovazione della durata di 36 mesi. Il progetto, che andrà completato entro il marzo dell’anno prossimo,  si concentra sulle reti mobili 6G e mira ad aiutarle a soddisfare le elevate aspettative in termini di supporto per classi di servizio molto diverse, latenza prossima allo zero, capacità apparentemente infinita e affidabilità e disponibilità al 100%. Per raggiungere obiettivi prestazionali così ambiziosi, gli estensori del progetto sostengono che sia ecessario aumentare la già sostanziale complessità delle architetture di rete mobile, rendendo la gestione automatizzata un requisito obbligatorio per i sistemi 6G.

“Integrare il Machine learning nelle architetture di rete mobile”

L’obiettivo principale del progetto Daemon è sviluppare e implementare approcci innovativi e pragmatici alla progettazione NI che consentano un sistema di rete zero-touch ad alte prestazioni, sostenibile ed estremamente affidabile. Nello specifico, il progetto DAEMON intende discostarsi dall’attuale pubblicità sull’intelligenza artificiale (AI) come soluzione miracolosa per qualsiasi attività di gestione della rete mobile. Intende realizzare un’integrazione sistematica di vari modelli di Machine Learning (ML) in architetture di rete che garantiscano una progettazione e un funzionamento efficaci della Network Intelligence (NI) nei sistemi 6G.

La virtualizzazione delle reti di accesso radio (RAN), finora basate su apparecchi monolitici su ASIC, diventerà la punta di diamante dei sistemi di rete mobile di prossima generazione oltre il 5G. Iniziative come l’alleanza O-RAN2 esplorano nuove soluzioni che disaggregano le stazioni base (BS) non flessibili in componenti virtualizzati che sono molto più adattabili ed efficienti in termini di costi. Nella visione O-RAN, i componenti delle unità distribuite (DU) rappresentano un elemento critico, poiché ospitano funzioni di livello fisico (PHY) che hanno requisiti di latenza molto rigidi in cloud edge condivisi dove tempi di calcolo prevedibili sono difficili da raggiungere.

 Seguendo questo approccio – sostengono gli autori del progetto – “abbiamo ideato e implementato una nuova architettura di una DU, che chiamiamo Nuberu, progettata specificamente per carichi di lavoro 4G LTE e 5G New Radio (NR) virtualizzati su cloud di risorse condivise con capacità non deterministica. Il design di Nuberu ha un obiettivo: garantire a ogni intervallo di tempo di trasmissione (TTI) un sottoframe minimo vitale (MVSF) che fornisce il più piccolo insieme di segnali necessari per preservare la sincronizzazione dell’utente massimizzando al contempo il throughput durante la carenza di risorse di elaborazione”.