Economia del mare, dalla Sicilia un paradigma in 7 punti che tutti prendono ad esempio

La Sicilia dovrebbe pensare al mare come risorsa e possibilità. il mare dovrebbe essere il nostro più importante asset non soltanto dal punto di vista sociale, ma anche dal punto di vista diplomatico ed economico. Invece stiamo trascurando questa risorsa, non rispettiamo il nostro mare.

Forse è l’antico e inconfessabile retaggio di un’isola che dal mare è stata invasa, da sempre. Adesso l’hi tech e le nuove tecnologie ci parlano del mare, della sua salute e delle sue possibilità con un linguaggio totalmente nuovo. Di mare, infatti, delle economie che genera, dei rischi che ci fa correre e dello stato di salute di quello specchio d’acqua, si occupa anche la Strategia regionale per l’Innovazione.

A dettare la linea di quell’ambito c’è un oceanografo, Mario Sprovieri. Alla guida dell’Ismar, l’Istituto di Scienze Marine, braccio operativo del Consiglio nazionale delle ricerche, Sprovieri è anche il responsabile dell’ambito delle “Economie del mare”, uno dei sette ambiti di cui si compone la strategia regionale per l’innovazione.

Mille chilometri di costa, la vera ricchezza siciliana

Prima di comprendere quali rotte abbia intrapreso l’amministrazione regionale nell’approccio combinato tra innovazione e mare, vediamo di comprendere cosa rappresenta il mare da un punto di vista geografico. Il mare è il nostro perimetro naturale, “Abbiamo 1000 chilometri di costa attorno che circondano la nostra isola sui circa 7000 ela di tutta l’Italia – spiega Sprovieri – quindi rappresentiamo un elemento di grande rilevanza sui temi dell’ambiente marino costiero. E anche vero che, al di là di questo, che è un elemento  importante, ci troviamo in un’area proprio posizionata in un’area del Mediterraneo centrale.Con implicazioni geopolitiche, basti pensare al tema delle migrazioni”.

Sprovieri sottolinea anche la strategicità dell’isola: “Nel Canale di Sicilia passano i trasporti e sistemi di trasmissione sui trasporti e tra due oceani, quindi tra l’Oceano Indiano e l’Oceano Atlantico. Parliamo di sistemi di connessione sui trasporti veramente rilevanti. Quindi il tema del mare e per la Sicilia è un tema geopolitico e strategico a tutto tondo. Questo è uno dei motivi del perché la Regione Siciliana ha scelto tra i propri asset delle strategie dell’innovazione intelligente proprio il tema dell’economia del mare. 

La Sicilia è stata una delle prime regioni italiani a sviluppare una strategia dell’innovazione per le economie del mare. E il documento, che fa parte della Strategia regionale dell’innovaziome, viene considerato dalle altre regioni e dagli interlocutori istituzionali, un paradigma di riferimento. 

Economia del mare, la strategia regionale

La genesi della strategia regionale per il mare è stata lunga e complessa. “E’ stata lanciata una profonda analisi per identificare quelli che sono i punti di forza e di debolezza sul territorio e alla fine sono stati identificati. Attraverso questo lavoro lungo di interlocuzione con tanti stakeholders presenti sul territorio, sono state identificate sette traiettorie chiave. Ovviamente non poteva mancare la pesca, l’acquacoltura, e il tema del monitoraggio. Quindi le nuove tecnologie digitali applicate al monitoraggio costiero e non soltanto costiero e nuove tecnologie e tecniche per la mitigazione dell’impatto antropico, per esempio sui sistemi costieri, fino ad arrivare a i temi della restoration, ovvero del recupero di ambienti costieri marini attraverso la formazione delle posidonia oceanica. Quella pianta rappresenta per il nostro ambiente marino l’equivalente delle barriere coralline.

Nella strategia regionale per l’innovazione sono previsti anche temi più innovativi che hanno a che fare con la robotica,  con la digitalizzazione per nuovi sistemi di trasporto, sistemi che siano meno invasivi dal punto di vista della contaminazione e anche più performanti in termini di utilizzo nuovi carburanti”.

I sette temi dell’innovazione per l’economia del mare in Sicilia

In realtà il tema dell’economia del mare include un campo vastissimo di obiettivi strategici:  “C’è il tema della portualità –spiega Sprovieri quindi come gestire al meglio i porti siciliani dal punto di vista degli enti di riferimento, sia a scala mediterranea come Hub. C’è il tema della bioeconomia circolare, che ci indica come riutilizzare e rifunzionalizzare  le materie prime, per rendere più efficienti i processi di produzione, fino ad arrivare, per esempio, ai temi del ripascimento costiero. E infine, fondamentale, c’è Il tema del turismo costiero, una chiave fondamentale della nostra economia.Lo diventerà sempre di più.

Sul piano operativo, spiega sempre Sprovieri “la strategia identifica gli assi di finanziamento per le prossime call, quindi con quelli che sono i progetti che verranno lanciati. E’ stato questo il disegno che è stato fatto, l’attenzione è stata posta su temi che siano appetibili per l’industria e per le aziende, per le piccole e medie imprese che sul territorio hanno sofferto. Queste sette traiettorie per l’economia del mare dovrebbero rappresentare luoghi, quindi ambiti in cui le aziende possono trovare con la loro competenza, possibilità di sviluppo specifica”.

Un altro aspetto che verrà valorizzato è quello della pesca come recupero delle tradizioni: “la cultura della pesca siciliana è ricchissima e può essere il trait d’union col turismo. Non è soltanto il tema costiero o la gestione dei pescherecci, la gestione dei temi della pesca è a tutto tondo, per la creazione di una rete di economie.e di valori tradizionali”.

Anche l’Europa mostra grande attenzione all’economia del mare: “ Ci sono risorse per oltre 190 miliardi di euro suI mare.   L’Europa ci dice a, attenzione, non abbandonate questa tradizione . Giusto per dare un’idea, il Pil e l’impatto dell’economia del mare a livello nazionale è rilevante. Parliamo del 3, tre e mezzo di Pil del nostro Paese”.