Terrasi (UniCT), “l’innovazione tenuta nel cassetto per mesi non è più innovazione”

La Sicilia ha tutte le fonti di energia pulita. Le risorse ci sono, perchè non siamo la terra più ricca del mondo? E’ colpa dell’innovazione ad andamento lento. Un paradosso, perchè dalla nostra parte abbiamo tutta la forza della natura per dare alla Sicilia energia pulita. Adesso la Regione ci prova di nuovo. E’ questa la scommessa della strategia regionale dell’Innovazione. Uno dei sette ambiti del documento licenziato dalla regione è proprio dedicato all’Energia. Ed è una bella responsabilità per Antonio Terrasi – docente di Fisica Sperimentale all’Università di Catania – che ha sulle proprie spalle la governance di quello specifico asse.

I mille volti complessi dell’energia

Non è un compito semplice perchè, spiega Terrasi, ” il settore energetico è piuttosto complesso, più che complicato, perché è un settore nel quale confluiscono moltissime competenze che vanno da quelle primarie, che riguardano i materiali, poi ci sono gli oggetti che servono a produrre o a gestire l’energia o a distribuirla alle nuove tecnologie che si occupano della distribuzione, della gestione intelligente delle varie fonti energetiche”.

Una volta il compito era più semplice, per un motivo abbastanza banale: il ristretto numero di fonti energetiche, come petrolio, il carbone e il gas per poter avere risparmio energetico. “Con la rivoluzione, con la tecnologia, con lo sviluppo scientifico – ricorda il docente – si sono aggiunte nuove forme di energia. Oggi le energie a cui guardiamo sono le cosiddette rinnovabili e quelle che ci permettono di rispondere al fabbisogno energetico sia con grandi quantitativi di energia non inesauribile o perlomeno di grande durata, sia con fonti energetiche che non siano troppo pesanti dal punto di vista dell’impatto sull’ambiente, sulla società, sui costi e quant’altro. Quindi è un un ambito variegato in cui tante competenze, tante professionalità si incrociano”.

La scienza dei materiali e l’energia

Terrasi svela alcuni segreti del mestiere. “Io sono un fisico, noi fisici ci occupiamo della scienza dei materiali, studiamo i fenomeni di base per capire come funziona un impianto fotovoltaico piuttosto che un impianto destinato alla produzione idrogeno dalla scissione dell’acqua con il cosiddetto water splitting. Puntiamo a tecnologie che devono essere sempre più pulite e non richiedere l’utilizzo di combustibili fossili o ad altre forme di energia più più complesse. Possiamo anche pensare adesso alla fusione. Ormai si parla sempre più spesso di traguardi raggiunti con la fusione nucleare, che è ancora molto al di là da diventare un’applicazione pratica. Si stanno aprendo nuove nuove possibilità e nuove strade.

E l’energia in Sicilia, che strade sta percorrendo? “In Sicilia abbiamo lato la fortuna di avere una terra ricca di fonti di energie rinnovabili, come ovviamente il sole, l’acqua e il vento, che attualmente, è maggiore fonte di energia rinnovabile. Se da un lato questo ha suscitato un po’ di malumore, perché a volte si vedono dei paesaggi che sembrano un deturpati da queste grandissime pale eoliche, dall’altro c’è da dire che però a volte noi italiani siamo particolarmente bravi a darci la zappa sui piedi, per cui non c’è nessun bisogno di pensare che un sistema del genere possa deturpare o possa rovinare o possa in qualche modo anche modificare le condizioni ambientali in maniera tale da arrecare dei danni. Poi il fotovoltaico, che è sempre più in crescita, attualmente è sempre più affiancato all’agricoltura. Cioè, il fotovoltaico deve in qualche modo rispettare le esigenze del territorio e della produzione agroalimentare, quindi non deve andare a disturbare troppo quei terreni, a modificare troppo quella parte di territorio che deve anche servire per la produzione agricola in generale”.

Risorse spese lentamente

“Quello che posso dire nella mia esperienza di consulente su questi tavoli, sia regionali che a volte nazionali, che riguardano l’energia, è che in Sicilia ci sono tutte le condizioni per continuare un lavoro già iniziato e di grande qualità. La formazione di base è quella che danno le università, è di altissimo livello e questo avviene anche grazie al fatto che in Sicilia ci sono alcune realtà industriali molto grosse con le quali le università, non solo l’Università di Catania, hanno interazioni molto consolidate. È sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo in particolare nel territorio catanese, con St Microelectronics che non fa direttamente energia, ma crea dispositivi che servono a quelli che si chiamano dispositivi di potenza. In più abbiamo anche la fabbrica 3Sun di Enel Green Power, per la produzione di pannelli solari. E sarà l’unica Gigafactory europea quando verrà tra pochi mesi messa in funzione, cioè una fabbrica che ha come gol finale come obiettivo la produzione di gigawatt di energia fotovoltaica in un anno.

Ma se tutto va bene, quali sono allora i problemi da risolvere? Sono mancate le risorse o cosa altro è successo???

“Le risorse ci sono state, anche in passato e, dal mio punto di vista, non sono state debitamente utilizzate, almeno non con i tempi giusti. Il problema dell’innovazione è la velocità. Forse è il più importante nella tecnologia. Innovazione significa velocità. Se io riesco ad avere un progetto innovativo e lo tengo nel cassetto per più di sei mesi, un anno, un anno e mezzo, quel progetto non è più innovativo. Bisogna avere la capacità di innovare, ma anche quella di immettere sul mercato l’innovazione in tempi rapidi. Quando si perdono mesi per poter portare avanti un brevetto per vari motivi, ovviamente non serve a nulla. la vera domanda è: la politica, non solo siciliana, è in grado di sostenere il lavoro degli innovatori?