Urso, “Con il telescopio Flyeye la Sicilia parteciperà all’avventura spaziale europea”
News - 05/06/2025
di Redazione
Il telescopio Flyeye dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha compiuto il suo primo “sguardo” verso il cielo, segnando l’inizio di una nuova fase nel monitoraggio degli oggetti vicini alla Terra (NEO). Attualmente installato temporaneamente presso il Centro di Geodesia Spaziale dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) a Matera, il telescopio sarà successivamente trasferito sulla cima del Monte Mufara, in Sicilia, da dove contribuirà alla sorveglianza globale del cielo terrestre.
Il ruolo strategico della Sicilia
Il Monte Mufara, nel Parco delle Madonie, è stato selezionato come sede definitiva del telescopio Flyeye per le sue condizioni ottimali di osservazione astronomica. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy e Autorità delegata alle Politiche spaziali e aerospaziali, Adolfo Urso, ha commentato:
«Da Matera al Monte Mufara per sorvegliare i cieli: con il telescopio Flyeye anche la Sicilia parteciperà all’avventura spaziale europea. Oggi, grazie all’avvio del progetto elaborato da ESA e OHB Italia, si apre una nuova prospettiva nel modo in cui esploriamo il cielo alla ricerca di nuovi asteroidi e comete vicini alla Terra. Grazie a chi ci ha sempre creduto».
Tecnologia innovativa per la difesa planetaria
Ispirato alla struttura dell’occhio composto di una mosca, il telescopio Flyeye è stato progettato da ESA e OHB Italia per catturare in una singola esposizione una porzione di cielo oltre 200 volte più ampia della Luna piena. Questa caratteristica consente al telescopio di osservare automaticamente il cielo ogni notte, senza necessità di intervento umano, individuando nuovi asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra.

Ernesto Dölling, Project Manager del progetto Flyeye, ha dichiarato:
«In futuro, una rete composta da quattro telescopi Flyeye, distribuiti tra l’emisfero settentrionale e meridionale, collaborerà per incrementare ulteriormente la rapidità e l’accuratezza di queste indagini automatiche del cielo, riducendo al contempo la dipendenza dalle condizioni meteorologiche favorevoli in ciascun sito».
Richard Moissl, responsabile del Planetary Defence Office dell’ESA, ha aggiunto:
«Individuare tempestivamente gli asteroidi che potrebbero rappresentare una minaccia, ci consente di avere più tempo per valutarne i rischi e, se necessario, predisporre una risposta adeguata. I telescopi Flyeye dell’ESA fungeranno da sistema di allerta precoce e le loro scoperte saranno condivise con l’intera comunità internazionale impegnata nella difesa planetaria».
Le caratteristiche di Flyeye
Il telescopio Flyeye è dotato di uno specchio primario di un metro di diametro, capace di raccogliere efficacemente la luce proveniente dallo spazio. Questa luce viene poi suddivisa in 16 canali separati, ciascuno dotato di una camera in grado di rilevare oggetti estremamente deboli. Questo design ottico unico consente osservazioni simultanee ad alta sensibilità su una vasta area del cielo.
Roberto Aceti, Amministratore Delegato di OHB Italia, ha affermato:
«Il design ottico unico del telescopio Flyeye è ottimizzato per effettuare ampie campagne osservative del cielo, garantendo al contempo un’elevata qualità dell’immagine su tutto il campo visivo».
Il funzionamento
Durante le operazioni, la programmazione delle osservazioni del Flyeye verrà ottimizzata tenendo conto di fattori quali la luminosità lunare e l’attività di altri telescopi di sorveglianza, come gli ATLAS finanziati dalla NASA, lo Zwicky Transient Facility e il futuro telescopio Vera Rubin, utilizzando i dati disponibili presso il Minor Planet Center.
Eventuali nuove rilevazioni di asteroidi da parte dei telescopi Flyeye saranno verificate dal Centro di Coordinamento per i NEO (Near-Earth Object Coordination Centre) dell’Agenzia Europea, che provvederà a trasmettere i dati al Minor Planet Center, il centro di riferimento mondiale per l’osservazione degli asteroidi. Gli astronomi potranno così effettuare osservazioni di follow-up per valutare con maggiore precisione l’eventuale pericolo di questi oggetti per la Terra.