Uno dei progetti candidati al Premio Innovazione Sicilia è il Museo/Laboratorio di Arte Moderna, destinato agli ipovedenti e a chi soffre di cecità, presentato nell’ambito della Strategia regionale S3 “Turismo, cultura e beni culturali”.
Il museo/laboratorio candidato ha l’obiettivo di creare inclusione e guidare il visitatore ipovedente durante la visita, accompagnandolo nel contatto con le mani sulle opere. Al termine del percorso i visitatori saranno chiamati a esprimere le proprie emozioni e realizzare un’opera pittorica ispirata a ciò che hanno percepito durante la visita della mostra.
Ne abbiamo parlato con la sua ideatrice Nicoletta Militello, maestra d’arte, pittrice e titolare di un laboratorio di nome Artes a Palermo, dove si tengono già corsi di disegno e tecniche pittoriche.
“Da diversi anni svolgo vari corsi di disegno, di pittura e soprattutto ho scelto di occuparmi di ragazzi disabili e normodotati. Il progetto presentato si rivolge soprattutto alle persone che hanno difficoltà nel vedere i quadri come gli ipovedenti e i ciechi. Siccome ho fatto delle mostre con delle persone che erano ipovedenti, c’è stata per me una sorta di folgorazione perché mi sono chiesta ‘ma come fanno loro a vedere le nostre opere?’. E allora ho pensato di realizzare delle opere materiche, cioè tridimensionali, in modo tale da poter toccare e capire la materia e il colore e attraverso la nostra voce riuscire a capire ciò che stanno toccando”.
“Qualche anno fa – ha spiegato Nicoletta Militello – siccome a sud non ci sono questi spazi dedicati a questi ragazzi e a queste persone ipovedenti o cieche e quindi io ho pensato di realizzare una mostra con i miei quadri o in collaborazione con altri artisti che hanno a cuore questa fetta di società, che viene emarginata e di creare quindi una sorta di mostra tridimensionale dove i ragazzi e gli adulti normodotati non vedenti possano toccare durante la visita e creare al termine della visita un corso per far realizzare loro delle opere, in modo tale da dare spazio alle loro emozioni e sentirsi integrati”.
Il progetto contrariamente al sentire comune, secondo cui un’opera d’arte va sempre ammirata e osservata a distanza, con la costante raccomandazione “non toccare” e non “fotografare”, introduce il concetto di accostarsi a un quadro attraverso il tatto, e quindi di un’arte meno eterea, ma altrettanto comunicativa e ricca di emozioni.
“La mostra è un modo per integrare questi ragazzi all’interno della società attraverso l’arte, perché l’arte è terapeutica e arriva proprio al cuore, all’anima delle persone, sia alle persone ipovedenti, sia alle persone che sono sensibili a questa tematica”.
“Il progetto – spiega Militello – è originale perché al Sud non esistono questi tipi di corsi ed è realizzabile perché io ho un laboratorio molto ampio dove potrei dare vita a questa mostra con i miei quadri o insieme ad altri artisti e creare questa mostra aperta a tutti, anche se è dedicata soprattutto a loro perché devono assolutamente capire cosa c’è dietro un quadro e la sua lavorazione e riuscire loro stessi a realizzarlo. È un progetto che ho a cuore da diversi anni, perché purtroppo la nostra società tende a emarginare tantissimo le persone, che hanno delle disabilità e sono molto sensibile a questo tipo di tematica”.
Questo contenuto è stato scritto da un utente della Community. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.