L’Australia vuole diventare player dell’innovazione e chiede più rapporti con l’Italia

L’Australia ha tutte le carte in regola per proporsi come nuova frontiera dell’innovazione a livello mondiale. Nonostante una popolazione di appena 25 milioni di abitanti, pari allo 0,3% della popolazione globale, il paese oceanico contribuisce al 4% della produzione scientifica mondiale, investendo circa il 2% del PIL in ricerca e sviluppo. Il governo federale ha identificato proprio nell’innovazione e nel trasferimento tecnologico i motori principali per trainare la ripresa post-pandemia, incrementando in modo sostanziale i finanziamenti per la ricerca scientifica e lo sviluppo di nuovi settori ad alto contenuto tecnologico. L’obiettivo è quello di favorire la diversificazione dell’economia, rendendola meno dipendente dalle tradizionali industrie mineraria ed estrattiva. Già prima della pandemia, l’Australia aveva intrapreso un percorso di modernizzazione della propria economia, con ingenti investimenti nella ricerca avanzata e nelle tecnologie emergenti. La crisi Covid-19 non ha fatto altro che accelerare questo processo, evidenziando l’importanza di puntare su settori innovativi e ad alto valore aggiunto per garantire una crescita sostenuta e duratura. L’obiettivo dichiarato è quello di fare dell’Australia una superpotenza globale dell’innovazione. Di tutto parla Carmelo Cutuli, un comunicatore esperto in relazioni esterne ed istituzionali con esperienza internazionale e Presidente Sud Italia di Confassociazioni in un incontro promosso al Senato della Repubblica per la nascita della sezione Confassociazioni Australia.

Il ruolo delle Università

“In questa strategia di lungo termine, un ruolo chiave spetta alle università australiane, da sempre fucine di talenti e avamposti dell’innovazione. Sette atenei australiani sono classificati tra i primi 100 al mondo, con il predominio degli istituti situati nelle aree metropolitane di Sydney e Melbourne”, dice Cutuli, “la Australian National University di Canberra, la University of Melbourne e l’University of Sydney sono stabilmente nelle prime 40 posizioni del QS World University Ranking, grazie ad una combinazione di ricerca d’eccellenza, forte internazionalizzazione e strette collaborazioni con l’industria sia locale che globale. Questi atenei fungono da poli di attrazione per studenti talentuosi e docenti di alto profilo provenienti da tutto il mondo, alimentando quel circolo virtuoso di creatività e competenze che rende l’Australia uno dei paesi più innovativi del pianeta”. Ma non solo “oltre agli ingenti finanziamenti alle università, pari a 1 miliardo di dollari australiani solo per il 2020, il governo ha significativamente incrementato i fondi per gli enti di ricerca nazionali, come il CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation) e Geoscience Australia. Il CSIRO, vera e propria istituzione con oltre 5500 impiegati e sedi in tutto il territorio nazionale, ha ricevuto circa 500 milioni di dollari aggiuntivi per condurre ricerche d’avanguardia in collaborazione con le aziende, soprattutto nei settori ICT, biotecnologie e materiali avanzati.Anche il programma di esplorazione mineraria di Geoscience Australia è stato potenziato in modo sostanziale, per sfruttare tecniche all’avanguardia di mappatura del sottosuolo alla ricerca di nuovi giacimenti e terre rare”.

I settori strategici

I finanziamenti pubblici si concentrano su alcuni settori ritenuti strategici per il futuro del paese e che presentano maggiori potenzialità di crescita: energia, aerospazio, difesa, manifattura avanzata, scienze della vita, agrifood, ambiente. “Proprio in questi ambiti l’Australia punta ad affermarsi come leader mondiale nei prossimi anni. Nell’energia l’obiettivo è quello di completare la transizione verso le rinnovabili, sfruttando le immense risorse solari e le competenze maturate nelle tecnologie fotovoltaiche”, spiega Cutuli. Nello spazio, l’Australia punta a ricoprire un ruolo globale sia nell’osservazione della Terra che nell’esplorazione astronomica, “settori in cui vanta già eccellenze assolute come l’agenzia governativa CSIRO”. La robotica e l’intelligenza artificiale sono al centro della strategia per rilanciare il manifatturiero e renderlo più avanzato e automatizzato. Le biotecnologie e le scienze omiche guideranno invece gli sforzi nel campo della salute, per combattere le principali patologie moderne. Infine, nell’agrifood l’obiettivo è potenziare agricoltura di precisione, packaging innovativi e alimenti funzionali.

Le collaborazioni con l’Italia

E quali sono i rapporti con l’Italia? In questa roadmap verso l’innovazione, “l’Australia guarda anche all’Italia come partner strategico, con il quale condivide competenze e interessi in numerosi ambiti tecnico-scientifici”, sostiene Cutuli. “Le collaborazioni si stanno infatti intensificando sia a livello di università e istituti di ricerca che di aziende high-tech”, spiega, “esempi virtuosi sono i progetti congiunti tra ENEA e ANU nel settore energetico, gli accordi tra ASI e le agenzie spaziali australiane, le partnership tra INAF e Università australiane nella radioastronomia e nel progetto SKA. Anche nella fisica delle alte energie (con INFN) e nella caratterizzazione dei materiali (con Elettra Sincrotrone) sono attivi rapporti bilaterali molto produttivi, che potranno ulteriormente consolidarsi in futuro”. “In definitiva”, conclude, ” “grazie agli ingenti investimenti pubblici, alle eccellenze accademiche e ad un ecosistema favorevole a start-up e imprese innovative, l’Australia ha buone possibilità di ritagliarsi un ruolo di primo piano nello scenario tecnologico internazionale dei prossimi anni. La collaborazione con realtà come quella italiana, all’avanguardia in molte nicchie di innovazione, potrà facilitare questo processo di affermazione”.