Pietro Navarra, docente universitario ed economista italiano (con un passato abbastanza recente al servizio della politica), è l’ospite della quarta puntata di Archimede, il talk di Innovation Island, condotto da Carlo Amenta e Sebastiano Bavetta. Ne abbiamo approfittato per un’intervista preliminare. Per l’ex Rettore dell’Università di Messina, parlare di innovazione non ha senso se non si mette al centro la persona.
Per Navarra, “la regola che vale sempre è che il motore di qualsiasi sviluppo, di qualsiasi progetto di sviluppo umano, sociale, economico è sempre la persona. Non fanno eccezione l’innovazione, lo sviluppo e l’innovazione tecnologica. Non fa eccezione perché sono centrali le persone, gli innovatori ed è lì che bisogna andare a guardare, non tanto alle imprese ma ai singoli innovatori. È lì che bisogna andare a guardare, è lì che bisogna puntare. Sono gli innovatori le la risorsa sulla quale investire”.
L’economista – formatosi nelle più prestigiose Università statunitensi – sottolinea la superficialità con cui spesso si guarda all’Innovazione (da parte del mondo pubblico e privato),senza considerare il concetto di network: “In Sicilia ci sono tantissimi innovatori, nei loro confronti non viene rivolta la sufficiente attenzione nessuno li va a trovare nessuno li va a scovare ma ce ne sono tanti non soltanto sono innovatori che stanno in Sicilia ma che hanno un network di relazioni con altri innovatori in giro per il mondo molto, molto diffuso”.
Innovazione, poi, non ha valore se non si relazione a un sistema di connessioni globali. “Tenete presente che l’innovazione in quanto tale non significa niente se non è collegata al sistema di connessioni globali perché il sistema di connessioni globali dà valore all’innovazione e l’innovazione dà valore al sistema delle connessioni globali”.
Navarra lancia un alert sulla rarefazione degli investimenti sulla conoscenza. Italia – e dunque anche la Sicilia – su questo fronte – è un po’ la Cenerentola a livello globale: “Noi non siamo molto attenti alla conoscenza al valore della conoscenza. Basta vedere l’investimento in conoscenza che il mondo pubblico e quello privato fanno nel nostro Paese se confrontato con Paesi molto più avanzati da questo punto di vista, come gli Stati Uniti o qualche Paese europeo come la Germania. Noi siamo veramente la Cenerentola d’Europa, per un problema culturale perché non capiamo non abbiamo la sensibilità non riusciamo ancora ad apprezzare il valore e lo straordinario valore della conoscenza che oggi rispetto a cent’anni fa è enormemente superiore”.