Open Data, AI e trasparenza: PalermoHub e l’innovazione che nasce dal basso

“Mancano i dati”, “Servono strumenti per interpretarli”. Quante volte abbiamo sentito ripetere queste frasi quando si parla di trasparenza e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione? Eppure, in Sicilia, c’è chi ha smesso di aspettare interventi dall’alto e ha scelto di agire.

Una comunità di attivisti, funzionari pubblici, sviluppatori e civic hacker ha creato PalermoHub, un laboratorio civico, che dal 2017 dimostra come l’innovazione possa nascere dal basso, attraverso l’uso intelligente degli open data e delle competenze diffuse sul territorio.

Per comprendere meglio questa esperienza, abbiamo intervistato Giovanbattista Vitrano, membro attivo di OpenData Sicilia (community nata per iniziativa di Andrea Borruso, Andrea Nelson Mauro e Nino Galante) e principale animatore di PalermoHub, oggi disponibile online in una veste rinnovata.

Nel suo racconto emerge una visione chiara: quella di una comunità che non si limita a chiedere trasparenza, ma la costruisce giorno dopo giorno, trasformando i dati pubblici in strumenti di conoscenza e partecipazione.

Dati pubblici, ma non sempre accessibili

Per legge, ogni amministrazione pubblica è tenuta a rendere accessibili i dati che produce. Si tratta dei cosiddetti Open Data: informazioni generate da enti pubblici (ministeri, regioni, comuni), che devono poter essere consultate, riutilizzate e condivise liberamente da chiunque. L’obiettivo è quello di trasformare gli archivi istituzionali in una risorsa comune, capace di alimentare trasparenza, innovazione e nuovi servizi.

Come spiega Vitrano, in realtà, questi dataset sono spesso difficili da reperire, frammentati, obsoleti o pubblicati in formati tecnici che li rendono inutilizzabili. È come avere un archivio aperto, ma senza chiavi per entrarci.

Ed è proprio qui che entra in gioco PalermoHub, un vero e proprio laboratorio di democrazia digitale, che raccoglie i dati pubblici esistenti, li ripulisce, li riorganizza e li trasforma in mappe interattive e dashboard che rendono visibili i fenomeni urbani in modo chiaro e leggibile.

“Il nostro obiettivo” – racconta Vitrano – “è rendere i dati comprensibili a chiunque: cittadini, giornalisti, tecnici, amministratori. Non servono grandi budget: bastano metodo, costanza e la voglia di condividere”.

Cos’è e cosa fa PalermoHub

PalermoHub non è un semplice portale, ma un archivio vivo e in continua evoluzione. Raccoglie e visualizza informazioni che la pubblica amministrazione dovrebbe già fornire con chiarezza, ma che spesso restano sepolte nei database. Le sue mappe spaziano dai fondi del PNRR ai piani regolatori, dagli incidenti stradali alla gestione idrica nei quartieri di Palermo.

Un esempio emblematico è la mappa del Piano Regolatore Generale di Palermo: grazie ai dati georeferenziati ottenuti dal Comune, la piattaforma consente di cliccare su una particella catastale e visualizzare vincoli, destinazioni d’uso e riferimenti normativi, generando automaticamente un PDF con le informazioni. Uno strumento ormai indispensabile per tecnici e professionisti, ma nato da un lavoro interamente volontario.

Un altro progetto chiave riguarda la sicurezza stradale. Utilizzando i dati sugli incidenti fino al 2022, il team ha realizzato una dashboard che mostra le strade più pericolose, gli orari e i giorni a rischio. “Uno strumento” – spiega Vitrano – “che potrebbe orientare le politiche del Comune, ma troppo spesso i dati restano fermi, inutilizzati. Noi proviamo a dimostrare quanto possono essere preziosi”.

Durante la crisi idrica, quando l’AMAP annunciava le interruzioni per “distretti tecnici”, categorie incomprensibili per la maggior parte dei cittadini, OpenData Sicilia ha chiesto e ottenuto i poligoni di riferimento. Da lì è nata una mappa semplice e consultabile, capace di mostrare chi, dove e quando sarebbe rimasto senz’acqua.

E poi c’è l’Atlante delle carte tecniche e storiche di Palermo, tra i progetti più amati: una mappa che permette di sovrapporre cartografie d’epoca e immagini attuali, restituendo la trasformazione della città nel tempo. Nata come esperimento, oggi è utilizzata quotidianamente da ricercatori e professionisti.

Quando l’IA e la tecnologia incontrano la visione collettiva

PalermoHub non è solo un archivio di dati, ma un laboratorio di sperimentazione. Negli ultimi anni, la community ha integrato l’intelligenza artificiale per semplificare la lettura e la gestione delle informazioni. Dalle interfacce per filtrare dataset complessi, alle query geografiche automatizzate, l’AI viene impiegata come strumento per rendere più accessibile e dinamica la conoscenza.

Un caso concreto è la mappa demografica del centro storico, che visualizza indicatori come tasso di istruzione e densità abitativa. “Non sempre i dati sono perfetti” – precisa Vitrano – “ma anche con margini di errore riusciamo a restituire tendenze significative, che aiutano a capire meglio la città”.

PalermoHub mostra che l’innovazione civica non è una questione di tecnologia, ma di visione collettiva. Tre sono i principi che guidano questa esperienza:

  • La visualizzazione è parte del valore del dato. Senza interfacce intuitive, anche il miglior dataset resta un archivio muto;
  • Le community civiche possono affiancare (e stimolare) le istituzioni. PalermoHub dimostra che cittadini competenti e motivati possono costruire strumenti pubblici efficaci, spesso più rapidi e utili di quelli ufficiali;
  • Open source e intelligenza artificiale sono un acceleratore di impatto. Tecnologie accessibili che trasformano dati grezzi in valore sociale.

Oggi la piattaforma conta quasi 200 mappe e strumenti interattivi, nati da quello che all’inizio era solo “uno scatolone digitale” di link e appunti, la prova che la conoscenza condivisa può generare innovazione reale.

Ogni città ha dati, problemi da affrontare e cittadini competenti. Ciò che spesso manca non sono le risorse, ma la connessione tra le parti: una rete civica, strumenti aperti e un’amministrazione pronta ad ascoltare. “Il nostro lavoro è volontario” – conclude Vitrano – “ma il valore sociale che genera è enorme. I dati pubblici non devono restare chiusi in PDF: devono diventare strumenti per capire, decidere e migliorare la vita di tutti”.

PalermoHub e OpenData Sicilia dimostrano che si può innovare dal basso, con passione, metodo e perseveranza. Non servono milioni: servono rete, metodo e visione. E quando questi tre elementi si incontrano, i risultati parlano da soli.

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