Perdichizzi, “ZES è occasione per le start up del Sud Italia”

“Collaborazione e condivisione” siano le parole per 2024 per quel che riguarda le start up, le nuove imprese e l’innovazione. Lo dice Antonio Perdichizzi, ceo di Isola Catania, lo spazio aperto nato nel cuore del capoluogo etneo con l’intento di aggregare una comunità di innovatori nel corso di un talk di Innovation Island.

“Sarà un anno di grande competizione”

“Il 2024 è un anno in cui ci dobbiamo rimboccare tanto le maniche: ci sono tantissime prospettive favorevoli a partire dalla nuova zona economica speciale per tutto il Sud che ci darà sicuramente tanti vantaggi, ma anche una enorme competizione con tutte le altre regioni”. Per cui secondo Perdichizzi il 2024 non può che non essere nell’ottica della “collaborazione e della condivisione” perché “non possiamo lasciare nessuno indietro e le migliori energie positive devono legarsi insieme. Diciamo sempre che ci piace costruire una comunità di luoghi, persone e organizzazioni straordinarie. Abbiamo bisogno di uno sforzo straordinario, di persone che ci credano oltremodo e che siano straordinariamente competenti, che abbiamo delle sfide grandi e dobbiamo fare di nuovo lavorare con i migliori e con chi ne ha più voglia”. La metafora dell’arcipelago sembra la più calzante.

Insieme per fare sistema

Per raccogliere queste opportunità serve fare sistema. “A volte siamo solo tante isole, ma dobbiamo pensare insieme da arcipelago”, continua Perdichizzi, “darci forza, condividere una visione e essere molto concreti e operativi per provare a ricostruire l’ecosistema siciliano per l’innovazione. Perché credo che si tratti proprio di questo ricostruire, ripartire e prenderci il posto che meritiamo”. Ripartire perché c’è stato uno stop: “è successo qualcosa di abbastanza particolare”, spiega ancora nel talk con Innovation Island, “una decina, quindicina di anni fa eravamo partiti bene. Sia il settore privato che quello delle università avevano colto l’opportunità che veniva dall’innovazione”. Adesso perà c’è stato uno stop: “una delle tante risultanze negative del fenomeno dell’allontanamento dei giovani dalla Sicilia. Molte persone, molti talenti, hanno deciso di spostarsi, di creare le loro avventure imprenditoriale o lavorative altrove. E forse ci è mancata un po quella infrastruttura e quelle persone che ci potessero aiutare a tenere il ritmo di tutti gli altri ecosistemi nazionali che sono andati avanti e hanno creato tutta la filiera di cui c’è bisogno: dal mondo delle università o addirittura prima delle scuole, passando per il mondo dei capitali, ma soprattutto di quegli abilitatori, acceleratori, incubatori, network di business angels o fondi che insieme possono favorire l’emersione delle nuove imprese e poi sostenere queste nuove imprese nella fase di nascita e di crescita. Questo credo che sia un pò mancato e adesso dobbiamo interrogarci su cosa vogliamo fare”. “Potremmo essere un luogo straordinario per attrarre startup a scala da altre parti d’Italia e del mondo, magari d’Europa, perché ci sono delle condizioni molto favorevoli relativamente ai talenti ma anche alle condizioni più generali di fiscalità, di supporto alle imprese”, spiega il ceo di Isola Sicilia, “tengo a dire anche che forse dovremmo occuparci anche di un’impresa nuova, ma un po più tradizionale. C’è tantissimo da fare nel mondo del terzo settore, c’è tantissimo da fare nell’impresa che potremmo definire tradizionale in settori come l’agricoltura, il turismo. C’è bisogno di fare nascere non nuove imprese ma una nuova generazione di imprenditori”.