Progetti 2023

La ‘Città della Gioia Universale’: un distretto creativo per la Sicilia

Tra i progetti presentati al Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della Strategia S3 “Smart cities & communities” c’è anche la "Città della Gioia Universale”. Il progetto nasce con l’obiettivo di offrire al variegato e universale mondo degli operatori artistici, dei collezionisti e degli appassionati di arte, un’idea della Sicilia intesa come “luogo ideale di produzione e divulgazione artistico-culturale”, capace di favorire l’interscambio e la coesione tra gli stessi operatori, e tra questi e le istituzioni, per lo sviluppo e la diffusione della loro produzione artistica nel mondo, prediligendo e valorizzando la qualità certificata e l’eccellenza. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore Piero Franco Spaticchia, docente di Storia dell’arte e disegno e giornalista pubblicista, originario di Capo d’Orlando. “Io sono impegnato sul territorio in senso sociale, artistico e culturale e da tempo ho elaborato un piano di sviluppo territoriale con il quale sarebbe possibile poter mettere insieme, integrare 42 comuni dell’Area Territoriale Tirreno-Nebrodi. Si tratterebbe di un progetto pilota, che partendo da questi 42 comuni, omogenei per identità, cultura, tradizioni, consentirebbe di creare una vera e propria armonia tra i produttori di arte e cultura e il patrimonio culturale artistico già esistente, che in questo modo non sarebbe solo tutelato, ma anche promosso, valorizzato e ricondotto su una dimensione di sviluppo e di produttività e anche verso una possibile internazionalizzazione”. “Questo progetto di sviluppo – prosegue Spaticchia – tiene conto di vari ambiti, ma noi ne abbiamo estrapolato soltanto uno quello del distretto creativo 1. Praticamente con questo distretto creativo noi abbiamo la possibilità, attraverso la firma di un protocollo d'intesa fra i vari Comuni di poter sollecitare e stimolare tutti i produttori e giovani e artisti e creativi che fanno parte di un circuito digitale e informatico e poter creare in Sicilia quell’humus ideale per poter poi esportare anche l'arte e la produzione artistica, chiaramente con specifici protocolli di qualità, in modo tale che questa garanzia possa sostenere una possibile domanda di arte e di cultura che in Sicilia potrà essere arricchita non solo dalla creatività, ma anche da un valore aggiunto: la nostra capacità di interazione, di integrazione e di sostegno”. Secondo Spaticchia non si tratta di immaginare l’idea solo da un punto di vista economico, ma intenderla come una “proposta culturale a base identitaria che parte dalla Sicilia e si può diffondere in tutto il mondo con i mezzi che abbiamo. E per questo motivo io ho chiamato l'idea ‘Città della Gioia Universale’, perché produrre gioia significa produrre bellezza e la bellezza è necessaria al mondo intero”. “Per farlo ho iniziato creando queste città e questa 'Città Universale della Gioia', prima sui social, con 20 pagine su Facebook e Instagram, con l’obiettivo di sviluppare in futuro il progetto a livello territoriale, potendo contare sulle necessarie risorse. I 42 Comuni in questo modo diventerebbero distretto città. Il progetto sarebbe così innovativo non soltanto per la metodologia, ma anche dal punto di vista strutturale e potrebbe offrire ai giovani diverse possibilità, sogni e nuovi input", nel territorio in cui sono nati e cresciuti. “Il progetto è originale per la sua metodologia e l'impatto che potrebbe avere sulla società, ma anche sostenibile dal punto di vista sociale. Coinvolgerebbe infatti le popolazioni di questi 42 territori (parliamo di 120.000 abitanti)”. Infine, dal punto di vista della realizzabilità – conclude Spaticchia – sarebbe solo da implementare, correggere e rendere più e professionale per la sua effettiva realizzazione. Bisogna crederci e far comprendere alle istituzioni l’importanza di questo progetto di sviluppo territoriale”.

Cube Selection, un viaggio sensoriale alla scoperta dei sapori della Sicilia

Cube Selection è uno dei progetti candidati al Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della Strategia S3 “Agroalimentare”, un’idea innovativa che consiste nel racchiudere in un box un paesaggio, un’atmosfera, un’ambientazione unica di ispirazione siciliana. Al momento sono stati ideati 8 cubi, Bronte, Etna, Favignana, Marzamemi, Modica, Pantelleria, Taormina e Trapani, pensati come oggetti sostenibili che, una volta utilizzati, possono essere esposti e magari collezionati, in quanto riescono a rievocare la bellezza e la magia della Sicilia stimolando contemporaneamente tutti i sensi. Non si tratta, infatti, solo di cibo ma di una vera e propria esperienza. Ne abbiamo parlato insieme a Michele Sabatino, titolare della società che porta lo stesso nome del progetto: “Il mio nome è Michele Sabatino e nella vita faccio tante cose nella vita, come dedicarmi all’insegnamento all'Università di Potenza, anche se sono di Enna. Ho insegnato per tanti anni politica economica e oggi faccio il manager e seguo il progetto ‘Cube selection’". In particolare, "Cube Selection s.r.l." è una "società del settore food, una microsocietà in realtà. Il nome dell'azienda deriva dall'idea, che consiste nel mettere in un box a forma di cubo il meglio che la Sicilia può offrire in termini di food. Chiaramente parliamo di prodotti non deteriorabili almeno in questo primo step”. “I cubi – ci spiega Sabatino – sono personalizzati. In questo momento ce ne sono otto, a seconda del sound del territorio scelto, quindi, l'Etna dà il senso del vulcano e quindi c'è il peperoncino, nel cubo di Pantelleria troviamo, invece, il pesce, mentre in quello di Bronte il pistacchio. Da 8 se ne potrebbero riproporre 88. Al momento siamo ancora in una fase di elaborazione". L’obiettivo è quello di "vendere online tramite la piattaforma Cube Selection, ma anche offline. Ci stiamo sperimentando anche su tutto ciò che richiama il turismo in Sicilia. Il turista arriva in un hotel, vede il cubo e se lo porta a casa. Poi ritorna il desiderio del sound della Sicilia, degli odori, dei sapori ed ecco che compra il cubo online online sfruttando la nostra piattaforma e-commerce, già operativa. L'ambizione è quella di andare oltre i confini della Sicilia”.   “L'idea nasce da lontano – prosegue Sabatino – da diversi contatti ed esperienze. Il cubo ha fatto tanti percorsi essendo stata un'idea trasferita, discussa e oggi, in effetti, abbiamo avuto la possibilità di avere un finanziamento da parte della Regione Siciliana, che ci ha consentito di trasformare un'idea in progetto che stiamo implementando, che è sostenibile e che si vende. Il progetto in termini di start up ha visto un investimento da parte dei nostri soci e della Regione, rientrando in un programma di finanziamento ed è un progetto sostenibile perché chiaramente è un prodotto, che si vende e speriamo di farlo sempre di più e quindi di avere un feedback dell'investimento”. Il progetto è anche originale. “L’originalità sta nel mettere in un cubo un’isola, un territorio. Ci sono esperienze simili, ma non nel settore food, non c'è un cubo sulla Sicilia e sui prodotti della Sicilia. Speriamo che l’impatto sulla società sia sconvolgente e che le persone si possano innamorare di questo prodotto, per cui l'impatto lo valuteremo in corso d'opera. Per onestà professionale devo dire che l'impatto ad oggi sicuramente c’è. Noi l'abbiamo proposto a degli albergatori, adesso siamo su alcuni alberghi di Taormina e Cube Selection ha avuto un impatto positivo. Molte persone lo vedono e addirittura lo propongono per il matrimonio come regalo da dare ai partecipanti all'evento”. I cubi si prestano ad infinite occasioni d’uso, sono un regalo perfetto per un'occasione speciale come una festa o una cena tra amici, un'idea innovativa che sostituisce la classica bomboniera ai matrimoni, un perfetto cadeau da consegnare ai relatori di un convegno o di un meeting aziendale e un souvenir da portarsi dietro dopo un viaggio in Sicilia. “Oggi – conclude Sabatino – noi abbiamo bisogno di essere sostenuti e per noi un premio come questo è anche un modo di riconoscere un progetto che è pronto a decollare. La piattaforma è già visibile online e il cubo è acquistabile. Tra questi c’è l’Etna, Favignana, Bronte, Pantelleria, Taormina e Trapani e via dicendo. Stiamo lavorando anche al cubo di Enna e speriamo che il premio possa aiutare un'idea, che è sicuramente un'impresa, che ha una vocazione di business e che può generare un impatto positivo sulla nostra terra”.

Moda e innovazione sociale: Uzitausi, lo stile che fa la differenza

Uno dei progetti candidati al Premio Innovazione Sicilia, nell’ambito della Strategia regionale S3 “Turismo, cultura e beni culturali” è il marchio di moda Uzitausi Afrika, che deriva da una parola swahili. "Uzi" significa filati, mentre “Tausi” pavone. Due parole che stanno ad indicare da un lato la grande varietà di filati, dimensioni e funzionalità utilizzati per la realizzazione dei capi e dall’altro la splendida palette di colori sgargianti, simbolo di unicità e diversità insieme. Ne abbiamo parlato con la sue ideatrice Laura Bonfante e la stilista africana Raynor Amondi Kaburu, che ci hanno spiegato nel dettaglio il progetto. Il marchio, nato in Africa, ha l’obiettivo di realizzare dei capi sartoriali, mettendo al servizio le conoscenze e le competenze della stilista al servizio dell’intera comunità e creando opportunità per tutto il territorio. Uzitausi è un marchio che dà alle giovani donne e ai giovani uomini un senso di orgoglio, proprietà e reddito sostenibile. Attraverso ago e filo Uzitausi crea un senso di appartenenza e genera anche reddito. “Uzitausi, un marchio di moda fondato nel 2019 con l'obiettivo di esplorare i nostri talenti e creare una piattaforma per i giovani stilisti. L’obiettivo è dare un impatto, ispirare la nostra comunità, fornendo anche lavoro e formazione sartoriale, che a sua volta a me dà un senso di appartenenza e identità. Si tratta di un marchio di moda di abiti di lusso in stile afro e italiano, che mescola entrambe le nostre tradizioni. La fabbrica, nata in Africa è molto originale, propone capi 100% cotone, abiti meravigliosi di cui è possibile seguire il processo di creazione, dalla produzione fino alle passerelle e alla vendita in negozio”, ci racconta Raynor Kaburu. Il progetto mira ad avere un “forte impatto sulla società, perché siamo audaci innovatori”, ma anche a “creare un network per dare vita a opportunità di lavoro e sviluppare capacità sartoriali”. Gli obiettivi di sviluppo sociale di Uzitausi, del resto, sono ambiziosi e includono “assenza di povertà, fame zero, istruzione di qualità, uguaglianza di genere, salario dignitoso, crescita economica, innovazione industriale e infrastrutture”. Si tratta di un progetto originale perché combina diverse texture, ma anche sostenibile, grazie alla vendita online, ai tessuti ecologici e all’utilizzo della stampa 3D che riduce gli sprechi e aumenta la produttività. L’atelier di Raynor Kaburu è nato in Africa, che da tre mesi si trova a Palermo per portare il progetto anche in Italia. La stilista utilizza dei materiali ecologici puntando più sulla qualità che sulla quantità e il suo stile oggi sembra piacere molto agli italiani. “Mi assicuro che i clienti ricevano i capi unici e su misura comodi, alla moda e lussuosi, sia che si tratti di qualcosa da indossare per una serata, una cena formale, un matrimonio o qualsiasi altra occasione, che siano pronti da indossare e realizzati secondo standard elevati. “Sono una sognatrice e costruire questo marchio ha dato a me e alla mia comunità un forte senso di scopo e identità. La mia più profonda speranza – conclude Raynor – è che un giorno, quando la gente penserà ai marchi di lusso di fama internazionale, Uzitausi Afrika possa classificarsi tra i primi 5, se non al primo posto”. Per maggiori informazioni è possibile seguire l'account Instagram @Raynorkaburu

Casa della musica e della Liuteria, un patrimonio musicale antico da riscoprire

Tra i progetti presentati durante la prima edizione del Premio Innovazione Sicilia, nell'ambito della Strategia S3 "Turismo, cultura e beni culturali" anche la “Casa della musica e della liuteria”, nata a Randazzo (Catania) nel 2010, dove è possibile visitare dall’interno una casa medievale di civile abitazione, un laboratorio artigianale dove si costruiscono strumenti musicali a corde antichi, osservare i legni, le vernici, le colle e scoprire le tecniche tradizionali di lavorazione. La parte più innovativa del progetto consiste nella particolare sala della musica dove si possono ascoltare dal vivo gli strumenti ricostruiti, dai flauti e dai corni della preistoria alle cetre greco-romane, a tanti curiosi strumenti medievali a plettro, ad arco, a martelli, a ruota. Proprio questa è l’esperienza sorprendente e insostituibile che cattura i visitatori che per la prima volta scoprono la possibilità di ascoltare in modo diretto i suoni degli strumenti antichi e, attraverso delle semplici spiegazioni, comprendere il significato della musica nella lunga storia dell’Umanità. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore Giuseppe Antonio Severini: “Io opero nell'ambito dell'arte della cultura, sono un liutaio e faccio parte anche di una associazione che si chiama “Secoli Bui”. È un'associazione che si occupa delle arti dello spettacolo nel Medioevo”. Il progetto presentato si chiama “Casa della Musica e della liuteria”, ed è costituito da due aspetti, uno è quello realizzato fin qua e che ha funzionato benissimo negli ultimi dieci anni e che èaprire al pubblico un laboratorio di costruzione di strumenti musicali e fare vedere in una stanza di 40 posti in cui mi trovo in questo momento, far ascoltare gli strumenti, i suoni di questi strumenti dalla preistoria all'epoca greca, all'epoca medievale. Questo è l'aspetto più sociale. Ma poi c'è anche un aspetto artigianale che è la costruzione di alcuni strumenti che sono tratti dalla Cappella Palatina di Palermo e dalla Cattedrale di Cefalù, che sono questi strumenti musicali del XII secolo che attestano una particolare liuteria siciliana di quell'epoca. Oggi l’accento è posto proprio su questa ricerca estremamente innovativa: lo studio e la ricostruzione degli strumenti musicali a corde dei dipinti della Cappella Palatina di Palermo e della cattedrale di Cefalù. Si tratta dei documenti più importanti disponibili ad oggi sulla liuteria siciliana medievale, unici in Europa ed essenziali per l’identificazione del nostro patrimonio storico-musicale. “L’obiettivo della Casa della musica – prosegue Severini – è quello di fare fruire la cultura musicale direttamente alle persone attraverso quello che è un incontro diretto, non tramite appunto video social, ma direttamente e la ricostruzione degli strumenti della Cappella Palatina è importantissima perché non è mai stata fatta in modo coerente e in modo completo". "Io sto cercando di ricostruire gli strumenti a corde, per esempio, questi liuti che erano degli strumenti molto usati all'epoca e che sono particolarmente significativi, perché sono diversi da quelli che si usavano nel Mediterraneo a quell'epoca. Hanno delle particolarità che sono simili, ma hanno delle cose che si trovano solo alla Cappella Palatina, per esempio, questa fascia metallica decorativa oppure sto provando a farli con legno di palma, che è una pianta che si vede raffigurata nei dei dipinti oppure facendo le casse e degli strumenti in ceramica, con la tastiera in olivo e questa piastra metallica ornamentale. E sono tutti dettagli che si vedono in queste pitture anche a Cefalù ma soprattutto alla Cappella Palatina”. Per Severini tra i criteri del Premio Innovazione Sicilia il progetto risponde al criterio dell'originalità, sostenibilità e realizzabilità. Il progetto è originale perché “è una cosa che nessuno ha mai fatto, questa ricostruzione da questi documenti, che sono tra l'altro unici in Europa, perché no non ci sono altre pitture così belle e così importanti in Europa per il XII secolo”, è sostenibile perché “è tutto fatto con elementi naturali, mentre per quanto riguarda la fruizione sociale è una cosa che piace alle persone. Alle persone piace venire qua, ascoltare i suoni”. “Per l’aspetto della fattibilità – conclude Severini – in questi anni abbiamo dimostrato che si possono fare queste ricostruzioni si possono studiare queste cose e realizzare spazi di ascolto diretto come questo. Qua in un paese piccolo come Randazzo siamo riusciti con questa semplice proposta ad attirare un sacco di persone dall'estero e da tutta la Sicilia”.

Innovazione e stampa 3d: la sfida sostenibile di Pint3rD

La stampa 3d è una delle principali leve dell’innovazione, capace di incoraggiare la creatività e promuovere al contempo la sostenibilità. Pint3rD, uno dei progetti candidati al Premio Innovazione Sicilia, nell’ambito della strategia regionale S3 “Ambiente, risorse naturali e sviluppo sostenibile”, realizza prototipi e oggetti tramite l’uso dell’additive manufacturing, una tecnologia innovativa, che sta rivoluzionando il modo in cui produciamo oggetti. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Caruso, CEO di Pint3rD: “Il mio piccolo progetto nasce nell'entroterra siciliano a Leonforte, nella provincia di Enna. Tutto è nato da una passione, da una sfida che mi sono posto, che è quella di far conoscere il manufacturing, cioè i processi di produzione di oggetti o comunque componenti mediante stampanti 3D. Tra i banchi di scuola dove ho studiato meccanica ho iniziato i primi piccoli progetti e pian piano mi sono appassionato a questo metodo di produzione. Ho incominciato a creare vari oggetti per motoveicoli e autoveicoli e non solo, vista la potenzialità di queste macchine che ci permette di creare qualsiasi cosa”. Durante la pandemia Caruso ha deciso di acquistare una stampante semiprofessionale e ha iniziato a sviluppare i suoi progetti, acquisendo via via sempre maggiore esperienza e iniziando ad apportare modifiche struturali e funzionali. "Il mio progetto – ha continuato Caruso – consiste semplicemente nel dare grazie a queste macchine una nuova vita a dei materiali, che hanno una vita finita, riciclando tutte queste plastiche che non si possono più utilizzare e creando degli oggetti utili per la vita umana o che possano dare benefici alla vita in generale dell'uomo e all'ambiente che ci circonda”. L'obiettivo è quello di "sensibilizzare le persone all’uso di queste macchine e apportare dei benefici all’umanità e alla vita in generale, soprattutto all’ambiente" con una produzione efficiente e rispettosa dell'ambiente, per non parlare poi – conclude Giuseppe Caruso – della produzione di massa perché oggi si tende sempre a standardizzare le cose e non si ha un proprio design. Quindi per distinguersi anche dalla massa con le stampanti 3d è possibile creare dei modelli personalizzati”.

Arealchemy, quando la realtà aumentata incontra l’enoturismo

Tra i progetti presentati durante la prima edizione del Premio Innovazione Sicilia, nell’ambito della Strategia S3 “Agroalimentare”, c’è anche Arealchemy, un progetto innovativo, che mira a promuovere e valorizzare l’immenso patrimonio di cantine e territori ad alta vocazione vitivinicola attraverso i sistemi di realtà aumentata. Ne abbiamo parlato con Gianfranco Cinardi, esperto di enologia ed enoturismo, che ci ha raccontato il suo progetto innovativo, al centro di un protocollo di intesa, sottoscritto a Sambuca di Sicilia dal Presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino, Dottor Angelo Radica e dalla Uno@Uno. Il protocollo propone di attuare strategie innovative di comunicazione e realtà aumentata per un salto verso il futuro nella comunicazione dei prodotti vinicoli e dell'enoturismo. “Io sono un funzionario della Regione Siciliana, ma sono anche un blogger e un creativo. Mi occupo di marketing, comunicazione ed eventi. Ho avuto l’incarico di seguire un blog per il Direttore generale del Dipartimento e ho avuto l’occasione di collaborare con l'Istituto regionale del vino e dell’olio, un'istituzione regionale dove ci sono enologi, agronomi e scienziati e insieme a loro ho fatto dei progetti per la valorizzazione delle eccellenze siciliane”. Da qui l’idea di applicare le nuove tecniche della realtà aumentata al settore vitivinicolo. Del resto, dietro una bottiglia di vino c’è il racconto di un territorio, una storia da scoprire e grazie alla realtà aumentata senza l’uso di visori o caschi, ma semplicemente inquadrando l’etichetta, è possibile accedere a una serie di informazioni che una semplice etichetta cartacea ovviamente non potrebbe contenere. Inquadrare l’etichetta permetterà di accedere a informazioni sul vino e sulle sue caratteristiche, in linea con le nuove normative europee destinate alle aziende vitivinicole che prevedono l’obbligo, entro la fine del 2023, di far conoscere ai consumatori le caratteristiche nutrizionali del vino. Si tratta di un uso della realtà aumentata che non sostituisce, ma al contrario amplifica le emozioni che i clienti stanno vivendo. Una sorta di guida per scoprire al meglio la tradizione vitivinicola nostrana. Il progetto candidato al Premio Innovazione Sicilia è un "progetto innovativo, ecosostenibile ed ecocompatibile, un progetto pilota, che grazie al recente protocollo sarà diffuso attraverso i comuni e nelle aziende vinicole e sarà utile sia per il territorio che per l’utente finale". Con l’etichetta in AR si potrà inoltre accedere a informazioni su promozioni ed eventi legati al marchio, conoscere abbinamenti vino-cibo e scoprire informazioni, itinerari e percorsi immersivi nel territorio che consentano all’enoturista di vivere l’esperienza all’aperto nei vigneti, ma anche all’interno delle cantine. Un modo unico per promuovere l’enoturismo anche nei mesi solitamente non destinati a questa attività e creando sinergie con altre realtà del territorio. Grazie alla realtà aumentata è possibile vivere o rivivere, “l’esperienza” di luoghi e situazioni capaci di regalare sensazioni vive e dare slancio alle piccole e medie imprese locali.

Dal PETG alla stampa 3D: la ‘rivoluzione’ sostenibile di Giovanni Mogavero

Realizzare oggetti unici e personalizzati con stampanti 3d, a partire da materiali di scarto. È questo l'obiettivo del progetto presentato da Giovanni Mogavero, appassionato di stampa 3d, nel corso della prima edizione del Premio Innovazione Sicilia. Il candidato ci ha raccontato il suo innovativo progetto, finanziato da Resto al Sud e in fase di avvio, che prevede la creazioni di nuovi oggetti dai rifiuti plastici, attraverso stampanti 3d di vario tipo (resina, filamento, ceramica), taglio laser, termoformatura a caldo, CNC e plotter da muro. “Io sono Giovanni Mogavero e da un po’ di anni mi occupo, per hobby, di stampa 3D e tutto quello che riguarda il mondo della creazione di modelli tridimensionali al computer e successivamente la stampa”. Il progetto, che rientra nell'ambito della Strategia S3 "Ambiente, risorse naturali e sviluppo sostenibile", prevede l'utilizzo di “stampanti 3D di vario genere, taglio laser, termo formatura a caldo per altri diciamo settori, insieme a una sorta di robot da pavimento, che incide e taglia legno, plexiglass e alluminio e dei plotter da muro per disegnare le pareti. Robottini che camminano lungo il muro e che fanno dei disegni sempre comandati da smartphone. Utilizzando queste tecnologie si potranno trattare tantissimi materiali, materiali plastici, resine e con questi potrò fare dei mix di oggetti personalizzati”. Uno dei punti cardine dell’attività di Mogavero è il riciclo. Utilizzando queste macchine saranno creati oggetti di uso comune con materie prime derivanti dai rifiuti, come le bottiglie in PETG, così da dare vita a dei filamenti per le stampanti 3D e saranno strette collaborazioni con altre aziende che producono questo genere di bottiglie. Molti oggetti che usiamo nella nostra vita quotidiana sono usa e getta. Basti pensare ai dispenser di sapone per le mani, che secondo Mogavero non dovranno essere più gettati via perché inglobati in “cover” realizzate ad hoc per rivestirle. “Ho immaginato una sorta di cover che si adatta più o meno a tutti i dosatori di formato standard – ci ha raccontato Mogavero – in modo da ricoprirlo e dare un'apparenza estetica diversa, in modo da incentivare le persone alla ricarica dell'oggetto ed evitare spreco di plastica”. Con le bottiglie di shampoo usate generalmente nei saloni di parruccheria, insieme alle lacche o prodotti in contenitori di alluminio e plastica rigida, potranno essere creati, in un'ottica di economia circolare, oggetti d’arredamento come tavolini e sedie per bambini, utilizzando in modo combinato la CNC, la stampa 3d e il taglio laser. “Ho immaginato un concetto di fabbrica diffusa – spiega ancora Mogavero – dove i collaboratori esterni potranno utilizzare la sede per poter lavorare con noi senza particolari vincoli. Potranno venire in maniera occasionale a studiare le varie macchine. Una volta che ne hanno capito più o meno il funzionamento, potrebbero scegliere di continuare a collaborare con noi, portandoci del lavoro e lavorando in sede in maniera occasionale” o volere una stampante 3d a casa gratuitamente, diventando loro stessi i produttori. “L’idea è quella di replicare quanto accadeva negli anni ’50 quando si lavorava in fabbrica, si prendeva ciò che veniva prodotto e lo si portava a casa dentro uno scatolo e si continuava il lavoro a casa. Io ho rispolverato quel concetto adattandolo all'era moderna. In più se la persona sceglie di intraprendere questa collaborazione con noi, se vorrà fare un salto in avanti, potrà farlo, portando a casa una macchina gratuitamente o essere libera di lanciare la stampa a distanza”.   “Attualmente io faccio solo l’1% di quello che è il potenziale. Lo faccio senza pubblicità, senza attrezzature di quel livello. Già da sei anni in maniera del tutto hobbistica mi sono reso conto che, però, è una strada praticabile. Poi a livello teorico e anche pratico mi sono reso conto che in Sicilia e in Italia, non è un concetto diffuso, perché gran parte dei prodotti vengono importati prevalentemente dalla Cina. Io ho immaginato un concetto di sostituzione dell'importazione da parte della Cina, ovviamente in piccolo, ma spero che questo possa far cambiare anche le modalità di acquisto, in modo che siano basate più sulla qualità che sulla massa. Non devi per forza comprare 1000 pezzi. Ne puoi prendere anche uno solo. Invece, normalmente quando tu fai un ordine dalla Cina, ti arriva una quantità maggiore anche se tutti quei prodotti non ti servono e spesso e volentieri fai magazzino per avere un prezzo più basso. Lo dico perché io conosco questo settore e so il margine di guadagno che potrebbe derivare dalla realizzazione dell'oggetto alla vendita e so che spesso la gente acquista materiale senza un motivo reale, se non per evitare i tre mesi di attesa per ricevere il prodotto”.

Pantelleria Experience, l’app che trasforma le vacanze in un’avventura interattiva

Tra i progetti presentati alla prima edizione del Premio Innovazione Sicilia c’è anche Pantelleria Experience, un innovativo progetto turistico che mira a rivoluzionare e migliorare l'esperienza dei visitatori sull’isola con l’obiettivo di estendersi a tutto il territorio siciliano. L’app, presentata nell’ambito della Strategia regionale S3 “Turismo, cultura e beni culturali”, ha richiesto ben 5 anni di sviluppo e offre numerosi servizi tra cui audioguide, strumenti di segnalazione pericoli o disagi, e la possibilità di prenotare una vasta gamma di esperienze locali, come escursioni di ogni genere (in barca, a cavallo, in pullman ecc.) immersioni, visite ai siti archeologici, prenotazioni in ristoranti e molto altro. Ne abbiamo parlato con il suo fondatore Pietro Antonio Gabriele: “Io ho sempre lavorato nel settore turistico e negli anni, grazie ai feedback della clientela e chiaramente a un’estrema attenzione sul territorio, ho individuato le problematiche che ritenevo necessarie risolvere. Sono partito chiaramente dalla mia isola, Pantelleria, ma le problematiche sono ben riscontrabili anche su sul territorio siciliano e altrove. Quindi il mio progetto nasce appunto dall'esigenza di rispondere a tutte le carenze che un territorio ha e che potrebbero essere l'assenza dei cartelli informativi come la segnaletica, di informazioni sulle attrazioni e le meraviglie da visitare e ha l'obiettivo di mettere a conoscenza i turisti e facilitare i processi di prenotazione dei servizi che spesso sono abbastanza inaccessibili. Questo è quello che più o meno fa la mia azienda: facilitare questi processi”. Il progetto che presento – prosegue Gabriele – può essere visto come un progetto pilota perché appunto parte su un territorio così piccolo come Pantelleria però potrebbe essere emulato da altre realtà simili. Il progetto è Pantelleria Experience ed è un progetto innovativo legato al turismo e mira a rivoluzionare e migliorare l'esperienza dei viaggiatori di un luogo con l'obiettivo principale di rendere il viaggio più agevole e quindi coinvolgente e memorabile. Per farlo abbiamo creato un'app che offre numerosi servizi, tra cui per esempio le audioguide dei luoghi che stai visitando, che in assenza di cartelli informativi sarebbero solamente da guardare senza conoscere la storia del luogo. L’app permette di segnalare eventuali pericoli o disagi e prenotare una vasta gamma di esperienze locali, come per esempio le escursioni in barca, le prenotazioni al ristorante, tutte in tempo reale con la disponibilità dei posti, per esempio sull'escursione in barca. Tu sai esattamente quanti posti rimangono su quella barca e se la vuoi prenotare sai esattamente cosa rimane. L'app inoltre fornisce notifiche push utili, come per esempio aggiornamenti meteo. Oggi c'è il Maestrale, vi consigliamo di andare a sud dell'isola a fare il bagno, che il mare da quella parte è calmo, per esempio”. Il fondatore di Pantelleria Experience ci ha poi spiegato quali saranno i prossimi step: “Questo chiaramente è il primo passo. Il prossimo step, che sarà presentato il prossimo anno e che renderà ancora più unico il progetto, sarà l'introduzione della gamification e della realtà aumentata che può trasformare completamente l'esperienza dei visitatori e aumentare l'attrattività dei luoghi meno conosciuti. Al momento in collaborazione col Comune di Pantelleria stiamo posizionando una serie di QRcode in punti strategici sull'intero territorio, creando dei veri e propri check point, in modo tale che ogni visitatore che aderisce all'applicazione ed entra nel sistema, nel programma “Isola interattiva”, possa sbloccare dei check point, raggiungere un certo livello di esplorazione e guadagnare dei crediti ogni volta che li sblocca. Il risultato è che i turisti diventano esploratori sempre più esperti perché sono invogliati a conoscere magari luoghi che altrimenti non conoscerebbero e sbloccando dei livelli potrebbero guadagnare dei premi che non sono in denaro, ma in esperienze indimenticabili, che arricchiscono ulteriormente la visita di ogni turista. Per esempio, ingressi gratuiti ai musei o un tour in barca o una degustazione in cantina. Quindi il progetto è un esempio di come l'innovazione possa migliorare in modo significativo l'esperienza del turismo e contribuire allo sviluppo sostenibile della regione”. “Il nostro progetto è originale perché utilizza tecnologia avanzata. I QR code, le notifiche push non solo rendono l'esperienza turistica più moderna, ma dimostrano anche un approccio all'avanguardia. Quindi utilizziamo tecnologia premium per migliorare la fruizione del territorio. Inoltre, l'introduzione del sistema della gamification attraverso i check point e i livelli di espressione va oltre il semplice fornire informazioni turistiche, trasformando l'esplorazione in un'avventura in cui i turisti sono attivamente coinvolti”.   “Per quanto riguarda l'impatto sulla società questo primo anno sono stati coinvolti attivamente gli esercenti locali ed è stata creata una rete di collaborazione. Il progetto ha stimolato lo sviluppo economico locale aumentando le opportunità di business. Basti pensare che i partner all'interno hanno aumentato il loro fatturato del 25% e quindi è un risultato veramente importante. Inoltre, coinvolgere la comunità locale nella piattaforma non solo crea un senso di appartenenza, ma promuove anche l'orgoglio locale, l'interesse per la conservazione e la valorizzazione delle risorse culturali e ambientali. Per esempio, stiamo creando un percorso guidato in uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo, che è abbandonato a se stesso, sull'isola di Pantelleria, che è il villaggio dei Sesi risalente all’età del bronzo. Questo villaggio non solo è stato sempre abbandonato a se stesso, ma la maggior parte dei turisti non ne conosce neanche l'esistenza. Questo progetto potrebbe dare la possibilità a quel posto il prossimo anno, non solo di essere valorizzato, ma soprattutto di essere conosciuto”. “Per quanto riguarda la sostenibilità – conclude Gabriele – ci sono molte ragioni, ma chiaramente già fornendo informazioni in tempo reale sulla disponibilità dei servizi e le attrazioni, l'app aiuta i turisti a prendere delle decisioni informate e quindi riduce il rischio di sovraffollamento in alcune zone e favorisce la distribuzione del turismo e quindi magari dà un motivo al turista per conoscere un luogo che altrimenti non avrebbe conosciuto”.

Energia rinnovabile e pulizia dei fondali: una piattaforma multifunzionale per preservare gli ecosistemi marini

La Federazione Armatori Siciliani insieme all’Università degli Studi di Palermo per affrontare i problemi del cambiamento climatico e dell’inquinamento marino hanno unito le loro forze e sviluppato un brevetto industriale per produrre energia elettrica dal moto ondoso e dalla corrente marina, che viene poi immagazzinata in batterie di nuova generazione. Questo sistema, integrato con mini impianti eolici e pannelli fotovoltaici, può rendere autonoma un'intera struttura portuale. Inoltre, grazie a robot marini brevettati dall’Università di Palermo, è possibile monitorare i fondali marini e rilevare l'inquinamento tramite telecamere e sensori. I dati raccolti vengono inviati in tempo reale all'Università e a una piattaforma operativa multifunzionale, presentata alla prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell'ambito della Strategia S3 “Ambiente, risorse naturali e sviluppo sostenibile”. La piattaforma multifunzionale può essere alimentata con motori elettrici di nuova generazione e/o con motori tradizionali e, grazie all’energia accumulata in cabina di trasformazione, questa viene trasferita a bordo per rendere operativa la piattaforma multifunzionale, se alimentata con motori elettrici. La piattaforma multifunzionale è attrezzata per la pulizia dei fondali, per la tutela del patrimonio archeologico sommerso e/o il recupero dei beni, per gli studi della biologia marina, per l’acustica e il comportamento ai campi elettromagnetici nello studio del comportamento della fauna e flora marina, per le immersioni subacquee e/o scuola sub professionale; inoltre, è equipaggiata per il primo soccorso, il servizio antincendio FIFI System, il servizio raccolta dei rifiuti solidi (plastica e microplastica, legname, ecc.) e il recupero dei liquami o reflui. Infine, è equipaggiata per l’ossigenazione e la sanificazione delle acque marine ripristinando il PH naturale ed è dotata anche del servizio REC-OIL antinquinamento. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore il perito industriale Natale Pipitone, presidente della Federazione Armatori Siciliani della Provincia di Palermo: “Il mio brevetto è una piattaforma multifunzionale nata per risolvere le problematiche marine. Assieme a me al progetto ha partecipato l'ingegnere Franzitta dell’Università di Palermo, che ha dato vita a un sistema di produzione di energia elettrica dal moto ondoso e dalla corrente marina. Un'apparecchiatura riesce a produrre 80 kilowatt e quindi 80 kilowatt moltiplicati per dieci in superficie e dieci in profondità sarebbero 1600 chilowatt, 1600 chilowatt di energia. Già un porto riesce ad essere autonomo nel momento in cui noi andiamo a incamerare l'energia elettrica all'interno di una cabina di trasformazione e la integriamo con apparecchiature fotovoltaiche e impianti eolici. Quindi abbiamo tre fonti di energia che caricano le nostre batterie e che a sua volta restituiscono poi l'energia necessaria”. “Serve poi una minima parte di energia – prosegue Pipitone – perché l'ingegnere Martorana, sempre di Unipa, ha un sistema di robot marini che consente praticamente di vedere fisicamente i fondali e la superficie, quindi sezionare interi tratti di mare. Ma la caratteristica fondamentale consiste nel fatto che il robot marino ci consente di fare le analisi delle acque, che tramite il GPS manda il segnale istantaneo del rilievo, direttamente sul monitor all'università consentendo di posizionare tutti i rilievi sulla visione della zona di intervento. Rilevati gli inquinanti all'università interviene il biologo e quindi ordina il tipo di intervento da fare. “In quel caso subentra la mia piattaforma che è multifunzionale in quanto è prevista già ed è predisposta sia per l'antincendio perché non abbiamo strutture di questo genere che riescono a intervenire. Abbiamo un carroponte all'interno che ci consente di prelevare dai fondali i reperti archeologici. Ma non ci fermiamo a questo. L'apparecchiatura ci consente di prelevare sia plastica che microplastica. Purtroppo per la plastica ormai è entrata nella catena alimentare e quindi non possiamo farci nulla, però non possiamo continuare a tenere la plastica e la microplastica in mare senza intervento. Tutti a parlare di ambiente e nessuno può far nulla, è spiacevole. Inoltre, la piattaforma ha la possibilità di raccogliere e recuperare i reflui, quindi, recuperando i reflui riusciamo ad ossigenare e portare di nuovo il pH naturale dalla zona all'intervento. Abbiamo la possibilità di recuperare olio, idrocarburi e tutto ciò che ritroviamo di dannoso per il mare e quindi riusciamo a recuperare la nafta, l'olio e tutto il resto. Li separiamo e li mettiamo a bordo”. “Il nostro progetto – conclude poi Pipitone – è senza dubbio originale e innovativo, ha un impatto sulla società perché tutela l'ambiente marino e preserva la catena alimentare. Il progetto è poi sostenibile perché tiene in considerazione la scienza ambientale e sociale e l'economia ed è in grado di assicurare i bisogni delle generazioni presenti e future senza ulteriore compromissione dell'ambiente. Per quanto concerne la realizzabilità, il progetto è un'opera costosa e l'unica possibilità di realizzazione è il partenariato tra pubblico e privato. È un progetto multifunzionale. È in grado di risolvere diverse problematiche marine concentrate su un'unica struttura. Se sommiamo gli attuali importi per il recupero dei beni archeologici sommersi in un solo anno, si ammortizzerebbero i costi della piattaforma multifunzionale che rimarrebbe nel tempo di proprietà”.