Reti analogiche e digitali per implementare infrastrutture

Sebbene la pessima carriera dell’umanità è dominata dai dogmi, guerre di religione, sadico sangue indolente e imperturbabile, colpi di Stato, distruzione degli ecosistemi e abbattimento degli habitat, inutili stragi e sofferenze di animali, bigottismo, stermini, genocidi, Dio denaro e materialismo sfrenatissimo, ciò non ha escluso che i pochi intelletti che hanno permesso di progredire eticamente, come è stato riconosciuto alle menti che hanno meritato i premi Nobel, le medaglie Fields, la mondialità delle composizioni musicali e quelle delle lunule olimpioniche, abbiano meritato il privilegio dei primati che incarnano. Sono affermazioni generali, è vero. Ma il timore che le manifestazioni estreme del clima precipitino irrimediabilmente oltre ogni intervento di temporaneo sostegno, è lo stato molto ansioso dell’attuale inconscio collettivo mondiale, una sorta di ansia a un soffio dalla paura vera che scatenerà i comportamenti aggressivi motivati dalla possibilità (o certezza) di morire. 

Politica, finanza, informazione e medianità, raggirano l’umanità di otto miliardi di individui che rischia di restare senza acqua, senza cibo e senza prospettive di un futuro vivibile, perché siamo lontani una decina d’anni dalla soglia di non ritorno corrispondente all’inizio dell’inverso malthusiano. A un palmo da qui, morire per un terremoto, uno tsunami, un ciclone, una inondazione, d’inedia, di siccità, di sete, di malattie o lentamente soffocati dalle tempeste di sabbia, non ha alternative al suicidio e ai tentativi di sopravvivere per legittima difesa, a parte l’egemonia politica del terzo e ultimo dito sul pulsante o dell’ultima miscela patogena che darà forfait al peso antropico con il benestare dell’imperturbabile potere dell’ultimo decennio assertore della più spregiudicata negligenza.

Non dovremmo dimenticare che già, in centinaia di migliaia e per motivi collegati alle calamità naturali, si muore di morte violenta ogni anno. Dopo tre giorni dal terremoto tra Siria e Turchia si contano 50.000 morti e il bilancio è destinato a peggiorare. Perciò, i naturalisti, gli scienziati, i fisici, gli ambientalisti, gli uomini politici altruisti, gli economisti sistemici o non lineari, gli imprenditori verdi, gli artisti, i giudici animalisti e i gèni epigoni del principio estetico, interverranno a favore degli habitat interrompendo la continuità del dissesto idrogeologico dei territori. Crisi del clima vuol dire, anche, che le risorse necessarie a soddisfare i bisogni dell’umanità sono in esaurimento. Cibo, acqua, terre coltivabili, pescosità e risorse energetiche fanno mostra della loro precarietà e soprattutto le risorse energetiche fossili della propria antieconomicità galoppante. La questione morale inerente a Chi o cosa sopravvivrà alla catastrofe degli habitat e ai cataclismi riguarda ulteriori complicazioni divergenti. Se lo scioglimento dei ghiacciai porterà la siccità nelle nazioni che sono attraversate dai fiumi che nascono dalle montagne gelate, quei popoli non avranno più acqua né per bere né per irrigare e le ripercussioni sono cordate di problemi che si moltiplicano in retroazioni positive di autorafforzamento, fonti di esternalità negative a cascata, tipo effetto domino.

Lo scenario, si subodora ingestibile a partire dal prossimo decennio, e se i conclavi si riunirono per approfittare della credulità popolare, ora i potenti si riuniscono a Davos per farsi salva la vita facendo credere che si preoccupano di noi. Infatti, è da serial killer planetari non recuperare il ritardo accumulato dai paesi industrializzati colpevoli di avere soprasseduto sia sulla riduzione delle emissioni di C02 sia sulla cattura dell’anidride carbonica atmosferica, malgrado gli investimenti in infrastrutture e strutture deputate all’uso delle energie alternative. I Paesi inottemperanti i trattati internazionali sul Clima sono paradossalmente consapevoli dell’andazzo da corrida allo sbaraglio dissimulato nel passaggio dell’interesse pubblico di competenza governativa a quello privato delle corporation, i cui interessi mirano soltanto a liquidare i dividendi agli azionisti.

Teniamo in conto che se non riusciremo ad abbassare la temperatura planetaria, le piante non produrranno più ossigeno a sufficienza e si dovrà capire in fretta come fare a sopravvivere in assenza di alternative percorribili. Il pianeta Terra si trasformerà in una desolata Rapanui e per questo mi sono chiesto per quale ironia della sorte è conosciuta come l’Isola di Pasqua? In altre parole, stando così le cose, tra una decina di anni inizia l’Inverso Malthusiano e l’umanità sarà messa di fronte le insanabili disavventure della biologia e saremo coinvolti come zombi impotenti nel grande buco nero del Change Climate, secondo soltanto al profitto a tutti i costi, la perniciosità per antonomasia. Per i sistemici o non-lineari, è indispensabile sapere e far sapere che l’imparzialità è esistita. Il fatto importante, è che alla imparzialità si può tornare e anche con la soddisfacente rapidità dei coefficienti dell’economia sistemica o non-lineare che la monetizzano. Sarà miracoloso sentire parlare della moneta geopolitica. Cominciando dalla drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica, le propaggini successive seguono a ruota e risolvono in risultati senza che sorgano sospetti sul tradimento dei protocolli.

Ovvero – è proverbiale – se pianti un albero si vede e hai salvato dieci vite, ma se gestisci un miliardo di dollari americani o di euro da trasferire in un centesimo di secondo (non esagero) da una tasca ad un’altra, lo sanno in segreto dieci individui su otto miliardi di persone e nessun animale. Le cose del Pil stanno così, ma nulla è meglio di servire l’imparzialità della creazione dato che è implicitamente imparziale sapere che l’imparzialità è esistita. (di Marcello Scurria) Cos’è l’inverso malthusiano? L’inverso malthusiano si identifica con il generale e diversificato esaurirsi delle risorse che per soluzione, esige la riduzione della domanda dei beni e dei bisogni a livello mondiale. Il Cambiamento Climatico non ha frontiere. Pertanto, dato che il peso antropico aumenta di anno in anno, sarà necessario ridurre drasticamente il numero della popolazione mondiale di guisa che le risorse residue saranno sufficienti a soddisfare le esigenze planetarie alimentari, idriche, energetiche,sanitarie, eccetera.

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