Sigilli genomici e blockchain per l’autenticazione delle opere d’arte: la soluzione di Digital Téchne

Tra i progetti presentati nel corso della prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della strategia S3 “Turismo, cultura e beni culturali”, c’è anche Digital Téchne che si propone di introdurre un servizio “disruptive” nel mercato dell’arte, attraverso la creazione di un sigillo genomico, invisibile ad occhio nudo, contenente un codice genetico, unico per ciascuna opera. In questo modo l’opera d’arte sarà “unica” e quindi riconoscibile nel tempo rispetto ad eventuali contraffazioni.

Il servizio è poi supportato da un sistema informatico avanzato, basato su blockchain ed NFT, che da un lato è in grado di rendere inalterabile nel tempo l’associazione tra opera fisica e codice genomico, determinando quindi una associazione indissolubile tra l’opera fisica e il suo dossier elettronico, e dall’altro di fornire un certificato digitale al/ai possessore/i dell’opera che consenta una facile fruizione digitale dell’opera, rendendola sfruttabile anche come collaterale finanziario.

Ne abbiamo parlato con Giorgio Fornara il fondatore di Digital Téchne, che ci ha spiegato nel dettaglio il suo progetto: “La nostra è una startup innovativa nata all’inizio del 2023 con sede a Catania, che vuole portare sul mercato un inchiostro invisibile, che contiene al suo interno un genoma che può essere applicato. Se è invisibile, come si fa a vederlo? Bastano delle lampade fluorescenti simili a quelle che usano i RIS. Il genoma contiene un DNA, poi il codice del DNA è associato all’opera e quindi associato a tutto il dossier digitale di quest’opera, per esempio alle attribuzioni, la proprietà.

“Tutte queste cose qui sottolinea Fornara – vengono registrate in blockchain. La blockchain è un registro che ha questa caratteristica di essere immutabile e quindi questo permette di creare una corrispondenza che non può essere scissa tra un oggetto fisico, in questo caso un’opera d’arte e una sua rappresentazione digitale. La blockchain è stata pensata da molto tempo come uno strumento adatto a costruire un catasto di opere d’arte”.

Con questo sigillo genomico “per quanto uno possa costruire delle copie perfette non potrà mai riprodurre esattamente lo stesso codice genetico, anche perché noi per ogni opera, siccome in realtà facciamo un mix di genomi, creiamo un genoma diverso, unico, quindi, non è possibile poi riprodurlo”.

“In questo momento spiega Fornara – stiamo sviluppando il piano di industrializzazione che prevede alcune cose che servono per la sicurezza del servizio, per esempio, una penna genomica che garantisce il fatto che questo inchiostro genomico possa essere applicato una singola volta e quindi evitare che lo stesso inchiostro possa essere utilizzato per marcare un’opera e delle sue copie”.

Stiamo anche gestendo in chiave un po’ moderna questo discorso, quindi lasciamo ai possessori dell’opera degli NFT (Non-fungible token), che possono essere utilizzati non soltanto come carta di identità e quindi con il riassunto di tutte quante le caratteristiche dell’opera, ma che consente anche la semplificazione e l’apertura di nuovi servizi finanziari, che siano basati sull’utilizzo di opere d’arte, cosa di cui, stando ai report di Deloitte, ci sarebbe una un grande bisogno e che incontrano un grande ostacolo, quello di dover tutelare chi eroga l’operazione finanziaria garantendo l’originalità del quadro. Oggi si è costretti prima a un percorso lungo, tortuoso e costoso e poi a mettere l’opera in un caveau, a sua volta costoso, quindi alla fine queste operazioni oggi vengono fatte solo in numero molto limitato, perlopiù con opere di grande valore perché sono in gioco delle cifre economiche importanti”.

“Con il nostro sistema, invece, anche dei quadri di valore più limitato potrebbero essere utilizzati per operazioni collaterali, per operazioni finanziarie di importo più piccolo e oltretutto permettere anche con molta facilità di creare un mercato di opere in condivisione di proprietà perché basta che se uno vuole dividere 100 proprietà si generano 100 NFT e poi questi 100 NFT possono essere traslati”.

“Abbiamo fatto un prototipo, che funziona, che ha dato gli esiti che ci aspettavamo e che ha dimostrato che con una goccia di inchiostro di circa un millimetro quadrato si riescono a fare in seguito almeno 50 analisi genomiche. Abbiamo scelto una soluzione che poi permetta di fare un riscontro in qualsiasi laboratorio genomico del mondo semplicemente utilizzando un tampone, una tecnologia semplice. Siamo a metà tra la realizzabilità per il fatto, che avendo già fatto un truth of concept il progetto è sicuramente realizzabile e l’innovazione. Oggi non c’è nessun servizio di questo tipo presente sul mercato. C’è forse solo un competitor che fa qualcosa di diverso, che utilizza un DNA genomico, un DNA sintetico, ma è identico per tutte le opere, quindi, una volta acquisita copia di quel sintetico è possibile clonare tutte le opere che ce l’hanno e quindi è poco sicuro”.

“Il nostro progetto ha anche un impatto sulla società perché il possessore di un’opera d’arte ha un grande vantaggio e il sigillo può essere visto come un “bene rifugio”, un “investimento rifugio” perché nel momento in cui si ha necessità di utilizzare la valorizzazione economica del quadro si è più facilitati a farlo con una serie di nuovi servizi”, conclude Fornara.

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