Community, media education e relazioni reali, Ferrari: “Partecipare significa trasformare”
Premio Innovazione Sicilia - 12/12/2025
di Luisa Cassarà
Simona Ferrari (Università Cattolica del Sacro Cuore – CREMIT) riflette su community, relazioni autentiche, rischi di polarizzazione e bolle informative, e sul ruolo dei tutor per educare a un digitale “generativo e gentile”, soprattutto con gli adolescenti.
Digitale e polarizzazione
Nella giornata conclusiva del Premio Innovazione Sicilia 2025, l’intervista a Simona Ferrari porta il dibattito sulle condizioni che rendono l’innovazione davvero fertile per la costruzione di relazioni. Una parola torna più volte, come un filo che unisce educazione, tecnologie e responsabilità: community.
Ferrari ne riconosce la forza, ma rifiuta l’idea che basti “esserci” per costruire legami solidi. Il primo punto critico riguarda la fatica contemporanea a tornare nella relazione: “I punti di debolezza sono dati dal fatto che come esseri umani facciamo fatica, a ritornare nella relazione e soprattutto a credere nel potere che una relazione, una relazione autentica, una relazione con l’altro può avere dal punto di vista trasformativo”.
In questo passaggio la tecnologia non compare come “colpevole”, ma come amplificatore di abitudini già presenti. Il rischio nasce quando il digitale diventa scorciatoia emotiva.
Il nodo della responsabilità
Ferrari descrive un meccanismo quotidiano, spesso invisibile: delegare al messaggio ciò che richiederebbe presenza, tempo, coraggio. La qualità della comunicazione incide sulla qualità della convivenza. E chiama in causa competenze che non si improvvisano: ascolto, gestione del conflitto, capacità di sostenere la complessità.
Così entra in gioco una una distinzione netta tra “sociale” e “social”. Il secondo, dice, non coincide con il primo. “E il social non è il sociale. La dinamica del social network sta dentro una leggerezza relazionale e digitale e soprattutto passa da una spinta di una polarizzazione”.
Il risultato è la compressione delle sfumature e questa è una riflessione che dialoga con un tema centrale negli studi sullo spazio pubblico digitale: la tendenza delle piattaforme a premiare contenuti che attivano reazioni rapide, spesso estreme, e a ridurre l’esposizione al dissenso.
L’incontro con l’altro come competenza civica
Per Ferrari la via d’uscita non passa da una nostalgia dell’offline. Passa dalla scelta consapevole di rimettere al centro l’altro. Non si tratta di cambiare idea per forza. Si tratta di un gesto più raro: provare ad assumere il punto di vista altrui. È qui che la dimensione relazionale diventa anche sociale, nel senso più robusto del termine. Non come somma di profili, ma come capacità di costruire trasformazioni condivise.
L’innovazione non è un’app, ma un’alleanza formativa. Un percorso che si costruisce insieme, che nasce da un uso consapevole delle tecnologie e dalla costruzione di spazi, sia reali che virtuali, condivisi e partecipativi.
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