Energia da biomasse di scarto, Biochar Sicilia un’opportunità unica per la filiera agricola

Tra i progetti presentati nell’ambito del Premio Innovazione Sicilia c’è anche Biochar Sicilia, un progetto che propone attività nell’ambito dell’“economia circolare”, dei “metodi colturali a basso impatto idrico” e della “riduzione dell’impronta di carbonio” delle aziende agricole.

I principali obiettivi del progetto sono: il miglioramento delle caratteristiche dei suoli ed incremento della loro produttività; la riduzione del fabbisogno idrico delle colture del 30-40% e l’avvio di un processo di “CARBON SINK” per la riduzione dell’impronta di carbonio delle aziende agricole e l’ottenimento di “Crediti di carbonio”.

Ne abbiamo parlato con Luigi Iannitti, CEO di Evergreen Resources che ci ha raccontato la sua idea: “Io sono Luigi Iannitti, sono laureato in chimica industriale,ho lavorato per 30 anni nel campo del gas e poi delle energie rinnovabili. Nel 2015 ho fondato “Evergreen Resources”, che nasce per la costruzione di serre fotovoltaiche sulla base di un progetto innovativo e brevettato. L’evoluzione del mercato delle rinnovabili, poi, ha richiesto un cambio di rotta e oggi “Evergreen Resources si muove su due filoni diversi da un lato la consulenza in campo energetico, ambientale e nel campo dell’innovazione tecnologica, dall’altro commercializza, e questa è una parte dell’innovazione tecnologica, il biochar prodotto da impianti di gassificazione di biomasse”.

Secondo Iannitti il progetto di Evergreen Resources, che si intitola “Biochar Sicilia”, è un “progetto che intende valorizzare le biomasse di scarto, in particolare quelle dell’area del siracusano e quindi biomasse, ad esempio di mais della filiera, della mandorla per la produzione di energia elettrica e termica. Si rivolge specificatamente alla produzione di biochar, in quanto il bruciare è un ammendante riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura, che ha una serie di caratteristiche importanti, specialmente per terreni agricoli a bassa piovosità come quelli siciliani, perché è un prodotto ad elevata ritenzione idrica, che ha un effetto ammendante, cioè che apporta nel terreno del carbonio stabile e quindi favorisce tutte le attività microbiologiche a livello di terreno e quindi la produzione degli acidi organici che sono quelli che poi favoriscono l’accrescimento delle piante”.

“Il concetto – spiega Iannitti – è quello di creare una filiera chiusa, per cui quindi un progetto di chiara economia circolare in cui le biomasse di scarto della produzione, le mandorle e quindi le potature, il mallo, il guscio della noce vengono utilizzati in questi impianti di gassificazione per produrre il biochar, che torna nel campo dove vengono coltivate le mandorle per dare un apporto di carbonio e quindi consentire un miglioramento delle colture”.

Un’idea originale perché “attualmente non ci sono altre aziende siciliane iscritte all’elenco di aziende che possono produrre e vendere biochar” e un’attività che ha oggi un ampio seguito e che può costituire un’opportunità unica per tutta la filiera agricola.

“Una migliore o maggiore quantità di biochar può essere un elemento positivo dal punto di vista, secondo me ancora più importante, della sostenibilità. Si tratta, infatti, di un progetto di economia circolare, di produzione di energia termica ed elettrica da fonte rinnovabile.

Ma la cosa più importante al giorno d’oggi è che l’utilizzo di biochar nei terreni comporta quello che oggi si chiama “carbon sink”, cioè lo stoccaggio definitivo di carbonio nei terreni per tempi lunghi (centinaia di anni) e quindi il riconoscimento a quel biochar e quindi alle aziende che applicano il biochar di crediti di carbonio in quanto stoccano definitivamente dal terreno del carbonio che andrebbe in alternativa a produrre della CO2. Quindi anche da questo punto di vista il progetto è innovativo e molto sostenibile”.

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