Coltura idroponica, in Sicilia l’innovazione fa crescere un futuro più sostenibile
Agroalimentare - 17/04/2025
di Luisa Cassarà
L’agricoltura del futuro cresce a Vittoria, in provincia di Ragusa: “Questa è l’azienda della biodiversità: qui abbiamo trapiantato quasi il 90% delle specie siciliane che esistono“. A parlare è Gianni Polizzi del Doses, il Distretto Orticolo Sud-Est Sicilia, che ci guida alla scoperta degli strumenti per coltivare il futuro, tra cui l’idroponica, una tecnica che sta rivoluzionando l’agricoltura sostenibile a livello globale.
Il cuore dell’innovazione risiede nelle serre, spiega Polizzi “Nelle serre faremo orticoltura di precisione con coltivazione fuori suolo, sono delle serre con l’intelligenza applicata, che è proprio l’innovazione tecnologica”. E, ancora: “Sperimentiamo protocolli sia diagnostici che predittivi delle malattie delle piante, sia di somministrazione di concimi mirati alle esigenze della pianta. Si fa una coltura a basso impatto ambientale, che non impatta neanche sulla salute del consumatore, perché non facciamo trattamenti e cerchiamo di evitare o di prevenire le malattie con il progetto Agrotrack che abbiamo attualmente in corso con la Regione Siciliana”.
“Stiamo sperimentando l’applicazione di algoritmi di monitoraggio di tutte le condizioni pedoclimatiche e ambientali – conclude Polizzi -. C’è una colonnina che si alimenta con il fotovoltaico, da un lato rileviamo quanto la pianta consuma in termini di traspirazione, cioè sappiamo di quanta acqua ha bisogno, di quanta soluzione nutritiva, e gliela diamo, mentre dall’altro lato abbiamo l’igrometro e la temperatura, quindi monitoriamo temperatura e umidità, quindi quanto i parametri salgono si termoregolano le aperture, si controlla anche la soluzione nutritiva e vengono inviati degli alert: l’algoritmo ci informa se può sorgere una malattia, così evitiamo i trattamenti”.
Su Innovation Island abbiamo approfondito il tema Agroalimentare e l’impegno della Regione Siciliana per un’agricoltura più sostenibile e di valore con il nostro podcast “Focus Agroalimentare“: clicca qui per ascoltare tutti gli episodi e seguire il nostro canale Spotify dedicato.
Coltura idroponica, la rivoluzione sostenibile
Senza suolo, ma ricca di potenziale: la coltura idroponica è una delle soluzioni più promettenti per rispondere alle sfide climatiche e alimentari globali. Si tratta di un metodo di coltivazione fuori suolo, in cui le piante crescono in una soluzione nutritiva ricca di minerali, senza bisogno di terra. In sostanza, le radici vengono immerse o direttamente in acqua, oppure in substrati inerti come perlite, lana di roccia o fibra di cocco, che fungono da supporto fisico.
Questa tecnica, benché possa sembrare futuristica, ha radici antiche. Secondo fonti storiche, forme primitive di coltura idroponica venivano già impiegate nei Giardini Pensili di Babilonia o dalle civiltà precolombiane nei Chinampas messicani, isole galleggianti di coltivazione.
Come funziona un impianto idroponico?
Un sistema idroponico è costituito da alcuni elementi fondamentali: un serbatoio per la soluzione nutritiva, un sistema di irrigazione o pompaggio, un supporto per le piante e, in molti casi, un sistema di aerazione. La nutrizione avviene attraverso una miscela bilanciata di acqua e sali minerali che garantisce l’apporto ottimale di macro e micronutrienti.
I vantaggi rispetto all’agricoltura tradizionale sono molteplici, in ambito ambientale, economico e produttivo. Tra questi:
- Risparmio idrico: fino al 90% di acqua in meno rispetto alla coltivazione in pieno campo.
- Assenza di pesticidi: ambienti controllati riducono drasticamente l’uso di sostanze chimiche.
- Crescita accelerata: grazie al controllo totale dei nutrienti, le piante crescono più rapidamente.
- Minore impatto ambientale: niente erosione del suolo né inquinamento da fertilizzanti.
- Produzione verticale: sfrutta lo spazio in altezza, ideale per l’agricoltura urbana.
- Coltivazione in ambienti estremi: come deserti, aree urbane o stazioni spaziali.
Per poter valorizzare al meglio la coltura idroponica, è necessario predisporre un impianto che necessita di attrezzature e know-how, per gestire correttamente i parametri vitali delle piante. Sbalzi nei nutrienti o malfunzionamenti tecnici, inoltre, possono compromettere interi raccolti.
Il contesto globale
La coltura idroponica è una realtà consolidata in numerosi Paesi, tra cui Olanda, Stati Uniti, Giappone e Israele, con impianti ad alta tecnologia che producono ortaggi a ciclo continuo. In Italia, l’interesse per l’idroponica cresce soprattutto in ambito agritech e tra startup agricole. Secondo il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), il settore è destinato a triplicare nei prossimi cinque anni, grazie anche agli incentivi previsti dal PNRR e alla crescente sensibilità verso pratiche sostenibili.
La sfida climatica impone una ridefinizione dei modelli agricoli. Le colture tradizionali sono sempre più esposte a eventi estremi, come siccità, alluvioni, innalzamento delle temperature, ed è in questo contesto, la coltura idroponica consente una produzione stabile, indipendente dalle condizioni meteo, e un uso efficiente delle risorse.
Entro il 2050, si stima una crescita della popolazione mondiale in oltre 9 miliardi di persone: secondo la FAO, sarà necessario incrementare la produzione agricola del 60% ed è in questo scenario che la coltura idroponica si inserisce come tecnologia-chiave. Si prevede un’integrazione sempre maggiore tra intelligenza artificiale, automazione e sensoristica per ottimizzare i sistemi idroponici, ridurre i costi e aumentare la scalabilità.