Come cambia la Pubblica Amministrazione italiana con l’IA: i risultati dell’indagine AgID

Un’indagine dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) svela lo stato dell’arte dell’IA nelle amministrazioni pubbliche centrali: tra chatbot, data governance e nuove professionalità, ecco come cambia la macchina pubblica italiana.

L’Italia della PA si apre all’Intelligenza Artificiale

In un’epoca di trasformazioni digitali accelerate, la Pubblica Amministrazione italiana si trova al centro di un cambio di paradigma: l’adozione strutturata dell’Intelligenza Artificiale (IA). Lo dimostra il recente Rapporto 2025 pubblicato da AGID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, che ha condotto un censimento su scala nazionale per fotografare il reale stato di avanzamento dei progetti IA nel settore pubblico.

L’indagine, svolta tra settembre e ottobre 2024, ha coinvolto 142 enti, di cui 108 hanno risposto (76%) e 45 hanno confermato di avere progetti IA attivi, per un totale di 120 iniziative mappate in modo strutturato .

Efficienza, gestione dati e servizi ai cittadini

L’analisi evidenzia che il 42% dei progetti ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza operativa, il 24% mira al potenziamento nella gestione e analisi dei dati, e il 18% punta sull’ottimizzazione dell’accesso ai servizi per cittadini e imprese. L’attenzione si concentra quindi su processi interni (G2G), ma non mancano iniziative G2C e G2B, con impatti attesi anche sull’interazione pubblico-privato .

I progetti si fondano principalmente su tecnologie di Machine Learning tradizionale, anche se cresce l’adozione dell’IA generativa per compiti come analisi testuale e linguaggio naturale. Oltre il 60% delle iniziative integra chatbot o assistenti virtuali, sebbene a volte più per tendenza di mercato che per reale necessità operativa.

Sul fronte dei dati, emerge una forte dipendenza da banche dati interne (76%) e un impiego frequente di dati non strutturati. Tuttavia, solo il 40% dei progetti aderisce agli standard ISO/IEC 25012, mettendo a rischio l’affidabilità delle soluzioni. Inoltre, appena il 22% delle iniziative prevede KPI misurabili, segnale di una carente visione strategica .

Le modalità di acquisizione delle tecnologie IA risultano eterogenee: si spazia da Accordi Quadro e Convenzioni Consip fino al MePA e alle proposte spontanee di fornitori (12%). Il valore medio di un progetto è pari a 3,2 milioni di euro, con picchi che arrivano a 19 milioni per i contratti principali. Tuttavia, manca un modello di procurement strutturato per l’IA, aumentando il rischio di vendor lock-in e soluzioni non scalabili .

Competenze e governance, il nodo della sostenibilità

Sebbene esistano competenze tecniche interne, circa la metà delle attività viene esternalizzata a società di consulenza o IT. Le università e gli enti di ricerca svolgono un ruolo marginale, e solo una parte degli enti ha avviato percorsi formativi interni mirati. La dipendenza da attori esterni rischia di indebolire la capacità di innovazione autonoma delle PA.

Fondamentale si rivela il coinvolgimento degli stakeholder, tra cui utenti finali, enti governativi e regolatori, per assicurare coerenza normativa e impatto duraturo .

Impatto ambientale e AI Act

L’indagine segnala l’urgenza di contenere l’impronta ecologica dei progetti IA, spesso sottovalutata. Solo il 19% delle amministrazioni ha attuato misure concrete per ridurre il consumo energetico, pur dichiarando consapevolezza del problema.

In termini di conformità normativa, oltre il 95% dei progetti non rientra nelle categorie ad alto rischio dell’AI Act. Le applicazioni vietate o potenzialmente pericolose sono pressoché assenti, e solo una minima parte coinvolge profilazione automatica o ambiti sensibili come giustizia e lavoro .

Le raccomandazioni di AGID: IA sostenibile, misurabile, integrata

Il Rapporto si chiude con una serie di raccomandazioni operative:

  • privilegiare tecnologie affidabili e a basso impatto ambientale,
  • migliorare la qualità e gestione dei dati,
  • innovare i modelli di procurement,
  • sviluppare competenze interne attraverso la creazione di figure come AI Officer e Data Steward,
  • definire sin dall’inizio KPI strategici per ogni progetto.

Il messaggio è chiaro: senza un approccio integrato e multidisciplinare, l’IA nella PA rischia di restare un insieme di esperimenti isolati, incapaci di generare impatti sistemici.