PNRR, l’Italia digitale mette il turbo, ma servono coordinamento e strategie con le Regioni

L’Agenda Digitale è al centro delle politiche e, attraverso il PNRR, si punta a realizzare un nuovo modello di sviluppo ed erogazione dei servizi pubblici digitali – “Government as a Platform” – in cui la PA diviene traino per l’innovazione tecnologica del Paese. A oggi, l’Italia ha realizzato il 53% delle milestone e dei target concordati con l’Europa e si posiziona come Paese che ha raggiunto i risultati maggiori dal punto di vista della trasformazione digitale.

A dirlo, sono i dati della ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano presentata al convegno “Italia Digitale: oltre le colonne d’Ercole”.

Si apre una fase cruciale per l’attuazione dell’Agenza Digitale, con il PNRR che mette a disposizione risorse mai viste prima per la digitalizzazione: 47 miliardi (dal 2021 al giugno del 2026), pari al 37% di tutte le risorse europee dedicate alla trasformazione digitale nel Next Generation EU. Tutto questo apre nuove sfide per la Pubblica Amministrazione, fondamentale per l’attuazione del PNRR e per il raggiungimento di più grandi obiettivi: almeno il 60% delle risorse del Piano, infatti, sono destinate a PA centrali, locali o imprese pubbliche.

Lo stato della digitalizzazione in Italia

Attraverso i suoi Digital Maturity Indexes, l’Osservatorio ha evidenziato una situazione che si caratterizza per luci e ombre. Il 70% delle PMI italiane ha un’intensità digitale di base leggermente superiore alla media europea. Cresce il fatturato delle PMI da eCommerce e le imprese italiane sono messe bene sull’adozione del cloud. Si rimane, invece, indietro, per quanto riguarda lo sfruttamento dei big data e l’impiego dell’IA. Andando alle competenze digitali degli italiani, emerge che solo il 46% dei cittadini tra i 16 e i 74 anni ne possiede di base, contro il 54% della media europea. Si registrano appena un 1,5% di nostri laureati in ambito ICT e solo il 3,9% dei dipendenti italiani specialisti.

Sebbene ci siano ottimi risultati nella disponibilità di open data, il nostro Paese rimane distante nella media europea per moduli di eGovernment precomplitati a disposizione dei cittadini, nei servizi pubblici digitali offerti alle imprese e, in generale, nella trasparenza dei servizi pubblici digitali. Negli indicatori della Digital Decade 2030 siamo allineati alla media europea solo per il numero di cittadini che consultano digitalmente i referti sanitari; per il resto in rincorsa. Superiamo però la media Europea per la quota di cittadini che interagiscono online con la PA: il 76% degli utenti italiani contro il 74% europei.

Persistono delle differenze tra Regioni e aree geografiche italiane su diversi indicatori, con un divario endemico tra le regioni del Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord: “Se vogliamo ridurre i divari storici dell’Italia con altri Paesi e tra i nostri stessi territori, servono strategie differenziate che raccordino il livello nazionale a quello regionale – commenta Michele Benedetti, Direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale –. L’attuazione dell’Agenda Digitale deve essere portata avanti con strategie multilivello, differenziate e il più possibile basate su solide evidenze empiriche, che tengano conto anche degli effetti degli interventi sulla riduzione delle disuguaglianze economico-sociali”.

Il modello Government as a Platform

L’Italia ha saputo compiere passi avanti sul modello di sviluppo ed erogazione di servizi pubblici digitaliGovernment as a Platform“. Già alla fine 2023, si evidenziano miglioramenti nella digitalizzazione della PA per quanto riguarda i 4 pilastri del modello: dataset e componenti condivisi, piattaforme per accentrare l’offerta di servizi pubblici, modelli di interoperabilità basati su API e soluzioni cloud.

Tra le basi dati condivise, l’ANPR è una soluzione consolidata, con tutti i Comuni italiani aderenti e la possibilità di scaricare 15 certificati anagrafici; si stanno integrando le liste elettorali, digitalizzando i processi di registrazione e gestione degli atti di stato civile e rendendo interoperabili altre anagrafi. Il Fascicolo Sanitario Elettronico non è ancora completamente operativo e interoperabile, ma oltre 418 milioni di referti digitalizzati sono già accessibili e il PNRR destina 1,3 miliardi di euro a rendere pienamente operativa la soluzione. Continua il popolamento del portale dati.gov.it, con oltre 60.000 open data importati automaticamente dalle PA aderenti (897).

Andando alle diverse piattaforme, PagoPA ha oltre 16mila PA aderenti e, da quando è attivo, per il nodo dei pagamenti sono transati oltre 209 miliardi di euro. In questo caso, il PNRR destina 370 milioni di euro all’attivazione e alla migrazione di servizi di incasso superiori a 250mila euro. SPID è nelle mani di 36 milioni di italiani mentre sono oltre 40 milioni le CIE rilasciate; l’App IO è stata scaricata da 36 milioni di italiani e le 15mila PA presenti offrono oltre 274mila servizi che saranno potenziati con 390 milioni di euro del PNRR. Nel 2023 a SEND (che permette l’invio di notifiche digitali con valore legale) si sono integrati 1.400 enti pubblici.

Quali prossimi passi?

Questi sono solo alcuni dei numeri evidenziati dall’Osservatorio che, tuttavia, mettono in luce un quadro in evoluzione continua. L’Italia deve spingere l’acceleratore sulla trasformazione digitale, mantenendo un doppio focus, sul PNRR e su interventi strategici complementari. Sul fronte delle risorse, è sicuramente importante spingere sulla spesa dei fondi, affiancando le Regioni italiane che, nella programmazione 2014-2020, hanno speso solo il 71% delle risorse previste per il digitale.

“Bisogna assicurarsi che i quasi 10 miliardi di euro dedicati alla trasformazione digitale della PA siano spesi in modo efficace, monitorandone l’impiego nel tempo – afferma Giuliano Noci, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale –. Ma è necessario potenziare i meccanismi di affiancamento e supporto agli enti locali che gestiranno gran parte delle risorse complementari al PNRR. Ed è quindi fondamentale un forte presidio e coordinamento: gli interventi sono molteplici, complessi, da realizzare in pochissimo tempo da una pluralità di attori pubblici e privati. Serve una regia forte che tenga alta l’attenzione di tutti a fare la propria parte nella partita complessiva”. Immagine di pikisuperstar su Freepik.