Premio Agorà, radici profonde e sguardo al futuro per la cultura della comunicazione

La 38esima edizione del Premio Agorà, una delle manifestazioni più longeve e autorevoli dedicate alla comunicazione pubblicitaria italiana, ha rappresentato una nuova occasione per celebrare la creatività e l’eccellenza. Ospitata alla fine dello scorso mese di giugno dal Cinema Fulgor di Rimini, è stata aperta da un convegno dedicato a un tema di grande attualità, ovvero la reputazione delle agenzie di comunicazione, con un intervento introduttivo del presidente del Premio, Salvatore Limuti.

Organizzato in collaborazione con l’Associazione UNA, che riunisce oltre 300 tra le più importanti agenzie italiane, il Premio Agorà ha visto la partecipazione di professionisti provenienti da tutta Italia. Sono stati assegnati 37 riconoscimenti, tra cui spiccano due Agorà d’Oro conferiti all’agenzia Armando Testa e due Agorà Crossmediali all’agenzia GB22 di Vicky Gitto, uno dei nomi più premiati del settore e orgoglio siciliano.

Una storia di crescita ed eccellenza

Questo riconoscimento ha una notevole storia alle spalle. È nato nel 1986 in Sicilia, con le prime edizioni ospitate a Palermo, Catania e Taormina. Negli anni Novanta è avvenuto un ulteriore salto di qualità, con l’edizione presso la Fiera del Levante di Bari, dove il Premio Agorà ha assunto portata nazionale.

“In quell’occasione il premio divenne nazionale e vide la partecipazione delle più grandi agenzie italiane e internazionali”, ricorda il presidente Limuti. Tra gli episodi memorabili, il riconoscimento nel 1994 alla campagna della SIP “La telefonata allunga la vita” con Massimo Lopez.

Dal 1996, il Premio Agorà ha scelto di rinunciare a sponsor importanti, per garantire l’imparzialità della giuria e sostenersi esclusivamente con le quote di iscrizione. “Per far ciò bisogna essere autosufficienti e autofinanziarsi con le semplici quote di iscrizione pagate dalle agenzie”, ha spiegato Limuti, sottolineando che solo una partecipazione numerosa permette questo modello indipendente.

  • Premio Agorà, radici profonde e sguardo al futuro per la nuova cultura della comunicazione

Dal 2023, grazie all’accordo con UNA, il premio è diventato itinerante, per valorizzare la ricchezza territoriale del settore pubblicitario. Dopo le edizioni di Palermo e Firenze, è stata la volta di Rimini,
“una città certamente creata come Hollywood con splendidi teatri, castelli e il famoso cinema Fulgor di Fellini”.

In Sicilia talento e coraggio creativo

Nonostante una partecipazione non ancora massiccia, le agenzie siciliane si sono distinte anche quest’anno: “Tutte hanno ben figurato vincendo diversi premi: l’agenzia Tina Berenato di Messina, l’agenzia Industria 01 di Catania, l’agenzia Albamedia di Palermo e l’agenzia Urso, anch’essa di Palermo”.

Il presidente, partendo da questo dato, invita i professionisti siciliani a superare eventuali complessi d’inferiorità: “A parte qualche timore di non potersi confrontare con i big d’Italia, secondo me ormai infondato, c’è da dire che in genere è difficile disporre ogni anno di campagne nuove e competitive per cui, molte agenzie partecipano ad anni alterni”.

Il valore della reputazione

Il tema centrale della 38ª edizione è stato la reputazione delle agenzie di pubblicità, oggetto di una ricerca condotta da Staff&Call, agenzia di marketing diretta da Alfonso Castellano. “Ho aperto il dibattito – ha sottolineato Limuti – focalizzando le problematiche relative alla genesi e alla costruzione della reputazione delle agenzie, perché se è vero che la buona pubblicità deve poter far sognare i consumatori è vero altresì che deve produrre effetti concreti a vantaggio delle aziende che commissionano le varie campagne pubblicitarie”.

Un Premio che guarda al futuro

Il futuro del Premio Agorà guarda già oltre. “La 39ª edizione del Premio Agorà si terrà il 19 giugno del 2026 a Venezia e sarà indubbiamente spettacolare”, ha concluso Limuti. Ma non solo: il Club Dirigenti Marketing, fondatore del premio, sta lavorando per celebrare la 40ª edizione nella suggestiva ex Tonnara Florio di Favignana, trasformata in museo. Un ritorno simbolico alle origini siciliane, tra memoria e innovazione.

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