Zes Unica, domande dal 31 marzo: le opportunità per il Mezzogiorno

Con la legge di Bilancio 2025 sono stati prorogati gli incentivi ai nuovi investimenti in area ZES, che confermano così le opportunità per chi intende introdurre o ampliare la propria attività imprenditoriale nel Mezzogiorno.

La Zona Economica Speciale (ZES) unica per il Mezzogiorno è stata istituita il 1° gennaio 2024 con il Decreto-Legge 19 settembre 2023, n. 124 , convertito in Legge n. 162 del 13 novembre 2023 (GU n. 268 del 16 novembre 2023) e comprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Dal punto di vista normativo, è definita come un’area in cui l’esercizio delle attività economiche e imprenditoriali (sia da parte delle aziende già operative nei relativi territori, sia di quelle che vi si insedieranno) può beneficiare di speciali condizioni, in relazione agli investimenti e alle attività di sviluppo di impresa.

Questo strumento mira a fornire un approccio integrato per sostenere lo sviluppo economico e la crescita nelle regioni interessate attraverso la semplificazione amministrativa e l’agevolazione degli investimenti. La normativa dispone la concessione di un credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali, anche tramite contratti di locazione finanziaria, consistenti in macchinari, impianti e attrezzatture varie. Il credito è calcolato in misura percentuale sul costo complessivo degli investimenti realizzati dal 15 novembre 2024 al 15 novembre 2025, con un limite minimo di 200mila euro e un limite massimo di 100 milioni di euro per ciascun progetto di investimento.

Il bonus viene garantito secondo quanto disposto dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027:

  • per Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, al 60% per le piccole imprese, 50% per le medie imprese e al 40% per le grandi imprese;
  • in Molise, Basilicata e Sardegna al 50% per le piccole imprese, 40% per le medie imprese e al 30% per le grandi imprese.
  • in Abruzzo al 35% per le piccole imprese, 25% per le medie imprese e al 15% per le grandi imprese.

La legge di Bilancio 2025, al comma 486 dell’articolo 1, illustra le modalità di richiesta dell’incentivo. Le imprese, tra il 31 marzo e il 30 maggio del 2025, dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate l’ammontare delle spese ammissibili sostenute dal 16 novembre 2024 e le previsioni fino al 15 novembre 2025. Dovranno, poi, inviare una comunicazione integrativa entro il 2 dicembre 2025, attestante l’avvenuta realizzazione degli investimenti precedentemente comunicati.

Le domande vanno presentate attraverso questo apposito portale dedicato alla ZES Unica, in cui è possibile rinvenire anche tutte le informazioni utili. L’Agenzia delle Entrate, alla fine del mese di gennaio, ha reso disponibili i modelli da utilizzare sia per le imprese ordinarie, sia per le imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e delle imprese attive nel settore forestale e nel settore della pesca e acquacoltura.

Il peso strategico degli incentivi

Proprio in questi giorni, Il Sole 24 Ore ha messo in evidenza l’importanza strategica di incentivi come quelli legati alla ZES Unica. Il quotidiano ha sottolineato come il Mezzogiorno, per gli imprenditori di settori chiave del manufatturiero, può rappresentare un’importante opportunità di reshoring (cioè di rientro della produzione e fabbricazione di beni verso il Paese d’origine in senso stretto o verso il proprio continente in senso più ampio), sulla spinta delle agevolazioni di ultima generazione.

A supporto di tutto questo, ci sono le recenti elaborazioni di Infocamere-Unioncamere Movimprese su tutte le aziende – quindi non solo manufatturiere – iscritte al Registro imprese al 31 dicembre del 2024. Nelle otto regioni che fanno parte della Zes Unica, nel 2024, sono nate 100mila nuove aziende, poco meno di un terzo di quelle registrate in Italia.

“I dati di ripresa sono sostanzialmente allineati con il resto del Paese – ha spiegato Luca Bianchi, direttore generale di Svimez – e, nonostante una fase di forte deindustrializzazione, il Sud sta mostrando dati positivi negli indici economici come export e PIL, una tendenza dovuta sia a fattori congiunturali, legati a una buona crescita del turismo, sia ai sostegni pubblici, in particolare il Pnrr e il superbonus”. Da qui parte la sfida attuale di consolidare questo andamento: “In un quadro di finanza pubblica che sta cambiando – aggiunge Bianchi –, con tensioni internazionali e un nuovo patto di stabilità, diventa decisivo avere una serie di politiche specifiche per supportare investimenti nel Mezzogiorno”.

Secondo Svimez sono due i fattori-chiave: il PNRR, sul cui impianto sono innestati, appunto, gli incentivi per la Zes Unica: “È uno strumento importante potenzialmente perché per la prima volta rappresenta un intervento strategico aggregato per il Sud – dice Bianchi – però vanno risolte alcune questioni: la Zes Unica potrebbe effettivamente intercettare fenomeni di reshoring, visto che alcune aziende sono propense ad accorciare la filiera, ma per farlo bisognerebbe aggregare in questo contenitore non solo gli incentivi per gli investimenti in beni strumentali, ma anche i fondi europei”.

Alle aziende, dunque, servirebbero strumenti aggiuntivi, oltre il credito d’imposta in essere. In questo contesto si inseriscono anche i nuovi incentivi per le imprese al Sud, come il bonus giovani (che ha ricevuto il via libera dalla UE il 31 gennaio) e il bonus donne (in attesa del Dm attuativo) introdotti dal Dl Coesione, cui si affianca l’esonero contributivo per le PMI previsto dalle legge di Bilancio che, per il 2025, equivale a massimo 145 euro per ogni assunto/trasformato a tempo indeterminato. Immagine di freepik.

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