Progetti 2023

ESG-MES-Sustainability score, un sistema avanzato per valutare la sostenibilità dei prodotti

“ESG-MES -SUSTAINABILITY SCORE” è uno dei progetti candidati alla prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della Strategia S3 “Ambiente, risorse naturali e sviluppo sostenibile”. Il progetto consiste nella realizzazione di un prototipo di ESG-MES, una nuova generazione di Manufacturing Execution System (MES) attenti alla sostenibilità ambientale, utilizzabile sia per possibili scopi commerciali, che per una serie di attività di ricerca industriale, che comprendono la creazione di un apposito sistema di sensoristica e installazioni di PLC necessari per permettere un notevole miglioramento dei processi produttivi aziendali. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore Alberto Baesso, Innovation Manager dell’azienda veneta Waypoint, un’azienda che si occupa della produzione di apparecchi per illuminazione, che oggi si è insediata nei locali dell’Incubatore dei Nebrodi a Galati Mamertino (ME) per dare vita a un polo del remanufacturing. Nel corso dell'intervista, Baesso ci ha spiegato l’idea presentata al Premio Innovazione Sicilia, che ha ricevuto una menzione speciale proprio per la sostenibilità: “Il progetto consiste nella realizzazione di un sistema di reporting dati di produzione che riesca, attraverso l'invio di questi dati a una piattaforma creata ad hoc, ad elaborare e realizzare un "Sustainability score" di prodotto, in modo che l’utente possa avere alla fine evidenza del grado di sostenibilità del prodotto”. “I parametri che verranno raccolti – spiega Baesso – lato produzione saranno tutti i dati ambientali che saranno registrati man mano dai diversi reparti, delle diverse macchine che saranno utilizzati per produrre quell’insieme di componenti che realizzeranno alla fine il prodotto, che verrà poi acquistato dal consumatore. A questi verranno anche associati i dati relativi alla LCA (Life Cycle Assessment) e quindi alla durabilità del prodotto, alla sua riparabilità, in modo che l’insieme di tutti questi dati possa dare un'esatta evidenza della sostenibilità del prodotto stesso”. Secondo Baesso il progetto è originale perché “non c'è attualmente in commercio uno strumento che possa fare questa raccolta dei dati ed esporli in questa maniera all'utente. Ci sono dei sistemi che in realtà fanno parte di quello che riusciremo a fare noi, ma che nel 90% dei casi sono utilizzati all'interno del proprio sito produttivo o di una supply chain. Il nostro Progetto, fra qualche anno, nel 2028 diventerà molto probabilmente un’obbligatorietà a livello europeo”. Il progetto ha un forte impatto sulla società “perché daremo modo all'utente finale di fare una valutazione immediata, leggendo un numero che apparirà nel packaging e quindi avrà l'esatta percezione. Se vogliamo fare un confronto con quella che è oggi la classe energetica oggi noi possiamo rilevare in modo esatto l'efficienza di un apparecchio, che utilizza dell'elettricità e leggiamo l'etichetta classe A, classe B per quello che ogni prodotto ha come valore. Inoltre, il progetto è sostenibile “perché migliore è lo score e più la produzione, anche la progettazione se vogliamo di quel prodotto, ha avuto un processo sostenibile”. Infine, il Progetto è realizzabile. “Abbiamo tutti gli elementi per poter dire che questo progetto potrà essere utilizzato al massimo entro 18-24 mesi – conclude Baesso –  e questo grazie anche a importanti collaborazioni come quella con l'Università di Palermo e quella con il CNR di Palermo che ci darà un grosso supporto su alcuni aspetti molto importanti”.

Gestione dei rifiuti in house, green e sostenibile: il modello Medea

Tra i progetti candidati alla prima edizione del Premio Innovazione Sicilia c’è anche il progetto Medea, un innovativo sistema di gestione e trattamento in house dei rifiuti, presentato nell’ambito della Strategia regionale S3 “Ambiente, risorse naturali e sviluppo sostenibile”. Il progetto prevede l’adozione di un insieme di tecnologie a zero emissioni in atmosfera e suolo, per garantire procedure ecocompatibili di smaltimento o recupero dei materiali di scarto. Il rifiuto diventa così una risorsa preziosa da recuperare e valorizzare in un’ottica di economia circolare certificata, rispetto e tutela dell’ambiente. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore Stellario Grippa, esperto nella gestione e trattamento dei rifiuti, un’attività che ormai segue da circa 30 anni, esperienze di trattamento dei rifiuti di origine sanitaria in ambito nazionale e procedure industriali in ambito locale da cui è nato il progetto Medea: “Dopo tutti questi anni ho tirato su una sorta di sommatoria di tutte le esperienze e ne è venuto fuori un progetto per il trattamento dei rifiuti urbani a ridotto impatto ambientale. Rifiuti urbani che sono la croce e delizia per tutti i Comuni, anche per quelli che hanno avviato la raccolta differenziata. Il mio progetto sostanzialmente tratta il rifiuto più impattante, quello indifferenziabile, che a differenza dell’indifferenziato non è possibile recuperare. L'umido, l'organico di origine alimentare è potenzialmente infetto, sono rifiuti che oggi vengono conferiti in discarica con altissimo impatto ambientale con costi elevatissimi, tanto che in Sicilia si è passati ida 180€ a tonnellata, 550€ a tonnellata ed è un rapporto economico che tende sempre ad aumentare”. “Il nostro progetto innovativo è in linea con le direttive comunitarie per quanto riguarda il trattamento localizzato di questi rifiuti con impianti brevettati, che aspettano soltanto la Sicilia per essere installati e che hanno un ridotto trasporto su strada, anzi il trasporto su strada sostanzialmente scompare”. In particolare, viene eseguito “un post trattamento sui rifiuti attraverso dei generatori”. Si parla in questo caso di “termovalorizzatori di terza generazione, non dei termovalorizzatori di seconda generazione, quelli che utilizzano la vasca di raccolta che oggi è un sistema oramai superato”. Oggi non si parla più di termovalorizzatori ma di “generatori, che sostanzialmente utilizzano il post-trattamento di questi materiali per produrre energia elettrica. Qui entriamo nell'economia circolare del rifiuto. Questi impianti sono a ridottissimo impatto ambientale, impianti brevettati che attendono solo la giusta collocazione”. Il progetto che scaturisce da 30 anni di esperienza nel settore – continua Grippa – riduce l'impatto ambientale con zero emissioni, zero percolato di discarica perché non conferendo più in discarica non creiamo più questi veleni che giornalmente inquinano le falde e zero emissioni anche in atmosfera perché non abbiamo più sostanzialmente gas metano immesso in atmosfera, più radon e quant'altro. Noi rientriamo nei parametri europei. La Sicilia attualmente è fuori dai parametri sulle emissioni e sull'impatto ambientale scaturito dal trasporto. Questi impianti essendo localizzati vengono cuciti alla perfezione sui comuni, perché non tutti i comuni hanno la stessa produzione di rifiuto, con un business plan, comunque un progetto, un piano abbastanza ben definito. Ne viene fuori un impianto cucito sulle esigenze della città, del paese o comunque del luogo in cui deve essere collocato. I nostri impianti trattano tutti quei rifiuti che oggi hanno un elevato impatto ambientale e non vengono valorizzati. Si tratta di rifiuti indifferenziabili e l'organico, visto che non abbiamo impianti di biogas e la medicazione domiciliare che oggi viene conferita nell’indifferenziato. Si immagini e quanto volume e quanto materiale potenzialmente infetto viene conferito all'interno dell'indifferenziato”. Il Progetto Medea grazie al suo trattamento in house trasforma invece il rifiuto in prodotto recuperabile al 100% con certificazione ambientale.

LURT, il modello itinerante per la rigenerazione sociale e territoriale delle aree interne

Oggi oltre 13 milioni di persone vivono nelle cosiddette aree interne, luoghi sottoposti a un progressivo spopolamento e a rischio di marginalità. Da qui l’idea di portare a Riesi, in provincia di Caltanissetta, per ben tre edizioni il LURT (Laboratorio Umano di Rigenerazione Territoriale), un modello itinerante capace di accendere i riflettori su queste aree e rigenerare la comunità locale, attraverso un percorso di partecipazione in grado di ripensare i luoghi stessi e offrire nuove opportunità ai giovani. Ne abbiamo parlato con il suo ideatore Gianluca Fiusco che ha presentato il progetto nel corso della prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della Strategia S3 “Smart cities&communities”: “Il LURT è nato come modello di intervento nell'ambito della rigenerazione umana, la rigenerazione umana delle aree interne o in via di spopolamento e abbandono. Un intervento che parte dalla necessità di ricostruire legami sociali, umani, di vita, di speranza nei territori e, parallelamente, di adattamento, di riadattamento e rifunzionalizzazione dei luoghi all'interno di questa ricostruzione, per fornirgli un’identità nuova che però non cancelli la storia delle persone e dei luoghi stessi”. In particolare, “l'obiettivo del LURT è stato quello di ricostruire il tessuto sociale dei luoghi come spazio di impegno, di studio, di confronto, di partecipazione, di democrazia e consentire una vivibilità nuova dei territori, dando alle aree depresse e abbandonate un nuovo slancio e una possibilità di rinascita. Il centro ha la sua ragion d'essere sull'impatto che la rigenerazione umana può avere nelle società e per le società. Una società che è in continuo cambiamento, che ha dovuto affrontare la pandemia e adesso deve affrontare anche l'incertezza delle guerre, la violenza dello sradicamento, i conflitti intergenerazionali, la precarietà che porta spesso alla ricerca di condizioni di vita migliori altrove. Da qui lo svuotamento dei territori, la perdita di memoria, di tradizioni, di storie che necessitano interventi globali che mettano cioè insieme chi vive i territori con chi può dare una mano per rigenerarli”. “Ecco, da questi elementi nasce il LURT che parte dalle persone prima che dalle cose, perché spesso si ristruttura pensando alla rigenerazione, cioè si rifanno i contenitori, ma mancano i contenuti. L'idea del LURT invece è quella di partire esattamente dai contenuti e i contenuti vengono generati dalle persone che ci vivono e quindi il LURT dà una risposta all'emergenza dell'abbandono e dello svuotamento attraverso azioni di coinvolgimento locale sia di chi vive quei territori e ancora sopravvive nei territori marginali e marginalizzati, insieme a chi arriva e decide di formarsi, di vivere un'esperienza umana immersiva. Perciò, in questo senso, il modello del LURT che è nato a Riesi è esportabile, realizzabile, perciò sostenibile”. “La parola di fondo che anima questo progetto è la contaminazione, cioè mettere insieme esperienze diverse che possano dialogare per consentire alle persone e agli abitanti dei luoghi delle aree interne di poter concepire i loro territori come luoghi di partenza e non solamente di fuga. Perciò fin dall'inizio abbiamo cercato di coinvolgere sociologi, architetti, semplici manovali, persone che vivevano quei territori e persino i bambini nel raccontare quello che quei luoghi rappresentavano per loro e come li avrebbero visti da quel momento ai prossimi cinque-dieci anni. E allora, tutti insieme, abbiamo provato a ricostruirli e a riappropriarci degli spazi, a dare un nuovo senso agli spazi. Ecco perché la figura anche tecnica di professionisti che possono dare una mano a livello urbanistico o a progettare arredi urbani che siano funzionali a quel luogo e che non siano standardizzati, uguali dalla periferia al centro, è un modo per restituire un’identità ai territori e farlo insieme, dando vita a laboratori, formazione, ascolto, momenti di creatività e anche un tempo per l'ozio che fa sempre bene”. Il LURT – ci ha poi spiegato Fiusco –soddisfa al meglio il criterio dell’originalità: “Abbiamo potuto constatare che l'idea della contaminazione, cioè del mettere insieme diversità e quindi anche diversità di metodi di approcci e anche di sensibilità rispetto alla rigenerazione umana ci consentiva non soltanto di rendere i progetti vivi, ma anche di arrivare nei territori con un'idea di come debba essere la rigenerazione, viverla, costruirla insieme alle persone e questo credo che sia l'elemento più originale rispetto anche a tante altre attività di rigenerazione urbana che in genere si fanno in giro. E questo consentiva anche di dare una prospettiva al progetto tant'è che smontata la baracca, gli abitanti rimanevano e continuavano quell'azione per cui non soltanto rendevano vivibile lo spazio esterno e continuavano a viverlo, ma poi, ad esempio, nel caso di Riesi, hanno continuato a far vivere l'immobile confiscato a Cosa Nostra che avevamo chiesto come punto di aggregazione centrale del quartiere, che poi ha sviluppato un Informagiovani, per l'appunto per i giovani, un centro di aggregazione per le mamme e uno spazio di gioco per i bambini che continua tuttora ad esistere, dimostrazione del fatto che quando si opera insieme alle comunità locali e non sopra di loro e non arrivando con un progetto già ritagliato e calato dall'alto, poi i progetti si mantengono in vita e si alimentano da soli”. A Riesi, per esempio, proprio grazie al LURT è nata e tuttora vive l'esperienza di "CivicoCivico" con laboratori quotidiani per bambini e bambine, uno spazio di socializzazione con gli abitanti del quartiere, un luogo di formazione e scambio di esperienze, un centro di conservazione e trasferimento della memoria.

Lombricoltura Siciliana: un esempio di agricoltura ecologica e rigenerativa

Tra i progetti presentati al Premio Innovazione Sicilia c’è anche “Lombricoltura Siciliana”, un progetto presentato nell’ambito della Strategia S3 “Ambiente, risorse naturali e sviluppo sostenibile”, esempio di gestione virtuosa dei rifiuti, di sostenibilità e rigenerazione ambientale e riuso delle aree degradate. Ne abbiamo parlato con uno dei quattro fondatori Luis Marin Alcaide: “Lombricoltura Siciliana è un'azienda in campo agricolo sita a Leonforte in provincia di Enna, che condivide la visione di un'agricoltura più sostenibile e consapevole”. Si tratta di “un’iniziativa dedicata alla trasformazione sostenibile e rigenerativa di letame bovino, che viene trasformato in vermicompost anche noto come humus di lombrico. Il vermicompost è un fertilizzante organico molto pregiato e autorizzato in agricoltura biologica”, creato grazie al processo di digestione dei lombrichi trasformando gli scarti di cibo in una massa ricca di sostanze nutritive per il terreno. “Il nostro impegno è quello di promuovere pratiche agricole sostenibili e di rigenerare aree degradate. La Sicilia è un'isola con forte tradizione agricola e la nostra attività mira a migliorare la gestione dei rifiuti agricoli come il letame, fornendo un fertilizzante organico pregiato, che è già un prodotto venduto al mercato”. Il progetto risponde ai criteri della sostenibilità e dell’impatto sulla società. “La mia azienda – spiega Luis Marin Alcaide – contribuisce innanzitutto alla sostenibilità ambientale. La nostra attività si inserisce nel cuore di una pratica agricola tradizionalmente inquinante. L'agricoltura è la pratica più inquinante al mondo e offre un'alternativa sostenibile. Trasformiamo un prodotto inquinante in un fertilizzante organico attraverso una pratica con gli animali che è proprio sostenibile. E questo processo non solo riduce i rifiuti come il letame, ma contribuisce anche alla salute del suolo e dell'ambiente”. “Il secondo punto – continua Alcaide – riferito sempre alla sostenibilità è la rigenerazione di aree degradate. Il nostro progetto ha avuto l'abilità di recuperare, di trasformare un'area precedentemente degradata perché originariamente era destinata all’estrazione di idrocarburi e questo è una dimostrazione di rigenerazione ambientale e anche un chiaro segno green della nostra pratica. Generiamo il suolo siciliano e il nostro stesso suolo”. “Il nostro lavoro ha poi un impatto positivo sulla comunità agricola siciliana. Offriamo una soluzione ecologica per la gestione del letame, ma è anche un prodotto finale che migliora la fertilità del suolo e la salute delle colture. Se mangiamo meglio migliora anche la società e la nostra salute. La nostra iniziativa mira a sensibilizzare sulle pratiche agricole sostenibili, promuovendo un cambiamento di mentalità e di comportamento. Questo contribuisce a creare consapevolezza e coinvolgimento da parte dell’intera comunità”. “La sensibilizzazione ambientale è al centro della nostra missione. La consapevolezza crescente sull'importanza della gestione sostenibile dei rifiuti e sulla valorizzazione del letame sta influenzando positivamente le abitudini della comunità e contribuendo a uno stile di vita più eco-sostenibile”. Come ci racconta Luis Marin Alcaide Lombricoltura Siciliana ha anche un forte impatto sulla società in termini di occupazione: “La nostra iniziativa ha contribuito alla creazione di posti di lavoro locali, offrendo opportunità occupazionali nella gestione dell'attività di compostaggio, nonché la nostra produzione. Questo ha un impatto positivo sul tessuto sociale, promuovendo la crescita economica e migliorando la qualità della vita della stessa comunità”.

Il Centro Don Milani di Bagheria: un modello per l’innovazione sociale e l’empowerment della comunità

Il progetto del Centro Aggregativo Polivalente Don Lorenzo Milani di Bagheria, presentato al Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della Strategia regionale S3 Smart cities &communities rappresenta un concreto esempio di innovazione sociale. Il progetto ha preso vita all’interno della Villa Ex Castello di Bagheria, un bene confiscato alla mafia, trasformato in un centro educativo e culturale che affronta temi importanti come la dispersione scolastica e la mancanza di servizi per giovani e famiglie. Il Centro, che beneficia del partenariato tra enti locali, associazioni e il Centro Servizi per il Volontariato di Palermo, coinvolge attivamente i giovani tra i 15 e i 25 anni nella co-gestione e promuove l'innovazione sociale attraverso una cabina permanente di contrasto alla povertà educativa. L’intento è quello di ridurre la dispersione scolastica, promuovere la partecipazione giovanile e migliorare il benessere dell’intera comunità, trasformando un luogo di illegalità in uno spazio di opportunità, crescita e di cambiamento sociale. Ne abbiamo parlato con Danilo Conigliaro responsabile della comunicazione social all’interno del Centro che ci ha spiegato meglio il progetto: “Al centro di servizi per il volontariato di Palermo, meglio conosciuto come Cesvot io mi occupo di comunicazione new media. Il Centro offre servizi gratuiti alle associazioni di volontariato, dalla consulenza progettuale a tutto ciò che riguarda la tenuta della burocrazia degli statuti, fino alla promozione del volontariato nello specifico”. "L'attività che presentiamo oggi – continua Conigliaro – è legata a un'attività che noi facciamo con i giovani per promuovere i valori della solidarietà e del no profit. Si tratta della web agency del Centro Don Milani a Bagheria, un progetto molto ambizioso e innovativo perché coniuga i valori del volontariato e del no profit con quello di web agency, che attiene a logiche aziendali. Tutto è nato all’interno del centro don Milani a Bagheria, un bene confiscato alla mafia restituito alla cittadinanza grazie a un patto di collaborazione. Un progetto che mette i giovani al centro, creato da una rete sociale a Bagheria che ha pensato che questo luogo potesse diventare un luogo di ritrovo e di anche progettazione dove i giovani sono protagonisti e gestito direttamente dai giovani”. Per fare questo è stato coinvolto un gruppo di ragazzi e ragazze a cui è stato chiesto di promuovere i canali social del Centro sotto la supervisione degli stessi operatori. Il risultato ottenuto è stato straordinario il lavoro svolto è servito a “portare innovazione anche al gruppo di adulti” generando un circolo virtuoso, che “ha migliorato la comunicazione interna e ha consentito di promuovere le attività e iniziative del centro su nuovi canali come Tik Tok. È stata così creata una vera e propria Web Agency che è diventata parte integrante del progetto e ha dato ai giovani l'opportunità di sviluppare competenze, esprimere le proprie passioni e contribuire al bene della comunità. “Questi ragazzi si sono riscoperti anche molto bravi nell'organizzazione degli eventi – prosegue Conigliaro – In questo anno e mezzo di attività, grosso modo hanno sperimentato sia la comunicazione sul digitale comunque nelle forme tradizionali, ma hanno messo anche in gioco le loro competenze nell'ambito dell'organizzazione degli eventi, che passa dall'allestimento degli spazi alla gestione logistica dell'evento stesso quindi la gestione degli inviti e la condivisione alla comunità”.   Il progetto della web agency del volontariato rientra sicuramente nell'aspetto dell'originalità. Al Centro Servizi promuoviamo una nuova forma di volontariato che è quella del volontariato digitale, ovvero coinvolgere le giovani generazioni che sono spesso etichettate con la formula 'nativi digitali', anche se anche questo è un grosso pregiudizio perché ci sono anche ragazzi di 16 anni a cui non interessa tanto il mondo digitale”. L’idea di base è quella di mettere a disposizione le proprie competenze da nativo digitale per la comunità la comunità di adulti o di anziani, partendo proprio da problemi pratici. Noi abbiamo messo in piedi un luogo bello in cui portare i giovani. E allora quale migliore strategia di comunicazione che quella di coinvolgere i giovani nella condivisione alla comunità informazioni e contenuti virali? L’originalità sta, dunque, nel “promuovere un volontariato che sia digitale, dove le competenze dei giovani nativi digitali vengono messi al servizio della comunità”. Ci auguriamo che questo progetto – conclude Danilo Conigliaro – rientri piano piano in quello che è l'aspetto dell'impatto sociale. Un primo impatto per noi molto forte è stato quello di vedere molti ragazzi promotori della web agency sottoscrivere il patto di collaborazione per la cogestione di questo centro. Per noi del Centro Servizi è un passaggio cruciale, significativo perché significa che i giovani non vengono solo coinvolti come utenti, ma diventano soggetti promotori di iniziative insieme agli adulti. Questo per noi è già un forte impatto sociale in questa comunità che gestisce il centro ma in prospettiva ci piacerebbe che il centro don Milani diventasse un polo culturale e ricreativo per i giovani del territorio”.

FileAi.app, l’intelligenza artificiale al servizio dell’analisi documentale

FileAi.app è uno dei progetti presentati nel corso della prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell'ambito "Smart cities&communities". Si tratta di un innovativo servizio basato sull’intelligenza artificiale, che promette di rivoluzionare il modo in cui accediamo e interpretiamo i documenti digitali. Attraverso l’utilizzo di algoritmi di machine learning avanzati, FileAi.app permette, infatti, agli utenti di caricare documenti in vari formati, di effettuare ricerche approfondite al loro interno e dialogare con i documenti forniti, elaborando risposte rapide e precise alle domande degli utenti. Ne abbiamo parlato insieme al suo ideatore Giovanni Raco, un consulente ed ethical hacker che vanta un’esperienza ventennale nel mondo della cybersecurity: “Il mio ambito di lavoro appunto è la cybersecurity, il mondo IT e mi rivolgo ad aziende, governi ed enti che vogliono verificare e testare i propri sistemi di sicurezza informatica relativamente a un app mobile che posseggo, una web application o alla propria infrastruttura in cloud. “Il progetto FileAi.app – spiega Raco si basa sull’intelligenza artificiale ed è un chatbot documentale, che dà la possibilità alle persone che lo utilizzano di poter caricare fino a 72 documenti in contemporanea. Il sistema fa un apprendimento automatico dei documenti PDF, DOC o altri formati e si ha la possibilità di parlare con i documenti, quindi, fare delle domande. Per esempio ‘mi fai una sintesi della riunione oppure mi fai una sintesi?’ Oppure possiamo caricare una sentenza in un tribunale e chiedere come è finita la causa del Tribunale X? Questo, diciamo, è stato pensato per semplificare e aumentare la produttività delle risorse umane di un'azienda”. Sono tanti gli ambiti in cui il progetto può essere applicato. Nel settore sanitario il servizio consentirà di caricare studi clinici, report medici e altre pubblicazioni e di restituire informazioni immediate e accurate. Nel settore legale sarà un potente strumento a disposizione degli avvocati e degli studi legali per caricare contratti, leggi e sentenze e ottenere risposte ben documentate. Il servizio sarà applicabile anche al settore educativo dove docenti e studenti potranno caricare il materiale didattico, al settore finanziario per report, dati e analisi di mercato e alla pubblica amministrazione come valido supporto per l’analisi e la distribuzione di analisi e documenti relativi a bilanci e politiche pubbliche. Giovanni Raco ha poi sottolineato i benefici e l'impatto sulla società del suo progetto: “Viviamo in un'era in cui le informazioni la fanno da padrone e avere la possibilità di una tecnologia che ti permette di fare ricerche complesse avendo dei risultati sintetici in maniera celere, sia un punto di vantaggio con l'intelligenza artificiale, sia la possibilità di fare domande in linguaggio naturale e di ricevere risposte in linguaggio naturale. Questo è l'avanzamento tecnologico rispetto alle tecnologie e a una semplice ricerca basata sul documento. Può, inoltre, essere un supporto anche alle decisioni del management. Avendo la possibilità di fare delle domande, di fare un'analisi sfruttando una vasta scala di documenti FileAi.app permette in breve tempo di avere la situazione chiara e quindi prendere decisioni più consapevoli. Infine, secondo Giovanni Raco un altro aspetto importante è l'inclusività perché questo progetto, per quanto possa essere complicato, alla fine è un'interfaccia con un chatbot che oggi tutti siamo abituati ad usare, anche se diciamo sotto c'è una tecnologia abbastanza complessa”.

Muni Sigona e il suo sogno per Toti: un b&b solidale gestito da ragazzi ‘speciali’

Uno dei progetti del Premio Innovazione Sicilia che merita un'attenzione particolare è sicuramente quello presentato da Maria Sigona, detta Muni, ideatrice e presidente dell’Associazione “Casa di Toti”, un b&b etico sito in Sicilia, a Modica, gestito da ragazzi disabili assistiti da tutor. Il progetto che rientra nell'ambito della Strategia Regionale di Specializzazione Intelligente S3 "Scienze della Vita" ha l'obiettivo di trasformare questi ragazzi “speciali” da semplici fruitori a veri e propri gestori del b&b e realizzare così una piena inclusione socio-lavorativa. Ne abbiamo parlato proprio con Muni Sigona che ha raccontato ai nostri microfoni la sua personale esperienza: "Io sono Muni Sigona, ho 52 anni, vivo a Catania e da 32 lavoro come impiegata in un'azienda farmaceutica. Sono la mamma di Toti, un ragazzo con neurodiversità speciale e per lui ho creato la casa di Toti. Dopo la scuola purtroppo i ragazzi disabili, così come li chiamiamo, hanno il nulla. E io, preoccupata per il suo futuro ho trasformato una dimora del ‘700, già casa vacanze, in un b&b gestito da loro. È un centro veramente innovativo, unico perché i ragazzi in questa casa vivono, sono assistiti da tutor 24 ore su 24 e lavorano gestendo il b&b". Muni Sigona ha, poi, spiegato come la Casa di Toti sia un'impresa sociale, nata da un sogno: “Nel 2014 ho sognato di trasformare la nostra dimora di famiglia del settecento in un posto dove questi ragazzi potessero vivere e lavorare. Da lì sono partite le raccolte fondi. Quindi solo grazie al fundraising e al crowdfunding abbiamo iniziato a progettare e a posare la prima pietra. L'abbiamo posata nel 2016, a novembre e da lì sono arrivati tantissimi aiuti, soprattutto dall'imprenditoria privata, dalle banche e dalla gente dal cuore grande che, come dico io, si è sporcata le mani, pietra su pietra, mattone su mattone”. In particolare, la Casa di Toti nasce su un campo di calcetto in disuso accanto alla dimora storica di famiglia e ha tre dependance. "Abbiamo costruito questa casa per i ragazzi. Una casa di 300 metri quadri priva di barriere architettoniche e una multinazionale l'ha arredata in maniera no-profit. Ed è tutto frutto di donazioni”. Da quel momento il progetto ha assunto un altro respiro e insieme a uno studio di psicopedagogia Muni Sigona ha creato un team strutturato: “Abbiamo cercato le famiglie, i ragazzi, abbiamo formato questo gruppo. La casa di Toti può ospitare sette ragazzi dai 18 anni in poi. Oggi ne abbiamo cinque in più, presenti in maniera semiresidenziale. La Casa di Toti è aperta al territorio di Modica e di Ragusa e a tante famiglie speciali”. La Casa di Toti può ospitare anche i ragazzi che vogliano svolgere dei semplici laboratori e dei percorsi nel weekend, un’occasione per farli divertire e dare un po’ di respiro alle famiglie. "I ragazzi de la Casa di Toti si occupano di tutta la gestione della casa, quindi del co-housing, dal rifare i letti al cucinare, al pulire. Si occupano della preparazione delle colazioni, della pulizia delle camere, del check-in e del check-out, del front office, del back office, della pulizia del giardino e della piscina. Attualmente ragazzi, sono cinque. Il progetto è in itinere da poco abbiamo abbattuto le barriere architettoniche anche in piscina. Abbiamo creato una grande scuola e tutti possono fare il bagno serenamente", ma come tiene a precisare la stessa Sigona non si tratta di un b&b per disabili, ma di "un b&b gestito da ragazzi speciali per gente dal cuore grande". Secondo Muni Sigona il criterio principale soddisfatto dal progetto è l'impatto sulla società, perché si tratta di un progetto innovativo unico, che ha un forte influsso sulla società perché la gente resta fortemente colpita ed emozionata. “Da noi fa un percorso emozionale, perché fai una vacanza ma stai anche a contatto con i ragazzi e sei consapevole di esserlo". In più è un “progetto sostenibile perché abbiamo fatto tutto in base ai criteri di sostenibilità, dal fotovoltaico alla fitodepurazione ed è originale perché in Sicilia è unico. Ma penso oggi anche in Italia perché di alberghi etici ne esistono tanti e sono meravigliosi e siamo entrati in contatto anche con loro. Ma un albergo dove si vive e si lavora non esiste. C'è solo la Casa di Toti”.

“Piz- Promo in Zona”, la piattaforma di local marketing che favorisce gli acquisti di prossimità

Tra i progetti presentati al Premio Innovazione Sicilia nell'ambito "Smart Cities&Communities" c’è anche “Piz- Promo in Zona”, una piattaforma di local marketing, pensata per migliorare il modo in cui le attività operano e prosperano in Sicilia. La piattaforma ridefinisce il couponing, attraverso il geomarketing e modalità di matching dei sistemi di dating e la gamification per stimolare e favorire gli acquisti di prossimità sostenibili. Ne abbiamo parlato con la sua ideatrice, l’esperta di digital marketing Sonia Mendola, che insieme allo sviluppatore Salvatore Di Fede, hanno dato vita a questa piattaforma destinata a diventare una vera e propria start-up dallo stesso nome. Sonia Mendola ci ha spiegato come è nata l’idea di “Piz-Promo in Zona”: “Durante la pandemia abbiamo deciso di mettere insieme le nostre skills e la passione del nostro lavoro per dare vita a “Promo in Zona”, una start up innovativa non costituita, che ha un focus specifico nell'innovazione dell'economia di prossimità. La nostra missione è quella di rivitalizzare il commercio locale, combattendo il problema della desertificazione commerciale e continuando a stimolare il progresso economico e sociale del territorio”. “Al Premio Innovazione Sicilia abbiamo candidato la piattaforma Piz – continua Sonia Mendola –che è proprio l'acronimo di “Promo in Zona”. L'obiettivo del progetto è quello di rivoluzionare il mondo del couponing, della promozione locale attraverso una piattaforma digitale di marketing geolocalizzato, un punto di incontro tra domanda e offerta locale che permette agli esercenti di attirare i consumatori in negozio, inviando a chi si trova in prossimità delle offerte lampo geolocalizzate e riscattabili all’interno del punto vendita. Questo consente ai consumatori di scoprire le attività in zona, abituandoli agli acquisti sostenibili, grazie anche alla possibilità di approfittare di offerte speciali. È un sistema che spinge all'utilizzo della piattaforma”. Ma qual è la differenza con il couponing tradizionale? “La differenza con soluzioni di couponing tradizionale come “Groupon”, “Groupalia” – ci spiega Sonia Mendola , consiste nell’interfaccia intuitiva e molto efficace ereditata dai sistemi di dating come Tinder, che permette ai negozianti, ma anche ai professionisti, agli artigiani e pure agli ambulanti, non solo di inviare le offerte, ma anche di profilare secondo degli algoritmi predittivi, nonché di prendere delle decisioni guidate dai dati grazie a un sistema di statistiche interno e di fidelizzare i clienti grazie alla presenza di un CRM corredato da strumenti di marketing diretto, chec consentono di mantenere un contatto costante con i consumatori in zona. Quindi non si tratta solo di promozione di offerte, ma anche di una soluzione completa e innovativa, che permette di connettere gli esercenti con la comunità locale e che mira a trasformare radicalmente il modo in cui le attività di prossimità operano e prosperano in Sicilia”. “La trasformazione che stiamo facendo è un’innovazione a 360 gradi. Non solo stiamo portando avanti un’innovazione di prodotto nel mondo, recuperando come strumento semplice e completo il marketing geolocalizzato a misura di attività locale, ma stiamo anche innovando il processo di produzione locale, riducendo il divario tra le attività di prossimità e la tecnologia digitale. Stiamo anche favorendo la formazione, offrendo, oltre agli strumenti, anche servizi e risorse che aiutano gli esercenti a sviluppare competenze di marketing locale. E abbiamo anche dei modelli organizzativi e gestionali che aumentano la capacità di adattamento del locale all'evoluzione tecnologica del mercato. Quindi è chiaro che PIZ è un'innovazione veramente ampia”. Secondo Sonia Mendola il progetto risponde maggiormente in relazione al criterio della sostenibilità. “La sostenibilità è al centro della nostra visione dal punto di vista sia economico, sia sociale che ambientale – ci spiega Mendola – Economico perché supportiamo appunto il local business, quindi, offre un modello che sostiene le piccole attività di vicinato, contribuendo quindi alla loro crescita e combattendo appunto il fenomeno della desertificazione commerciale, che nell'ultimo decennio ha portato alla chiusura di oltre 6000 esercizi commerciali nella sola città di Palermo (sono dati di Confcommercio dell'inverno scorso). Dal punto di vista dell'impatto sociale la piattaforma mira invece a riportare nuovamente al centro il ruolo delle attività locali, che sono fonte di occupazione, di rivalutazione urbana, di sicurezza nei quartieri e giocano un importante ruolo consulenziale che un po’ si è perso con il diffondersi dell'online e della grande distribuzione organizzata. Per raggiungere l'obiettivo Piz coinvolge attivamente la comunità locale, promuovendo una cultura dell'acquisto responsabile e spingendo quindi alla condivisione anche di esperienze, grazie a un sistema di riprova sociale geolocalizzata con agenzie certificate. “Piz contribuisce attivamente anche alla sostenibilità ambientale perché incoraggiando gli acquisti di prossimità, incentiva a spostarsi a piedi o in bicicletta per acquistare in zona. Si riducono le emissioni di carbonio legate al trasporto merci a lunga distanza e si abbattono anche le emissioni del commercio dovute alla chiusura. La sostenibilità – conclude poi Sonia Mendola – è una componente fondamentale del progetto che può essere un catalizzatore per la crescita economica sostenibile e responsabile della Sicilia, oltre a essere un progetto scalabile e replicabile a livello globale”.

Strumenti di precisione nella misurazione della qualità dell’aria, la proposta di Fine Metrology

FINE Metrology è un'azienda siciliana, con sede a Spadafora (ME), che dal 1994 opera in un settore di mercato altamente specializzato con la produzione di “tubi a permeazione”, dei dispositivi utilizzati per la taratura di analizzatori di gas e di inquinanti atmosferici. Il progetto è stato presentato nel corso della prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della Strategia Regionale S3 “Ambiente risorse naturali e sviluppo sostenibile”. Ne abbiamo parlato con Salvatore Ipsale, il fondatore di FINE Metrology che ha spiegato più a fondo il progetto: “La nostra azienda produce ‘tubi a permeazione’. Si tratta di una nicchia di mercato che riguarda soprattutto il monitoraggio della qualità dell'aria. Vengono utilizzati principalmente dove si effettuano delle misure degli inquinanti atmosferici e vengono utilizzati per la taratura degli analizzatori. Si tratta di una strumentazione di precisione indispensabile perché nel caso in cui non fossero affidabili comprometterebbero tutte le misure di qualità dell'aria”. “Produciamo questi accessori da parecchio tempo – ha poi proseguito – Ho iniziato facendo dei test e delle prove. E fortunatamente una delle prove è risultata positiva. Facendo una ricerca di mercato abbiamo notato che questi erano già presenti sul mercato italiano, prodotti da una ditta americana che prima aveva sede a Santa Monica, in California, adesso è a Seattle, nello stato di Washington. Con mia meraviglia ho visto che praticamente avevano il monopolio”. Questo però non li ha scoraggiati e nonostante la concorrenza “Fine Metrology” è riuscita ad affermarsi prima sul mercato internazionale e poi su quello italiano. “Abbiamo iniziato a fornire delle aziende che facevano strumentazione scientifica che a sua volta avevano dei rivenditori in Italia quindi a quel punto quegli stessi rivenditori hanno visto arrivare un riconoscimento dai dai produttori esteri. Poi piano piano il mercato ci ha digerito e insomma con molta fatica adesso abbiamo circa il venti 25% del mercato internazionale e soprattutto europeo”. L'applicazione principale riguarda la qualità dell'aria. Questi dispositivi vengono utilizzati soprattutto per calibrare analizzatori di anidride solforosa. Negli anni le applicazioni sono via via aumentate. Faccio un esempio nel campo del monitoraggio degli odori. Attorno alla raffineria dove si vanno a misurare i composti non forati che sono particolarmente problematici, oppure vicino ai depuratori. Oggi ci sono degli strumenti che misurano queste sostanze”. I tubi a permeazione sono dispositivi che consentono di sostituire le bombole di gas a concentrazione nota nella taratura degli analizzatori di gas. Consistono in piccoli serbatoi (le dimensioni sono dell’ordine dei centimetri) riempiti di uno specifico prodotto chimico puro che viene rilasciato in maniera costante e controllata, con velocità di permeazione dell’ordine dei ng/min (miliardesimo di grammo/minuto), attraverso una finestra di un selezionato materiale polimerico opportunamente dimensionato. A temperatura costante il rilascio è costante e controllato e permette di generare gas standard e con elevata precisione e con concentrazioni dell’ordine dei ppb (parti per miliardo). Gli ordini di grandezza citati (nanogrammi e ppb) impongono elevate precisione, accuratezza e qualità nella metodologia di calibrazione al fine di ridurre al minimo le fonti di errori nelle misure. “Un'altra applicazione di questi dispositivi può essere quella di andare a monitorare le concentrazioni di gas dentro le camere di produzione dei microchip. Tant'è vero che esportiamo questi anche a Taiwan dove ci sono diverse aziende che producono microchip di sostanze anche queste molto delicate, come ad esempio acido cloridrico o acido cloridrico. Riusciamo a produrre questi accessori che consentono di generare miscele a concentrazione note di gas che altrimenti sarebbe molto difficile avere delle concentrazioni note in bombole. Tra l'altro hanno anche il vantaggio di essere particolarmente piccole dell'ordine dei centimetri, con il vantaggio evidente di non dover spostare delle bombole ma poter usare questi prodotti. Tra i criteri del Premio sicuramente il nostro progetto risponde meglio al criterio dell’originalità perché siamo gli unici in Europa e come concorrenti abbiamo due aziende negli Stati Uniti. Noi riusciamo a produrre tubi a permeazione per centinaia di sostanze in un ampio range di concentrazione. Inoltre, siamo gli unici a produrre un certo tipo, quelli denominati wafer. Siamo gli unici a produrli insieme a un’azienda americana che ha il monopolio. È chiaro che questi nostri prodotti hanno anche un risvolto dal punto di vista ambientale perché ci consentono di fare delle misure di sostanze a concentrazioni estremamente basse, come ad esempio anche concentrazioni di sostanze cancerogene”.